Intervista con Andrea Tornielli

4-tornielli-01Intervista con il vaticanista Andrea Tornielli, autore di un libro su Papa Wojtyla .

SAN GIOVANNI PAOLO “MAGNO”

di Roberto Allegri

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Tra i molti libri su Giovanni Paolo II, che in questo periodo si trovano sugli scaffali delle librerie, si distingue quello scritto dal noto vaticanista Andrea Tornielli dal titolo “L’ultimo miracolo. Perché Giovanni Paolo II è santo” (Piemme Editore). Classe 1964, laurea in Lettere antiche, un lungo curriculum giornalistico con prestigiose testate, Tornielli è autore di una cinquantina di libri che dimostrano la sua intensa attività di scrittore. Nel suo nuovo libro, avvincente come un romanzo, scritto con il caratteristico suo  stile diretto e semplice, capace di comunicare in maniera immediata con il grande pubblico.

Non solo affronta e illustra nei dettagli il prodigio straordinario che è servito per la canonizzazione di Giovanni Paolo II, ma fornisce anche aspetti poco noti della vita del grande Papa polacco, e rivela episodi inediti della sua spiritualità, che lo inseriscono nella tradizione dei colossi della santità, al punto che alcuni aggiungono già al suo nome l’aggettivo di “magno” (grande)  come per alcuni  giganti della storia della Chiesa.

<<Sì, Papa Wojtyla è stato un vero gigante della storia della Chiesa>>, mi dice quando lo incontro nel suo studio di Milano. <<E anche i miracoli che vengono attribuiti alla sua intercessione, hanno le caratteristiche della grandiosità, della spettacolarità come è stata la sua esistenza>>.

2-floribeth-moraIl titolo del suo libro si riferisce proprio al miracolo che ha permesso la canonizzazione di Wojtyla.

<<Una guarigione prodigiosa, eclatante, accaduta nel 2011. Come si sa, riguarda una donna del Costa Rica, Floribeth Mora Diaz, 51 anni, sposata con Edwin Antonio Arce Abarca e madre di quattro figli. La donna era in gravissimo pericolo di vita perchè colpita dalla rottura di un aneurisma cerebrale. E per intercessione di Papa Wojtyla è guarita all’istante. In letteratura medica non esiste un caso del genere. Non può avvenire niente di simile senza ricorrere a un delicato intervento chirurgico. Invece, nel caso della signora Floribeth, la guarigione è stata istantanea. La Consulta Medica della Congregazione per le Cause dei Santi, formata da sette medici specialisti in varie discipline, dopo aver esaminato il caso in tutti i suoi dettagli ha dichiarato che questa guarigione “non trova alcuna spiegazione nelle attuali conoscenze scientifiche.>>

La signora Floribeth aveva pregato Papa Wojtyla per ottenere la guarigione?

<<Con insistenza. I medici dell’ospedale “Calderòn Guardia” di San Josè avevano diagnosticato la rottura dell’aneurisma cerebrale in una posizione del cervello che poteva essere raggiunta solo con un delicatissimo e complicato intervento chirurgico, impossibile, però, da eseguire in Costa Rica perché in quel Paese non esistono strutture ospedaliere adatte per simili operazioni. La signora Floribeth era così costretta a rimanere a letto, immobile, per evitare qualsiasi sforzo che sarebbe stato fatale. Ma per lei non c’erano speranze di nessun genere. Infatti, dopo una settimana, i medici dissero al marito che loro non potevano più fare niente e gli consigliarono di riportare a casa sua moglie. Erano i giorni che precedevano la beatificazione di Papa Wojtyla. Nella famiglia di Floribeth tutti avevano una grande devozione per Giovanni Paolo II. Il marito di Floribeth, poliziotto, aveva fatto parte della scorta quando il Papa era stato in Costa Rica nel 1983. In casa avevano immagini 3-miracolata-con-la-famiglia

del Papa ovunque e anche un piccolo altare a lui dedicato. La famiglia cominciò a pregare incessantemente per ottenere la guarigione, e lo stesso facevano amici e conoscenti. Si creò una vera e propria rete di preghiera che si intensificò il 1° maggio, giorno della beatificazione. Allo stadio nazionale di San Josè avevano allestito un maxischermo perché la gente potesse seguire in diretta la cerimonia di piazza San Pietro. Tra la gente accorsa, c’erano parenti e amici di Floribeth che  pregavano senza sosta. Era notte fonda a San Josè, perché tra Roma e il Costa Rica ci sono otte ore di fuso orario. Floribeth, a casa, a letto, seguiva la cerimonia alla televisione. Era stanca, demoralizzata, intontita dai farmaci. Ad un certo momento si mise a piangere e rivolta a Papa Wojtyla gli disse: “Intercedi presso Dio perché non ne posso proprio più e non voglio morire. Aiutami a guarire”. E dopo questo sfogo, si addormentò>>.

E poi cosa accadde?

<<Al mattino Floribeth si accorse di essere guarita. Come lei stessa raccontò, appena sveglia cercò con lo sguardo la fotografia del Papa, sorridente e con le mani protese in avanti, che aveva appeso di fronte al letto. All’improvviso sentì una voce dentro di sé che le disse: “Alzati, non avere paura!” La donna, sbalordita, continuò a fissare l’immagine ed ebbe quasi l’impressione di vedere le mani del Papa che si muovevano incitandola al alzarsi. Scese dal letto e andò in cucina, dove il marito stava facendo colazione. L’uomo la guardò meravigliato, e lei gli disse di sentirsi bene, di non sentire più alcun dolore, nessun disturbo. Furono subito avvertiti i medici, seguirono visite ed esami clinici: dell’aneurisma non c’era più traccia. Da allora, Floribeth non ha più avuto alcun disturbo. Venne sottoposta naturalmente a molte perizie mediche, richieste anche dalla commissione medica della causa di beatificazione. Nell’ottobre del 2012, venne ricoverata anche al Policlinico Gemelli di Roma per un esame angiografico e a RM encefalica d’avanguardia, con macchinari ultima generazione, quindi sofisticatissimi, e di quanto era accaduto nel suo cervello non esisteva nessuna traccia>>.

