#Lourdes Come in una favola
Come in una favola, si potrebbe scrivere il finale …”e vissero tutti felici e contenti”, così alla fine di questo ennesimo viaggio, possiamo dire …tornammo tutti felici e gioiosi. In effetti, tutto il pellegrinaggio dei piccoli a Lourdes è stata una bellissima favola, raccontata con maestria ai bambini, che attraverso i personaggi del mago di Oz, hanno incontrato Bernadette e Maria.
Personalmente sono tornato a casa, con una carica emotiva difficile da spiegare, col rischio concreto di perdermi io stesso nel racconto. Sono ormai 10 anni che salgo su quel treno definito bianco, ma in questo caso, io gli approprierei tutti i colori possibili. Lo scorso anno, ho voluto ripetere l’esperienza con i bambini fatta nel 2015 quando non ero neppure in UNITALSI, ed è stato qualcosa che è andato aldilà dell’immaginazione, ho tentato quindi di creare un racconto fotografico, quasi in punta di piedi, accarezzando con delicatezza quella immersione nella favola di Pinocchio. Mi aveva colpito però la forza, dei genitori, che per 5 giorni hanno messo da parte i gravosi pensieri familiari, dedicandosi esclusivamente ai propri figli accompagnandoli fuori da quella bolla delle mura di casa. Con loro hanno pregato, giocato, pianto di nascosto, ma quest’anno posso dire in maniera convinta, che è improprio anche il termine “Pellegrinaggio dei piccoli” in quanto penso sia giusto invece chiamarlo “Pellegrinaggio delle famiglie”. Tutta la quotidianità scompare giá al primo gradino della scaletta del treno, che già dopo pochi chilometri si trasforma in uno spettacolo viaggiante in cui però trova posto, l’ascolto, la spiritualità l’amicizia che si rinnova o si crea. Di fronte a bambini con varie problematiche serie o comunque importanti, ti sembra quasi impossibile che possa trovare spazio tutta quella felicità, eppure tra personaggi, clown, palloncini, musica, giochi, disegni, respiri solo GIOIA che come diceva Madre Teresa di Calcutta, è assai contagiosa. Noi non possiamo far altro, come continuava il suo pensiero, a cercare, perciò, di essere sempre traboccanti di gioia dovunque si vada…insieme a loro.
Davanti a tutto ciò quindi, cosa vuoi che siano 36 ore di viaggio, cosa vuoi che sia il sudore se magari l’aria condizionata non fa il proprio dovere per bene, cosa vuoi che siano le poche ore di sonno, cosa vuoi che siano i ritardi che si accumulano ? Trovi la risposta nel sorriso e nei baci di Giovannino, nei balli di Francesca, nella bellezza di Eleonora o di Alessandra e di tanti altri di un elenco infinito, oppure nella Santa e meravigliosa pazienza dei loro genitori, negli amorevoli servizi dedicati dei fratellini e sorelline che guardano ad una linea retta orizzontale in cui collocare tutti allo stesso livello. Per loro non esiste età, e noi in questo contesto siamo bambini come loro, a divertirci, cercando sguardi da incrociare e mani da stringere. Poi però arrivano le testimonianze da ascoltare, col cuore in mano e gli occhi lucidi, non certo per puro pietismo, ma perchè anche le lacrime portano vicinanza e affetto creando una rete.
“Abbi coraggio” “Sono con te” sono due dei tanti bigliettini scritti e distribuiti durante i momenti dell’eucarestia, e penso non abbiano necessità di ulteriori spiegazioni. In questo viaggio anche il caffè di Mimma, ha un gusto diverso, un sapore speciale che appena fuori dal gabbiotto, va a sbattere con la simpatia e la dirompente forza di Doris, la pacatezza sorridente di Antonella e Gianluigi, la luce di Natalia. Tutto in mezzo ad un andirivieni continuo in un corridoio stretto e lungo dove incontri tutti e di cui fai fatica pure a ricordare i nomi, Marzia, Bianca, Paolo e Michele instancabili come tanti altri, per cui per non far torto a nessuno, mi sono limitato a citare quelli a me più vicini come esempio per tutti.
Parola d’ordine per Paolo e Michele RIDERE SEMPRE, come in un grande luna park che poi addirittura trovi davvero nella grande prateria davanti quella grotta radiosa. I bambini sono la voce della Madre Celeste che da quella nicchia scavata nella roccia, guarda e protegge, noi solo custodi della loro felicità. C’è chi peró purtroppo per ovvi problemi rimane a casa ma gode ugualmente di questa grande festa di famiglia, anzi partecipa attraverso i social network, e come lo scorso anno il diario quotidiano di Francesco ha creato l’anello di congiunzione necessario. I commenti scorrono come l’acqua, questa volta “cheta” del Gave, a trascinar via da lì la tristezza per chi non é con noi. Io nel mio piccolo, ho cercato di congelare quella gioia perchè possa durare a lungo, ho sempre considerato infatti la fotografia un attimo sospeso nel tempo, da tirar giù nei momenti in cui senti il bisogno di rivivere quello che ti ha fatto stare bene o semplicemente per riflettere.
Vi sono alcuni di quei fotogrammi che porterò con me anche quando magari smetteró di fotografare, e allora in quel momento sarò ancora più felice di esserci stato. Il servizio è anche portare agli altri la possibilità di condividere cotanta meraviglia da lontano. I sacerdoti ? Bambini anche loro, nella loro missione di conforto ai grandi, ma con quell’abbracciare senza sosta il sorriso dei piccoli. Allora capita di scorgere il nostro Don Rocco con il bimbo in braccio, e poco dopo magari seduto su una balla di fieno accanto allo spaventapasseri di Oz. Lo starà confessando ? Cosa avrá mai fatto da cercare assoluzione un uomo di paglia ? Non lo sapremo mai. Anche perché poi se ti giri non puoi fare a meno di vedere Padre Salvatore in mezzo ai gonfiabili che cerca di sfuggire agli schizzi d’acqua di un Presidente che preso dal “caloroso” entusiasmo, pensa di essere Sam il pompiere.
Insomma, “Non sappiamo cosa accadrà, ma andiamo insieme” , era il titolo di questo pellegrinaggio dei piccoli a Lourdes, ed io penso che anche se non sappiamo cosa accadrà domani, dovremmo sempre pensare di vivere momenti ed esperienze come questa appena trascorsa, e dove anche i sacchettini delle caramelle ti ricordavano che non ti trovavi assolutamente in un sogno, ma tutto era vero.
In uno di essi un bigliettino, preso a caso, vi era scritto
“Doroty: Bernadette dove mi ha portato questo tornado ? Bernadette: In un angolo di paradiso !
Abbiamo bisogno più che mai oggi, di vivere virtualmente le favole più belle, che hanno comunque una morale. Ho voluto perfino chiedere all’intelligenza artificiale, che odio a prescindere, quale potrebbe essere appunto la morale di una favola sulla felicità , e questa è stata la risposta: La morale di una favola sulla felicità spesso insegna che la vera felicità non si trova nella ricchezza materiale o nell’apparenza, ma piuttosto nell’altruismo, nell’amore, nell’accettazione di sé e nel superare le difficoltà. Devo dire che per una volta mi trovo d’accordo anche con AI.
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