Aushwitz: per non dimenticare

“Una volta è un Hitler; un’altra è Ivan il Terribile […]; in un caso è la rassegnazione, in un altro sono le guerre, o la peste e i terremoti e la carestia. Quel che conta in definitiva è come si porta, sopporta, e risolve il dolore, e se si riesce a mantenere intatto un pezzetto della propria anima.”.

Etty Hillesum – Morta ad Auschwitz il 30 Novembre 1943

LA MEMORIA E LA NOSTRA IDENTITA’

di Renzo Gattegna, Presidente Unione Comunità Ebraiche Italiane

Il 27 gennaio 2012, nel sessantasettesimo anniversario dall’apertura dei cancelli di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa, celebriamo per la dodicesima volta in Italia il Giorno della Memoria.
Una data che viene ricordata contemporaneamente in molti Paesi europei, e che è divenuta, in questi anni, importante e molto sentita dalla popolazione e dalle istituzioni. Perchè il tentativo di annientamento degli ebrei d’Europa perpetrato dal nazismo e dai suoi alleati, nel segno di una ideologia criminale che si abbattè anche contro altre categorie, teorizzando la supremazia di uomini su altri uomini e portando l’Europa e il mondo a una immane catastrofe, è una parte della nostra storia collettiva che scuote le coscienze, spingendo le persone a chiedersi come possa essere potuto accadere.

Molti saggi e opere letterarie hanno posto questioni filosofiche e teologiche in merito alla tragedia della Shoah, quale abisso nella storia umana. Per questo, il monito che la Shoah rappresenta è valido per tutta l’umanità, e da esso nasce l’imperativo: dobbiamo conoscere quel che è stato, perché non dobbiamo permettere che accada di nuovo.

L’orrore per quanto avvenuto durante la seconda guerra mondiale fu alla base della fondazione di una Europa incentrata sui valori del rispetto dei diritti umani e della dignità di ogni persona. E proprio partendo dalla cesura storica che la Shoah rappresenta, fu promulgata nel 1948 dalle Nazioni Unite la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”, il cui primo articolo, “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali, in dignità e diritti”, ne è il significativo fondamento.

L’Europa è culla e depositaria del bagaglio morale, filosofico e culturale che quegli eventi, tragicamente, ci hanno lasciato. E in un momento di crisi quale è quello che stiamo vivendo, è molto importante tenere presenti le radici e i valori sui quali si fonda il vivere nel nostro consesso civile. Perché la crisi può essere anche una risorsa, una opportunità e una occasione di riflessione e di verifica.
Al contempo occorre, senza allarmismi e con fermezza, tenere d’occhio le storture e i veleni, anche razzisti e xenofobi, che i momenti di difficoltà possono far emergere. Per questo oggi più di ieri dobbiamo prestare attenzione, operando per prevenire la deriva nazionalista e razzista di alcune frange della società, in Italia e all’estero.
Per molti secoli gli ebrei sono stati perseguitati perché legati tenacemente alla propria identità, e hanno dunque una plurisecolare esperienza dell’essere minoranza, molto spesso discriminata quando non perseguitata: la nostra storia può fungere dunque da esempio, per quei gruppi ed etnie che faticano a integrarsi e che ritengo costituiscano, per le moderne società plurali e multiculturali, un vero patrimonio.

Il Giorno della Memoria, che è stato istituito con una Legge dello Stato che coinvolge, ed è fondamentale, il mondo della scuola, in questi anni ha contribuito a generare in tanti giovani gli anticorpi contro il pregiudizio, a diffondere una cultura dell’accoglienza, del rispetto delle diversità. E anche, ci auguriamo, a stimolare la voglia di conoscere, di studiare, di approfondire la storia.
Determinanti sono stati gli incontri con i testimoni della Shoah. E’ grazie alla loro disponibilità, che a volte comporta per essi impegni non poco gravosi, che è possibile tramandare una esperienza diretta di quanto avvenne nei campi di sterminio nazisti, e per questo desidero indirizzare loro il mio caloroso ringraziamento e un affettuoso abbraccio.

Nel 2012 cade il venticinquesimo anniversario dalla scomparsa di Primo Levi, lo scrittore torinese che con le sue alte testimonianze ha contribuito a descrivere e decifrare la barbarie dei campi di sterminio. I suoi libri sono un patrimonio di tutto il mondo, e uno degli strumenti di conoscenza di maggior valore.
“Se capire è impossibile, conoscere è necessario”, ha scritto. E’ con un pensiero rivolto a lui, fondamentale testimone e divulgatore dell’odissea e della tragedia degli ebrei italiani, che intendo salutare le iniziative e le celebrazioni del Giorno della Memoria 2012.

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