Alessandro Greco – La matematica di DIO

Alessandro Greco, il noto conduttore televisivo e radiofonico, è una persona dalla fede profonda. Sentirlo parlare di Dio è affascinante. Alessandro però non sale in cattedra, non pretende di insegnare nulla a nessuno. Esprime il suo essere innamorato di Dio con la semplicità delle parole e la chiarezza massima delle sue idee. Chi ha le idee chiare mi colpisce sempre. Per me è un valore, una ricchezza immensa specie di questi tempi in cui è facile essere spaesati, in balia delle mode e delle tendenze. Durante i passati mesi di quarantena, mesi duri di incertezze e spavento, ho sentito spesso Alessandro Greco. La sua voce profonda era screziata di preoccupazione ma ugualmente salda e sicura nell’affidarsi. Questa parola soprattutto, “affidamento”, a Dio con la purezza di un bambino che si fida del proprio papà, era ed è scolpita in Alessandro, inamovibile come una montagna. Voglio riportare qui una conversazione che ho avuto con lui in quei giorni. Lo faccio senza interruzioni, lasciando solo le parole di Alessandro, spontanee, piena di passione e di speranza.

<<Provengo da una famiglia cattolica>>, mi ha detto. <<La mia fede era ereditata, imparata dai miei genitori. Era però tiepida, praticata solo nelle occasioni comandate. Faceva parte di me ma aveva bisogno di qualcuno che la guidasse. Così sono le cose di Dio: inaspettate ma precise come il taglio di un bisturi. Qualche anno fa, facevo un programma alla radio con Lino Banfi. Lino è un fervente devoto di Padre Pio e così mi ritrovai, non so come, ad accompagnarlo a San Giovanni Rotondo. Per me era la prima volta nel paesino dove Padre Pio aveva vissuto per cinquant’anni e dove si trovano le sue spoglie. E lì è cominciato tutto. Quel viaggio è stato un’esperienza indimenticabile che mi ha toccato nel profondo. All’inizio non mi sono davvero reso conto di quanto Padre Pio fosse entrato dentro di me, in silenzio, quasi in punta di piedi. Ma col tempo, ho scoperto che il mio pensiero andava sempre più spesso a lui. Provavo un vero attaccamento filiale, un affetto struggente. Allora non lo sapevo ma era come se Padre Pio si fosse fatto carico di prepararmi, di anticipare in qualche modo la mia conversione definitiva che sarebbe arrivata qualche tempo dopo. Come ho detto, la fede era già presente in me e quindi non posso parlare di una vera e propria “conversione” quanto di un cambiamento del mio cuore. E non si è verificato dall’oggi al domani, come a volte succede. E’ stato invece un percorso, un lento cammino quotidiano che mi ha portato, giorno dopo giorno, a comprendere una verità su tutte: che la cosa più importante è essere sempre in comunione con Gesù. In tutto questo, Padre Pio è stato l’apripista. Lui mi ha preparato. Così, quando mi è stato chiesto di presentare l’evento “Una Voce per Padre Pio”, per me è stata una gioia immensa. E’ stata di nuovo l’occasione per testimoniare il mio amore per il Signore. Sono quelle che io definisco “Dio-incidenze”, cioè i fatti che accadono non secondo l’ottica di noi uomini ma secondo quella del Cielo. Padre Pio, come tutti i santi, è un dono grande. I santi sono un’occasione. Attraverso la loro vita, Dio ci mostra come la santità sia a disposizione di tutti e che il segreto della vera felicità è mettere da parte l’IO e mettere al centro DIO. Non è facile. Niente di tutto questo lo è. Ma si può fare, specie se si ha la certezza che Gesù ci ama, che ci osserva in continuazione e che il suo desiderio è riversare su di noi ogni grazia possibile. C’è però una condizione: è necessario dire di sì. Bisogna saper dire sì ed è un sì che si rinnova ad ogni istante, ogni giorno, sempre. Questo è il nostro cammino. Un cammino difficile. La nostra vita è fatta di impedimenti, di prove dure. E ovviamente è in questi momenti che sentiamo forte il desiderio di gridare verso Dio, di comunicargli il nostro dolore. Capita a tutti di attraversare questo genere di deserto. Se però, nello sconforto, ci si affida ancora più a Lui, si assiste allo stupore di vederlo davvero entrare nella nostra vita. Ciò che consegue poi, con i suoi modi e i suoi tempi, è qualcosa di meraviglioso: la netta certezza che Lui sta portando la croce insieme a noi. Ci si rende conto, in modo inequivocabile, di non essere più soli ma accompagnati. E’ proprio quando non riusciamo a vedere più in là, perchè siamo fragili e limitati, che il Signore ci dice: “Fidati di me! Continua a seguirmi e vedrai dove ti porto!” Testimoniare Dio non vuol dire salire in cattedra ma essere se stessi. Il tuo modo di comportarti, di vivere, di relazionarti con gli altri, di lavorare, di affrontare i disagi: tutto questo parla di Dio, tutto questo ha il profumo di Dio. Ecco perché il cristiano non si mette in mostra ma semplicemente vive, ogni giorno, la sua fede. In modo semplice, dicendo quel “sì”, sapendo di non essere solo. E in questo diventa un esempio. Perché se davvero, profondamente, si dice di sì a Gesù non è possibile che non ci siano cambiamenti nella vita. E’ impossibile. E’ matematica, quella che io chiamo la “matematica della fede”.>>

Roberto Allegri

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