La miniera diventa museo

1Tra le innumerevoli iniziative per celebrare il primo maggio, “Festa dei lavoratori”, la più originale e saggia arriva da Dossena, piccolo centro della Val Brembana <<Abbiamo scelto di festeggiare nelle miniere, dove i nostri antenati hanno lavorato per secoli e dove molti sono morti>> , dice Fabio Bonzi, sindaco di Dossena. <<Anzi, per tener viva la memoria dei nostri avi, stiamo trasformando le miniere in un museo>>.

Di Renzo Allegri – Foto di Nicola Allegri

Il Primo maggio si avvicina. Tutto il mondo si prepara a celebrare la “festa del lavoro” con iniziative varie. Una delle più singolari e sorprendenti, arriva da un piccolo centro montano, Dossena, nella Val Brembana, in provincia di Bergamo. La comunità di Dossena ha deciso di festeggiare il “Primo maggio 2016” nelle miniere della zona, dove per secoli, generazioni e generazioni di abitanti hanno trascorso gran parte della loro esistenza.

Dalle notizie che si leggono sui giornali, sembra che quest’anno ci sia un’attesa più nervosa per la Festa del Primo maggio. Soprattutto nelle metropoli. C’è fretta, impazienza. Voglia di dimenticare. Festeggiare per dimenticare. Per scrollarsi di dosso, almeno per un giorno, gli incubi della crisi economica, delle disoccupazioni forzate, dei fallimenti aziendali, degli imprevedibili licenziamenti, dell’aumento delle tasse, cioè di quei veleni che da alcuni anni ci amareggiano la vita. I politici lanciano messaggi di ripresa, ai quali nessuno crede.

2Da settimane i media parlano del famoso concerto del Primo Maggio a Piazza San Giovanni a Roma, organizzato dai tre sindacati confederati italiani. Una consuetudine che si ripete dal 1997 e richiama spettatori da tutta Italia. E’ indicato con il termine pomposo di “evento” e verrà trasmesso in diretta TV. Si conosce già tutto dell’evento: programma, presentatori e l’ interminabile elenco di artisti che si alterneranno sul palco per 24 ore di fila.

Corrono informazioni anche sui concertoni celebri di Taranto, di Milano, e di altre metropoli che hanno una consolidata tradizione in questo settore.

In pratica, tutte le amministrazioni delle città, piccole e grandi, hanno elaborato programmi di svago, perché l’atmosfera è grigia ovunque. La “festa” deve, perciò, essere “chiassosa” più che mai, deve richiamare folle nelle piazze, dove i singoli abbiano l’impressione di non essere allo sbando.

Dossena, invece, per celebrare la festa del lavoro, ha scelto un programma fuori dal coro. Un programma di memoria, di ricordi, di riflessioni, di sentimenti da vivere nelle miniere del territorio che furono per secoli il luogo dell’unico lavoro per quella gente di montagna.

Un lavoro poco poetico, anzi spesso drammatico, ma pur sempre lavoro, che permetteva di vivere.

<<Tutte le nostre famiglie discendono da minatori>>, dice il sindaco del paese, Fabio Bonzi, 33 anni. <<E per questo mi sembra che il luogo più giusto per la nostra festa del lavoro sia proprio la miniera>>.

3Le miniere di Dossena e dei paesi confinanti, hanno un’origine che risale a circa 1500 anni prima di Cristo. Sono tra le più antiche che si conoscono. L’insediamento demografico fu originato dai minatori. Per secoli e secoli, fino a metà del Novecento, il lavoro in miniera fu l’unico per gli abitanti di Dossena.

Il sottosuolo roccioso della zona è ricco di minerali quali blenda, calamina, galena e fluorite, la cui utilità era nota fin dall’età del bronzo. L’estrazione di quei minerali è sempre stata estremamente faticosa. Soprattutto nei secoli antichi, quando non c’erano gli utensili adatti. Lo strato minerario era incastrato nella roccia. Il minatore scavava cunicoli stretti, che permettevano il passaggio di una sola persona per volta sdraiata. Lo stretto budello veniva via via allargato fino a diventare galleria.

