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#Lourdes 160 anni dopo – Conferenza Asiago

E’ ancora utile parlare di Lourdes e della sua storia dopo 160 anni da quel primo 11 febbraio? A che serve ricordare di quel colpo di vento, di quella povera ed ignorante ragazza analfabeta che “si diceva” avesse visto la Santa Vergine? Dopo 160 anni, c’è ancora qualcosa da dire?

3 gennaio 2018, Comune di Asiago: una sala con poco più di un centinaio di persone che per un’ora ha fermato la sua corsa del sabato pomeriggio per ascoltare una storia. Per molti una storia già conosciuta, per altri una novità. Il Dott. De Franciscis, medico permanente al Bureau Medicales di Lourdes inizia il suo racconto da quell’11 febbraio 1858, dal momento in cui, come racconta la cronaca del Padre Laurentin, Bernadette si sedette e si tolse le calze per attraversare il fiume, per andare dall’altra parte…

Cosa sia successo in lei in quel momento di incontro, non è descrivibile da alcuno storico, per quanto ella stessa abbia testimoniato dei fatti accaduti. Certamente possiamo parlare di incontro, di un incontro che ha il potere di cambiare il senso della vita, cambiare l’ordine delle cose.

E cosa può portare di Lourdes, un medico, che da 9 anni dona la sua vita al Santuario di Lourdes incontrando pellegrini di tutto il mondo?Che cosa può nascere di nuovo?

Io credo una ferma certezza: chi si avvicina a Lourdes, chi sente di prendere un treno, un aereo, un pullman lo fa per un forte senso di attrazione. Non certamente tutti per fede, molti per curiosità, molti per “sfidare” questa realtà miracolosa, ma tutti attratti da qualcosa che non si spiega. Così come è successo alla prima miracolata di Lourdes, Caterina Latapie, che incinta ormai prossima al parto, percorse 8 kilometri per giungere a Massabielle: mossa da cosa?

“Se io potessi arrivare a quella grotta, dove si dice che quella ragazza ha trovata dell’acqua, e se io potesi bagnare la mia mano in quell’acqua, io so che la mia mano guarirà”

Intuizione del cuore di una donna non praticante, arrabbiata con Dio per la sfortuna della sua disabilità, ma che sente quel senso di attrazione comune oggi a moltissimi malati che, con fede, vanno a Massabielle, per bagnarsi di quell’acqua, che come disse Bernadette “è solo acqua: ciò che cambia è la fede che ognuno porta con se”.

Se dunque è la fede che porta a sperimentare ciò che chiamiamo miracolo, perchè dopo 160 anni le guarigione inspiegate sono circa 7400 e i miracoli riconosciuti sono solo 69? Siamo forse senza fede?

Non c’è messaggio della Vergine che indica in special modo a malati e sofferenti di andare a Lourdes, ma questo popolo continua a recarsi alla grotta mossi dall’invito “Volete farmi la grazia di venire qui per 15 giorni?” E chi non guarisce cosa sperimenta? E il volontario che dedica il suo tempo per l’ammalato cosa prova?

La risposta del Dott. De Franciscis, di un medico vero e proprio, è: sperimentare la guarigione. Nulla a che vedere con il corpo, ma con una riappacificazione del nostro io interiore con il mondo. Siamo fatti per porci delle domande sul perché siamo al mondo, su quale strada deve percorrere la nostra vita e quali sono gli obiettivi del nostro camminare.

Lourdes è un’opportunità, perché nel confronto con la caduta dell’uomo nella più cupa sofferenza si può scorgere la speranza dell’incontro con un amore che non ha confini, si può cogliere la certezza di una guarigione che avviene ogni giorno, che non permette al paraplegico di camminare, o al malato terminale di cancellare la sua malattia, ma una guarigione che porta la certezza di una mano sempre tesa, di un’abbraccio presente e discreto, e della presenza silenziosa di un Dio, per chi crede, che cammina a fianco ad ognuno nelle persone che ci pone lungo il cammino.

Diletta D’Agostini per medialuce.it

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