01Nel suo libro lei rivela anche particolari inediti della vita spirituale di Papa Wojtyla.

<<Wojtyla era amatissimo non solo dai credenti, ma da tutti coloro che lo hanno conosciuto. La gente ammirava la sua attività, il suo modo di fare, il suo ottimismo, la sua modernità, il successo che aveva in campo politico, diplomatico, in tutto il mondo. Ma intuiva anche che fosse un grande santo. E in realtà, lui fu sempre un grande mistico. La sua vita spirituale era intensa anche nell’ambito della sua travolgente attività. Viveva costantemente in “comunione” con Dio. Vederlo pregare, impressionava. Chi era accanto a lui in quei momenti, ha raccontato che gli occhi di Papa Wojtyla sembravano guardare qualcosa, fissare “qualcuno”. A volte capitava di sentirlo parlare nella sua cappella, come si parla con una persona in carne e ossa. Una delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, le religiose polacche che avevano lavorato nell’appartamento del Papa, mi ha raccontato che Wojtyla era sempre in contemplazione. Pregava anche di notte e spesso lo avevano trovato inginocchiato sul balcone. Mi ha anche detto che Wojtyla si sottoponeva spesso a penitenze corporali. La notte, le suore sentivano i colpi che si dava flagellandosi. Wojtyla pregava ovunque, anche durante le passeggiate o le escursioni in montagna, o nei viaggi in aereo. Aveva sempre in mano il Rosario che teneva in tasca. E non bisogna dimenticare il modo con cui ha vissuto la malattia, senza nascondersi, dimostrando che c’è una grande dignità nel vivere la sofferenza, anche pubblicamente.>>

E’ vero che Ratzinger aveva pensato di canonizzare subito Giovanni Paolo II, senza la fase intermedia della beatificazione?

<<A Benedetto XVI venne proposto, probabilmente dal segretario di Wojtyla monsignor Dziwisz, di fare “subito” santo Wojtyla, aprendo direttamente il processo della canonizzazione e saltando la beatificazione. Ratzinger non disse di no. Però, volle chiedere consiglio alla Congregazione dei Santi. In seguito, prese la decisione di iniziare il processo senza aspettare i consueti cinque anni dalla morte di Wojtyla, ma rispettando il normale iter e quindi aspettando prima che fosse fatto beato. Il fatto però che Wojtyla sia diventato beato a soli sei anni dalla morte è già un fatto straordinario. Infatti da più di un millennio un Papa non elevava agli altari il suo immediato predecessore.>>

 5-roberto-e-tornielliWojtyla e Ratzinger erano grandi amici.

<<Sì. Ratzinger è stato il collaboratore che più a lungo è stato a fianco di Giovanni Paolo II come capo di un dicastero in Curia. Dal 1982 al 2005, Ratzinger in qualità di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, è stato un po’ il guardaspalle dal punto di vista dottrinale di Wojtyla. C’era fra loro un rapporto di grande fiducia. Wojtyla non ha mai permesso al suo amico di andare in pensione nonostante lui glielo avesse chiesto più volte.>>

Insieme a Giovanni Paolo II, è stato dichiarato santo anche Giovanni XXIII. Che rapporto c’è fra i due?

<<Wojtyla aveva scelto di chiamarsi Giovanni in ricordo di Papa Roncalli. E poi, nel 2000, era stato lui stesso a beatificarlo. Pur nelle indiscutibili differenze, i due hanno diverse analogie specie nella loro capacità di introdurre novità e “rompere” il protocollo. Anche per Giovanni XXIII si propose l’idea di farlo santo subito. I cardinali infatti chiesero a Papa Montini di canonizzare Roncalli direttamente durante il Concilio per “acclamazione”. Inoltre, Giovanni XXIII, come Wojtyla, è un potente intercessore. Le segnalazioni di grazie ricevute per sua intercessione sono moltissime, con la straordinaria caratteristica della istantaneità.>>

Lei è un attento studioso della storia della Chiesa. Prendendo in esame i Papi dell’ultimo secolo, secondo lei è possibile individuare una chiara direzione nella quale la Chiesa sta andando?

<<Negli ultimi cento anni ci sono state grandi figure di Papi. Tra i quali non si deve dimenticare Pio XII che viene ingiustamente considerato di un altro secolo. E’ vero che è un pontefice pre-conciliare ma ha dimostrato una grande apertura ad esempio verso la scienza. Pio XII intuisce che la Chiesa deve intervenire sulla vita dei fedeli a 360 gradi, diventando presente in diversi ambiti. In ogni caso, c’è una reale continuità nella direzione della Chiesa, pur nella ricchezza delle sue diversità. Continuità però non significa avere dei “replicanti”, anche perché il replicante di un “grande” è sempre un “piccolo”. I vari Papi hanno avuto personalità diverse ma è proprio questa la ricchezza della Chiesa. Se fosse applicata l’ermeneutica della pura continuità, il Papa oggi sarebbe un pescatore in Galilea. Gli accenti diversi invece sottolineano un progredire, un andare avanti sempre. E per la Chiesa, l’andare avanti significa riscoprire sempre di più le origini, essere sempre più fedele al Vangelo togliendo le incrostazioni che si sono sommate nel corso del tempo.>>

Roberto Allegri

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