IL “Karol Wojtyla” di cui non si parla

Straordinario poeta e drammaturgo, è stato e resta nella storia come uno dei più autorevoli esponenti della letteratura polacca del Novecento

Cento anni fa, in questo giorno, 18 maggio, nasceva, a Wadovice in Polonia, Karol Wojtyla, che diventerà poi Papa Giovanni Paolo II, e, dopo la sua morte, San Giovanni Paolo II.
I biografi riferiscono che quel giorno era un mercoledì e il futuro Papa venne alla luce verso il tramonto. Karol amava raccontare che sua madre, Emilia, finito il travaglio, disse alle persone che l’assistevano di aprire la finestra della camera da letto perché il bambino sentisse i canti che si eseguivano nella vicina chiesa in onore della Madonna, nella funzione serale di maggio. Furono le campane e i cori mariani, quindi, i primi suoni che il futuro santo Papa polacco ascoltò alla sua nascita.

Oggi, in tutti i giornali del mondo ci sono articoli che riguardano Papa Wojtyla. E’ stato uno dei Pontefici più importanti della storia della Chiesa. E’ stato definito “il Papa dei record”: il PRIMO Papa Polacco; il PRIMO Papa venuto da un Paese comunista; il PRIMO Papa slavo; il PRIMO Papa che sia stato, da giovane, attore, poeta, regista, drammaturgo; il PRIMO Papa che abbia visitato quasi tutto il mondo, percorrendo 1.200.000 chilometri nel corso di 104 grandi viaggi apostolici in 127 Nazioni; il PRIMO Papa che sia entrato a pregare in una sinagoga; il PRIMO Papa che sia entrato in una moschea; il PRIMO Papa che abbia assistito a una Messa celebrata dagli ortodossi; il PRIMO Papa che abbia riconosciuto gli errori commessi dalla Chiesa; il PRIMO Papa che abbia rivalutato personaggi che i suoi predecessori avevano condannato quali Galileo, Savonarola, Lutero; il PRIMO Papa che, da quando esistono i severi processi di beatificazione, sia stato proclamato santo a soli 9 anni dopo la morte.

Tutti parlano di questi suoi gloriosi traguardi ecclesiastici. Pochi, anzi quasi nessuno, si sofferma a ricordare che Karol Wojtyla fu anche un poeta, un drammaturgo, un attore, un regista di alto livello. Un autentico artista e che, soprattutto negli anni giovanili, ma anche in seguito, produsse opere letterarie di notevole importanza.

L’arte per Wojtyla non fu un obby, che gli permetteva di distinguersi dal mucchio, ma fu una passione, uno stato del suo spirito, un elemento essenziale del suo vivere. La poesia e il teatro gli permisero di scoprire “il mistero della parola”. Da Papa, scrisse nel suo libro autobiografico “Dono e Mistero”: “Riscoprendo la parola attraverso gli studi letterari e linguistici, non potevo non avvicinarmi al mistero della Parola, di quella Parola a cui ci riferiamo ogni giorno nella preghiera dell’Angelus:

“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14)>>

Wadovice era, negli anni Venti e Trenta del secolo scorso, un centro culturale tra i più attivi della Polonia. Aveva importanti compagnie di teatro con attori professionisti e altre con attori dilettanti, che mettevano in scena opere di buon livello, sia nei locali pubblici, teatri e scuole, sia nelle chiese e negli oratori. Lolek, così era chiamato in famiglia e tra i coetanei il futuro Papa, divenne un assiduo frequentatore di quegli spettacoli. Andava a vederli con suo padre, dopo aver letto e studiato in casa i testi che venivano recitati. E ben presto si trovò coinvolto personalmente nell’allestimento di quelle opere.

A Wadowice era consuetudine che le scuole avessero la loro compagnia teatrale e periodicamente mettessero in scena degli spettacoli. Nel 1935, la scuola dove Lolek studiava, il liceo Marcin Wadowita, in collaborazione con il liceo femminile Moscicka, allestì l’Antigone di Sofocle. Lolek, che aveva soltanto 15 anni, ne fu il protagonista, rivelandosi un attore dalle grandi possibilità, e da quel momento i suoi impegni sul palcoscenico si susseguirono ininterrottamente, uno dopo l’altro, sempre più importanti, non solo con la compagnia della scuola, ma anche con le compagnie di attori professionisti. Lolek aveva una voce profonda, un modo di porgere elegante e misurato, una capacità innata di dare spessore e senso ai testi come nessun altro.

In poco tempo divenne l’attore giovane più conosciuto di Wadowice. La sua fama oltrepassò anche i confini della cittadina natale e la compagnia di cui Lolek faceva parte veniva chiamata a esibirsi in altri teatri, in altre città. A Wadowice arrivavano personaggi importanti, appartenenti al mondo del teatro nazionale, per vedere e sentire Karol Wojtyla.

Non era solo il teatro ad appassionare Karol in quegli anni. Non era più un bambino, si era fatto grande, era diventato un giovanotto, alto, robusto, sano, pieno di energie. Sentiva la vita pulsare dentro di sé, mille idee gli frullavano per la testa. Si abbandonava con entusiasmo alla vita che gli sorrideva. Giocava a calcio nella squadra giovanile di Wadowice. Giocava in porta, era così bravo che lo chiamavano «Martyna», il nome di un calciatore popolare a quel tempo. Faceva escursioni sulle montagne, nuotava come un pesce nel fiume Skawa.

