Carlo Acutis oggi è un grande Santo

ERA UN RAGAZZO FANTASTICO E OGGI E’ UN GRANDE SANTO

Carlo Acutis era un ragazzo fantastico. Nacque a Londra il 3 maggio 1991, da genitori italiani, professionisti esperti di Economia e Finanza, che lo crebbero in un ambiente internazionale, con tutti i confort fisici e intellettuali. E Carlo, dimostrando fin da piccolo una inspiegabile “sapienza” prodigiosa, aveva assimilato tutto il bene possibile, evitando le trappole ingannevoli del male.

Nel 2006, aveva 15 anni e viveva a Milano, frequentando il Liceo Leone XIII, il più prestigioso istituto scolastico privato milanese. Era alto, robusto, un giovanottone di 70 chili, appassionato di calcio, estroverso, generoso, felice, compagnone, bravissimo a scuola, un autentico genio del computer. Un giovane amato e invidiato dai coetanei e da tutti coloro che lo incontravano.

All’improvviso, dopo una partita a tennis che aveva gioiosamente giocato e vinto, si sentì male. Ricoverato in ospedale, i medici scoprirono che era stato colpito da una leucemia fulminante, che, in cinque giorni, gli tolse la vita.

Sono trascorsi 16 anni da quel giorno terribile, Carlo Acutis ha continuato ad essere vivo più che mai nel ricordo di coloro che lo avevano conosciuto. Anzi, il ricordo era così vivo, così ricco da un punto di vista umano e spirituale, che è andato crescendo, diffondendosi spontaneamente, in modo inarrestabile, soprattutto tra i giovani cattolici, e non solo italiani, fino a diventare una melodia affascinante, un sogno, un ideale, una meta. Carlo Acutis è ora un personaggio famoso, un giovane che conta milioni di amici e ammiratori in tutto il mondo. Ed oggi, 10 ottobre, con una solenne cerimonia nella basilica di San Francesco ad Assisi, è stato solennemente proclamato beato.

Un nuovo santo nella Chiesa di oggi. Un santo giovane, adolescente, ma grandissimo. Papa Francesco lo ha già additato ad esempio dei giovani cattolici nella sua “Esortazione apostolica” del 25 marzo 2019.

Leggendo la biografia di questo ragazzo, si resta sorpresi, quasi increduli nell’apprendere come sia riuscito a mettere insieme una esistenza tanto breve e tanto ricca di spiritualità.

Carlo non è mai stato un bambino pio e bravo, nel senso dolciastro che si danno a queste parole per indicare un bambino obbediente, che recita le preghierine mattina e sera. Fin da bambino è stato un gigante di spiritualità. Era cresciuto in una famiglia di professionisti di primo piano del mondo finanziario, cattolici perchè battezzati, ma che non avevano mai tempo per mettere in pratica le normali pratiche religiose del cristiano e tanto meno per insegnarle al bambino.

La mamma di Carlo, Antonia Salzano, che oggi è una cristiana fortemente impegnata nella sua religione, ha detto in una intervista: <<Ero una analfabeta della fede. Sono andata in chiesa quando mi hanno battezzata, quando ho fatto la prima comunione e quando mi sono sposata. E’ stato mio figlio a riportami alla normale pratica religiosa>>.

Misteriosamente, e senza che nessuno lo avesse istruito, il piccolo Carlo, fin dalla più tenera età mostrava un meraviglioso e inspiegabile trasporto per Gesù, la Madonna i Santi, le chiese.

La mamma di Carlo ha raccontato: <<Ricordo che già a tre, quattro anni, mio figlio mi chiedeva di entrare nelle chiese per salutare Gesù. Nei parchi di Milano raccoglieva fiori da portare alla Madonna. A sei anni cominciò a chiedermi insistentemente di voler fare la Comunione. Gli spiegavo che bisognava aspettare ad avere dieci anni, e lui non capiva e insisteva. Così fui costretta ad andare dal parroco che ottenne dal vescovo una speciale dispensa e Carlo fu ammesso alla Comunione a sette anni. Da allora, tutte le mattine si svegliava presto per andare a Messa e poter fare la Comunione. Si comportò così sempre, per tutto il resto della sua esistenza: ogni giorno, prima di andare a scuola, Messa, comunione e durante il giorno la recita del Rosario. Non riuscivo a capire le ragioni di questo comportamento. Non lo aveva certo appreso in casa>>.

