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#Lourdes Quel miracolo di Scienza e Fede

ALESSANDRO DE FRANCISCIS NUOVO CAPO DEL BUREAU MEDICAL

Si è dimesso da presidente della Provincia di Caserta per dirigere lo staff medico: «Diamo conferma scientifica ai fenomeni soprannaturali. Ma poi decide la Chiesa».

Era il 1973. Alessandro De Franciscis aveva 18 anni e quell’estate dopo l’esame di maturità la passò a Lourdes a spingere carrozzelle, a parlare con gli ammalati, a portare fiaccole nella notte della processione tra la grotta e il santuario. La ricorda bene quell’estate, adesso che è stato nominato dal vescovo di Lourdes capo del Bureau medical del santuario.

«Mi scossero quei malati e mi scosse la loro serenità. Scelsi lì di studiare medicina. Lourdes è una provocazione per ogni medico, perché quello che conta è curare, anche se poi la guarigione non arriva».

E  a Lourdes decise, da studente, di scegliere di curare i bambini, dopo un giorno passato alle piscine dei piccoli. È il primo medico non francese a ricoprire il delicato incarico di responsabile del Bureau medical. Lo ha nominato il vescovo di Tarbes e Lourdes, monsignor Jacques Perrier, e dal 1° aprile De Franciscis abiterà a Lourdes, “medico permanente”, capo dell’ufficio che raccoglie ed esamina le segnalazioni delle presunte guarigioni, oltre a curare gli aspetti sanitari dell’accoglienza dei malati al santuario più famoso del mondo.

De Franciscis ha 54 anni, doppia cittadinanza, italiana e americana. Ha studiato ad Harvard, è figlio di un medico che ha dedicato tutta la vita a Lourdes e gli ha insegnato cosa vuol dire curare. È stato a lungo dirigente e animatore dell’Unitalsi, la maggior associazione che porta i malati a Lourdes. Lascia a Caserta, la sua città, l’incarico di presidente della Provincia, al quale era stato eletto, con il Centrosinistra, con quasi il 53 per cento dei voti. La politica, insieme alla medicina, è stata una passione per De Franciscis, per necessità e spirito di servizio. Tra i fondatori del Partito popolare, è stato deputato della Margherita, poi dell’Udeur, poi è passato al Pd.

Ma il suo cuore e la sua esperienza hanno sempre trafficato attorno al santuario sui Pirenei.

Dottor De Franciscis, com’è nata la sua nomina?

«Un anno fa ricevetti una lettera da monsignor Perrier, che mi chiedeva se fossi disposto ad andare a lavorare a Lourdes. Io vado da lui e gli dico di no. Il mio mandato elettorale scade nel 2010 e l’impegno di medico del santuario richiede il tempo pieno. Ma lui non cede e in autunno mi scrive di nuovo. Allora comincio a interrogarmi sul disegno di qualcuno più in alto, di Dio».

Quando ha deciso?

«Prima di Natale, da solo. Ne ho parlato solo con la famiglia e con il mio direttore spirituale. Fare il medico a Lourdes non è una passeggiata».

E adesso?

«Le posso dire che l’emozione non mi abbandona, perché il Bureau medical non è come una qualsiasi Asl. Insieme al vescovo, abbiamo deciso di riportare subito il nome all’antica denominazione: Bureau de constatation medical (Ufficio di costatazione medica). Quando il dottor Saint-Maclou, nel 1883, fondò il Bureau, aveva intuito che per ogni fenomeno soprannaturale è indispensabile la conferma scientifica».

Ma i medici non confermano i miracoli di Lourdes…

«No, ma devono spiegare se la medicina ha fatto tutto il possibile, rispetto alla conoscenza scientifica che abbiamo. Sono i medici, alla fine, a stabilire la soglia oltre la quale ogni decisione deve essere presa dalla Chiesa».

Perché ci sono migliaia di guarigioni inspiegabili e pochi miracoli?

«Non tocca a me dirlo. La Chiesa, nella sua sapienza, sa cosa deve fare. Alla fine decide il vescovo, non il medico».

A Lourdes si misura il rapporto tra scienza e fede?

«Sì. E non sempre è facile per la scienza ammettere che, a un certo punto, non può che fermarsi, davanti a un intervento più potente».

Lei cosa farà?

«L’idea del vescovo Perrier è dare maggior respiro anche internazionale al santuario. Rettore è stato nominato un argentino, io sono italiano. Lourdes è una palestra per la medicina e una grande scuola per i medici. A Lourdes si impara a mettere insieme ricerca e cura, si impara a vedere l’uomo malato e non solo la malattia. Ma, soprattutto, Lourdes insegna ai medici la serena consapevolezza del limite della medicina».

Eppure la medicina ha fatto sempre passi oltre i limiti…

«La ragione dell’uomo, dono di Dio, sposta avanti i limiti. A Lourdes si capisce di più chi muove la storia e si vede l’amore di Dio. Ma siamo noi a testimoniarlo. E il medico lo fa attraverso la cura e la ricerca».

Sono aumentate le conoscenze e migliorate molte cure. Vuol dire che sono cambiati anche i miracoli?

«In un certo senso lei ha ragione. Non vi sono più i devastanti casi di tubercolosi che si vedevano nei primi anni. Oggi siamo in grado di curare la tubercolosi. Ma ugualmente di quella mano di Dio abbiamo sempre bisogno. Sappiamo poco del cervello, dei tumori, di endocrinologia. A volte ci troviamo di fronte a fatti inspiegabili. Ma non è detto che un prodigio medico sia anche un miracolo nel contesto della fede. Il medico a Lourdes non deve eccedere in onnipotenza, ma non deve nemmeno escludere fino in fondo ogni possibile spiegazione scientifica».

Alberto Bobbio

link articolo: http://www.stpauls.it/fc/0912fc/0912fc68.htm

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