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Danila e quel bagno nell’acqua benedetta

«All’improvviso ho sentito l’inferno finire»

L’ULTIMO miracolo è stato annunciato il 19 luglio scorso da monsignor Giovanni Giudici, vescovo di Pavia: risiede infatti in un paesino della sua diocesi, Bereguardo, l’ultima miracolata di Lourdes, Danila Castelli, 67 anni, guarita da una grave forma di ipertensione arteriosa. In questi giorni Danila è tornata al Santuario, ma i fatti dei quali è protagonista risalgono a 25 anni fa: c’è voluta una serie interminabile di esami, dibattiti e votazioni segrete per approdare al risultato finale.

PRUDENTISSIME, da duemila anni le gerarchie cattoliche marciano con i piedi di piombo in questo campo: su 7mila guarigioni recensite dal 1858, anno in cui Bernadette Soubirous ebbe l’apparizione della Vergine nella grotta di Massabielle, soltanto 69 sono state definite miracolose dalla Chiesa. L’uomo-chiave dei dossier di Lourdes è un italiano di 58 anni nato a Napoli, Alessandro de Franciscis. Ex ufficiale medico della Caritas, specialista in pediatria ed epidemiologia, volontario per i soccorsi in Albania ai tempi della guerra del Kosovo, ha attraversato una parentesi di 10 anni di vita politica italiana (deputato dell’Ulivo dal 2001 al 2006, presidente della provincia di Caserta dal 2005 al 2009) prima di approdare al «Bureau des Constatations Médicales» di Lourdes, una sorta di «Ufficio Miracoli» del quale è presidente.

Dottor De Franciscis, è dunque lei che appone il timbro della veridicità scientifica ai casi di guarigione inspiegabili?

«Ma no, le cose non stanno così. In primo luogo preferisco parlare di casi ‘inspiegati’ anzichè ‘inspiegabili’. In secondo luogo io non metto nessun timbro e non mi muovo da solo. Pensi che la procedura prevede 6 tappe per arrivare a una conclusione medica e che alla fine sarà sempre la Chiesa ad avere l’ultima parola».

Può farci un esempio raccontandoci la storia della signora Castelli?

«Guarita dopo un’immersione nella piscina di Lourdes il 4 maggio 1989, la signora Danila ha fatto la sua dichiarazione nell’agosto di quell’anno. Il 12 ottobre si è riunito il bureau delle Costatazioni mediche, che ha deciso di aprire un dossier. Il 13 aprile 1992, e successivamente il 12 ottobre 1994 e il 4 agosto 1997, il bureau ha chiesto supplementi d’informazione. Il 29 settembre 2010 il Bureau si è riunito per la quinta volta e ha costatato con voto formale e unanime l’avvenuta guarigione. Il 19 novembre 2011 abbiamo portato il caso a Parigi all’assemblea annuale del Cmil (Comitato medico internazionale di Lourdes). È stato nominato un relatore, il professor Fausto Santeusanio, emerito endocrinologo dell’università di Perugia, che ha presentato un rapporto seguito da una discussione e da una votazione segreta con la quale i 25 membri, professori universitari di tutto il mondo, hanno confermato la guarigione. A quel punto noi medici avevamo finito e il dossier è passato alla Chiesa: il vescovo di Tarbes-Lourdes, come vuole la trazione, ha informato il suo confratello Giovanni Giudici, vescovo di Pavia, e l’iter si è concluso».

Emozionato per questo risultato?

«La mia commozione è quotidiana e permanente: al bureau arrivano le storie più incredibili, si tratta sicuramente di un osservatorio privilegiato».

Lei ha fatto politica e dirige l’Ufficio dei miracoli di Lourdes: un miracolo nella politica italiana secondo lei sarebbe possibile?

«Spiacente, non ho alcuna competenza in questo campo».

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