Il suo impegno scolastico era sempre al massimo. Alle elementari, alla scuole superiori, al liceo, i risultati in classe lo vedevano costantemente al primo posto. Un giorno, uno dei suoi professori ebbe a dire: «Di tutti i miei allievi, Karol è il più prossimo al genio».

Ma non era il classico «secchione», solitario, triste, chiuso in se stesso e sempre chino sui libri. Era un giovane dotato di una straordinaria estroversità. Aveva un animo romantico, appassionato. Scriveva poesie, componeva canzoni, ed era un formidabile ballerino.

In Polonia, allora, il ballo era una passione popolare. Era largamente diffusa la grande tradizione austroasburgica della musica classica, dei walzer straussiani, delle mazurke, delle polonaise, ma anche dei «riti» con cui si svolgevano le serate danzanti. Karol aveva seguito un corso per imparare le regole tradizionali: come si invita una ragazza al ballo, come la si deve tenere tra le braccia, come la si riporta al suo posto salutandola con un inchino. Questa atmosfera di cerimonie romantiche piaceva moltissimo a Lolek ed era diventato un ballerino elegantissimo. Frequentava le feste da ballo, al club e nelle case private, ottenendo grande successo.

Essendo poi famoso per la sua cultura, per la sua intelligenza, per la sua simpatia, per il suo fascino fisico, era considerato il re delle feste, e tutti lo invitavano.
Ma su tutto primeggiava la sua passione fortissima per ciò che poteva in qualche modo richiamarsi all’arte, alla bellezza, alla poesia, alla musica.
Fin dai tempi del liceo, queste attività erano diventate per lui non un hobby, ma una professione seria e rigorosa. Nelle raccolte di poesia che lo riguardano, pubblicate dopo la popolarità e la visibilità che aveva raggiunto come Papa, e che ammontano a diversi volumi, si trovano diverse composizioni che risalgono agli anni del liceo e sono straordinarie. Come pure ci sono dei testi teatrali che lui scrisse in quegli anni e che aveva messo in scena sia come attore protagonista che come regista.

Quando si trasferì a Cracovia per l’Università, questo suo talento artistico ebbe modo di maturare e perfezionarsi. L’austera università, fondata nel 1364, era uno dei centri culturali più prestigiosi d’Europa. In quello stesso ateneo aveva studiato anche Copernico. Il colle di Wawel, con il castello, sede dei re, la cattedrale, il Palazzo vescovile, le tombe dei santi, dei re, i monumenti gotici, le piazze medievali, le torri, ma anche i mercatini, i negozietti, i bar, le bettole, i ristorantini, i ritrovi culturali, tutto piaceva a Karol ed egli voleva vedere, visitare, gustare tutto.

Oltre a dedicarsi allo studio delle materie di corso, cominciò a prendere contatti con gruppi di giovani intellettuali. Conobbe attori professionisti, poeti, registi, imparava e si misurava con loro. Fu introdotto nella villa degli Szkocki, dove tutte le sere si davano convegno poeti, artisti, musicisti. Si conversava di letteratura, di filosofia, di arte. Si tenevano concerti, si recitavano poesie, era un vero centro culturale e Karol in poche settimane divenne il beniamino.
Alla fine del primo anno di permanenza a Cracovia, Karol Wojtyla era già molto conosciuto. Partecipò ad alcune messinscene di una compagnia di teatro sperimentale, nota come «Studio 39». Lo spettacolo fu rappresentato nel cortile dell’università e vi assistettero anche molti professori. Tra il pubblico c’era pure Juliusz Osterwa, direttore del Teatro nazionale di Cracovia, che volle conoscere il giovane Wojtyla e lo prese sotto la sua protezione.
In quel periodo, Karol divenne amico anche di Mieczyslaw Kotlarczyk, attore, regista, critico. Sia Osterwa che Kotlarczyk consideravano Wojtyla il più promettente giovane esponente della cultura polacca.
Poi arrivò l’invasione nazista. Furono chiusi i teatri, aboliti i circoli culturali, perseguitati gli intellettuali e gli artisti che non si schieravano con il nazismo.
Per il giovane Wojtyla iniziò un periodo difficile. Ma non rinunciò alla sua passione per il teatro. Fondò una compagnia clandestina e continuò a mettere in scena spettacoli che si tenevano di notte, in case di amici. Risale a quel periodo la composizione di alcuni drammi ispirati ai personaggi della Bibbia: . David, del 1939; Giobbe, del 1940, rappresentato anche in Italia dalla compagnia di Ugo Pagliai e Carlo Rao. E poi Geremia 1941, e altri.

La sua esistenza era diventata drammatica. Per vivere faceva l’operaio in una fabbrica. Suo padre si ammalò e una sera, tornando a casa, lo trovò morto. Con la perdita del padre restava solo al mondo. E quella solitudine lo indusse a riflessioni dolorose che sfociarono nella sua vocazione religiosa. A 21 anni decise di diventare sacerdote. Entrà nel seminario clandestino di Cracovia, e al termine della guerra venne ordinato sacerdote.

Ma l’amore per la poesie e per il teatro non lo abbandonarono. Da sacerdote, da professore universitario, da vescovo e anche da Papa, tornò a scrivere poesie e anche drammi. Una produzione letteraria straordinaria che comprende parecchi volumi, e che lo collocano tra i maggiori poeti e drammaturghi della letteratura polacca.

Renzo Allegri

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