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Guarire a Lourdes. La via del Beato Luigi Novarese

Autore Mauro Anselmo, giornalista moncalvese – Un percorso nuovo

Casale — (al.a.) – Da martedì 16 dicembre, in anteprima assoluta per Casale, sarà disponibile nelle librerie il nuovo volume che ha come protagonista il beato Luigi Novarese, nato nella nostra città alla cascina Serniola (collina Sant’Anna) il 29 luglio 1914.

Si intitola “Guarire a Lourdes. La via del beato Novarese” , l’autore è Mauro Anselmo, giornalista nato a Moncalvo e biografo del beato di Casale.

Si tratta di un’opera su Lourdes che intende seguire un percorso nuovo.

Altri libri hanno raccontato le apparizioni della Vergine a Bernadette, ne hanno indagato il significato storico e teologico, altri saggi hanno messo in luce le furiose polemiche fra cultura laica e cattolicesimo che divamparono nella Francia di fine Ottocento (e non solo) sulla realtà dei miracoli.

Lourdes è il santuario mariano più celebre del mondo, ogni anno è meta di milioni di fedeli provenienti dai cinque continenti.

“Questo è un libro scritto dal punto di vista degli ammalati – spiega Anselmo nell’introduzione –. Cioè di coloro che, affetti da una grave infermità, vivono il dolore nella propria carne giorno per giorno, posano il loro mite sguardo sul mondo con il capo reclinato sul poggiatesta di una carrozzina o pregano davanti alla grotta di Massabielle adagiati su una barella. I malati e il loro dolore innocente. Lo scandalo ignobile che non ha mai cessato di straziare il mondo e interrogare la fede”.

E’ in questo contesto che si inserisce l’insegnamento spirituale del beato Novarese. Egli sapeva che cos’era la sofferenza. Non per sentito dire, ma perché l’aveva vissuta durante la giovinezza. Malato di tubercolosi ossea, dato per spacciato dai medici perché nella prima metà del Novecento non esistevano cure efficaci, sopravvisse alla malattia grazie a una guarigione avvenuta per grazia divina che i dottori definirono “scientificamente inspiegabile”. E nell’infermità trovò la strada.

“L’individuo può essere inchiodato su un letto o a una carrozzella, potrà vivere in un ricovero o in un sanatorio, ma l’anima può svolgere la sua attività anche se il corpo è materialmente inefficiente (…) Soltanto in questo modo anche se si è chiusi fra quattro pareti, gli orizzonti si allargano, le possibilità si moltiplicano, si diventa forti, costruttivi e invincibili come diceva san Paolo: quanto più sono debole, tanto più sono potente” (Luigi Novarese da “A servizio di Maria Santissima”, Edizioni CVS).

Sotto questo aspetto Novarese si rivelò “l’esploratore delle risorse dello spirito nei limiti del corpo sofferente” e, su questo tema, si confrontò con la medicina del suo tempo dimostrando come la vita spirituale del malato possa assumere un ruolo importante nel modo di affrontare la malattia.

Il libro “Guarire a Lourdes. La via del beato Novarese” riprende e approfondisce i temi affrontati dallo stesso autore nella biografia “Luigi Novarese. Lo spirito che cura il corpo” (Edizioni CVS 2011, alla terza ristampa), rivelandosi anche un interessante reportage su Lourdes grazie alle interviste e agli incontri con decine di malati, medici, sacerdoti e accompagnatori.

Mauro Anselmo, 63 anni, ha iniziato la carriera giornalistica come corrispondente dalla zona di Moncalvo per “Il Monferrato”, lavorando poi per 19 anni al “La Stampa” e per altri 14, fino alla pensione, come capo redattore e responsabile delle pagine culturali al settimanale “Panorama”.

Il giornalista monferrino ha partecipato a tre pellegrinaggi pasquali in partenza dalla stazione di Brescia dal 2011 al 2013.

Questi viaggi, da oltre 40 anni, conducono a Lourdes, nei sette giorni della Settimana Santa, 700 persone fra fedeli, malati (molti in barella e in carrozzella), volontari, medici e religiosi. A organizzarli è il Centro Volontari della Sofferenza, l’associazione fondata nel 1947 da Novarese che papa Francesco ha proclamato beato l’11 maggio 2013.

A uno dei pellegrinaggi promossi dal sacerdote partecipò, in passato, anche Giancarlo Cerutti – pronipote del beato, presidente e amministratore dell’omonimo gruppo industriale di Casale – come racconta in una intervista contenuta nel libro: “Avevo quindici anni e ricordo quando insieme ai miei familiari salimmo sul treno degli ammalati a Sanremo e rimanemmo a Lourdes alcuni giorni. Bastava osservare i volti e gli sguardi dei malati, quando lo zio era presente, per percepire un evidente sentimento di affetto: era la riconoscenza di vivere quell’esperienza di fede, di essere istruiti da lui, ma era soprattutto la gioia di essere lì con lui e grazie a lui”.

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