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Ero nel mezzo del mio tormento

Giacomo Celentano, 44 anni, figlio minore del celebre Adriano, (nella foto), anche lui cantautore, sposato con Katia da 10 anni, in figlio, Samuele, ha scritto un libro, “La luce oltre il buio”, dove racconta la sua conversione al cattolicesimo avvenuta proprio a Lourdes, oggi al centro della cronaca per le inondazioni e per le profezie della Madonna.

Ed è stato proprio Adriano Celentano ad accompagnare il figlio a Lourdes: “Per diversi  anni”, racconta Giacomo alla rivista “Settimanale Nuovo”, “ho vissuto il buio della depressione, dell’ansia, era il 1996, un anno prima di conoscere Katia.

Ero nel mezzo del mio tormento.

Papà mi invitò a partire con lui e la mamma per Lourdes, accettai con gioia perché interpretai l’invito una chiamata della Madonna.

Il viaggio in auto durò più di 13 ore: fu pesante perché soffrivo fisicamente e psicologicamente.

Ma quando arrivammo mi sentii immerso in quella atmosfera spirituale così intensa, e provai già sollievo.

Una sera con mamma e papà andai nella grotta delle apparizioni, dove Bernardette Soubirous aveva incontrato Maria: in quel luogo pieno di candele e tante gente malata anche io mi misi in ginocchio a pregare.

Il giorno dopo siamo andati nelle piscine di Lourdes e io e papà abbiamo fatto il bagno con i malati.

Un’esperienza molto forte, ad un tratto due infermieri mi hanno preso per le braccia e mi sono ritrivato completamente immerso nell’acqua, era così fredda che non riuscivo nemmeno a respirare.

Poi superato il panico, ho cominciato a sentirmi meglio e una volta fuori della piscina mi sono accorto di essere completamente asciutto.

Un prodigio? Una grazia? Ho avvertito una grande pace interiore.

Poi ho conosciuto Katia e come vuole il Signore per cinque anni, finchè non mi sono sposato non ho mai fatto l’amore con Katia.

Non è un’invenzione della Chiesa l’astensione dai rapporti sessuali prima del matrimonio, se si è cristiani di qualunque denominazione, cattolica o protestante che sia, deve essere così, è questa la volontà di Dio, non si tratta di un “capriccio”, né di una dura imposizione, tutt’altro è per esaltare l’amore vero, non banalizzarlo, per una completezza dell’unione uomo-donna, un dono reciproco in una sola carne, come raccomanda la Sacra Scrittura”.

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