In realtà, nella vita di questo ragazzo si stava realizzando un piccolo prodigio, uno di quei misteriosi eventi che sfuggono al controllo e alla comprensione degli adulti, ma che sono meravigliose realtà nei bambini. Carlo seguiva un istinto interiore. Elaborava nella sua testa intuizioni suggerite da realtà spirituali invisibili allo sguardo umano, ma che sono concretissime. Era guidato da Dio, da Gesù, dalla Madonna, dall’Angelo custode, entità del mondo spirituale che spesso i bambini riescono a vedere e riescono a stabilire con loro rapporti fantastici. Le biografie dei santi giovani, San Domenico Savio, Francesco e Giacinta Marto i bambini di Fatima, eccetera, sono piene di fatti del genere, e non sono fantasie.

Dopo i sette anni, l’Eucarestia divenne il centro della vita del piccolo Carlo. Il tesoro segreto della sua esistenza quotidiana.

L’Eucarestia è il sacramento più sconcertante. Che permette al credente di avere una intima unione con Gesù: un incontro così intenso, che si potrebbe definire fisico.

Il cristiano sa che Gesù, giunto alla fine della sua missione su questa terra. il giorno prima della sua morte in croce, volle istituire il Sacramento dell’Eucarestia. Volle cioè trovare il modo per restare nel mondo tra i suoi fratelli, che aveva amato fino al punto di dare la propria vita per loro. E inventò l’Eucarestia. Cioè uno stratagemma misterioso che gli permette di essere presente, nascosto sotto le specie del pane e del vino consacrati. Una presenza non evanescente, fantasiosa, ma concreta, che la Teologia definisce “vera e reale”, specificando che in quel pane Gesù “è presente in corpo, sangue, anima e divinità”, cioè come persona totale, uomo e Dio. Una realtà spirituale tremenda, incredibile per la ragione e l’immaginazione umana, ma che a pensarla in un’ottica spirituale, sconvolge. Carlo diceva: “Se la gente capisse l’importanza dell’Eucarestia ci sarebbero le chiese talmente affollate da non riuscire ad entrare”. E diceva ancora: “Ciascuno di noi ha Gerusalemme sotto casa, ovunque ci sia un tabernacolo con il Santissimo». E aggiungeva anche: “L’Eucarestia è la mia autostrada per arrivare in paradiso”.

Visse mettendo in pratica in ogni istante della sua breve esistenza queste sue convinzioni.

Amava la vita. Scrisse: “Da qualunque punto di vista la si guardi, la vita è sempre fantastica”.

Le sue giornate erano impegnatissime. Leggendo dei libri, aveva imparato da solo a usare il linguaggio di programmazione dei computer, a realizzare i siti web. Produceva algoritmi e programmi d’informatica esattamente come un ingegnere. Aveva imparato da solo anche a suonare il sassofono.

Aveva progettato e creato una mostra virtuale sui miracoli eucaristici che è poi stata ospitata in tutti i cinque continenti e continua a girare per il mondo. Solo negli Stati Uniti e stata richiesta da da 10.000 parrocchie.

A scuola, aiutava chi era più timido, chi veniva preso in giro, chi attraversava momenti di difficoltà perché i genitori si stavano separando. In parrocchia dava sempre una mano, anche come catechista, per poi uscire e portare cibo e sacchi a pelo ai senzatetto, dopo aver svuotato il proprio salvadanaio.

E’ morto sorridente. Racconta la mamma: «Non temeva la fine perché per lui in quel momento iniziava la vera vita, nell’incontro con Gesù. Gli stessi medici erano sbalorditi dal suo coraggio. Poco prima di morire mi disse: “Muoio felice perché non ho mai sprecato un minuto della mia vita in cose che non piacciono a Dio”.

Renzo Allegri

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