Lavoro disumano, cui erano costretti, senza possibilità di scelta, i capifamiglia. Lavoro massacrante. Numerosi minatori restavano vittime di incidenti e crolli; altri, erano stroncati in giovane età dalla “silicosi”, malattia respiratoria provocata da inalazione di particelle di silice cristallina, e lasciavano giovani vedove, bambini orfani, destinati a una esistenza di stenti.

La comunità di Dossena, pur non rinunciando allo spirito gioioso costitutivo della festa del primo maggio, ha scelto una celebrazione impegnata. Del lavoro ha voluto ricordare anche i lontani aspetti drammatici, le tragedie che ha provocato soprattutto quando era svolto in condizioni di estrema difficoltà.
<<Nel sottosuolo del nostro territorio ci sono circa 27 chilometri di cunicoli scavati nella roccia.>>, dice Walter Balicco assessore del Comune di Dossena. <<Le nostre miniere, che risalgono all’età del bronzo, ebbero un grande incremento sotto gli Etruschi e durante l’Impero romano. Sono rimaste in funzione praticamente fino alla metà del secolo scorso. Tutte le nostre famiglie hanno avuto qualche antenato che ha consumato la sua esistenza nelle miniere. Tra i nostri anziani, ci sono diverse persone che, da giovani, hanno lavorato in quei tunnel. Per questo, abbiamo deciso che la nostra festa del lavoro doveva essere celebrata in miniera>>.

4<<Le miniere sono un fondamentale punto di riferimento della nostra storia e della nostra cultura>>, spiega ancora Fabio Bonzi. <<Abbiamo deciso di recuperarle, non per rimetterle in attività, ma per trasformarle in un luogo della memoria, del ricordo, in un vero e proprio museo.

<<Il progetto lo abbiamo messo a fuoco un paio di anni fa, e abbiamo cominciato a realizzarlo subito. Abbiamo liberato l’ingresso principale del complesso minerario, ripulito e messo in sicurezza 850 metri di tunnel, che sono visitabili. Stiamo raccogliendo tutti i reperti possibili atti a illustrare la storia di quelle miniere. Ne abbiamo trovati di antichissimi. Raccogliamo anche testimonianze più vicine a noi, come vecchie fotografie, racconti diretti, scritti, utensili eccetera.

Il progetto prevede che dentro la miniera vengano esposti tutti questi reperti, in modo che il visitatore possa farsi un’idea concreta del lavoro, di come veniva svolto.

<<Queste miniere, con i loro quasi 40 secoli di storia, costituiscono un patrimonio umano e culturale di inestimabile valore. Le pareti dei cunicoli sono intrise del sudore e del sangue dei nostri antenati. Non vogliamo che questa parte della nostra storia vada dimenticata>>.

<<Il progetto del Museo è condiviso da tutta la popolazione>>, spiega l’assessore Walter Balicco. <<I lavori finora eseguiti, sono frutto di volontariato. Gli iscritti alla varie associazioni, alpini, fanti, vigili del fuoco, pensionati, precari, tutti si sono prestati gratuitamente. Siamo in trattative con la Regione Lombardia per avere degli aiuti e far procedere il progetto con maggior celerità. Ma ciò che abbiamo già realizzato costituisce un sito che affascina i visitatori. La zona è lontana un paio di chilometri dall’abitato. Si raggiunge attraverso una bella strada, in parte asfaltata, che attraversa macchie boschive e di pascoli. Un paesaggio incantevole>>.

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Il programma del prossimo primo maggio prevede visite al tratto di miniere già recuperato e messo in sicurezza, che verranno fatte a gruppi, sotto la guida di esperti appartenenti alla “Associazione miniere di Dossena”. Mentre il “Gruppo Giovani Dossena”, tutti volontari, curano un “tour gastronomico”, a tappe, per la degustazione di formaggi, vino, salumi, e altre tipiche specialità della Valle, esposte in un mercatino itinerante dai produttori locali.

A mezzogiorno, pranzo del minatore a base di polenta. Ore 15, concerto in miniera del Coro Brigata Alpina Orobica, uno dei complessi vocali di canti di montagna più famosi, costituito rigorosamente da ex alpini.

Spettacolo imperdibile. A sera, cena convenzionata nelle trattorie del paese.

Renzo Allegri

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