11 Febbraio 2011 di Jaques Perrier
Fonte: Città Nuova editrice
Nel giorno della prima apparizione di Maria a Bernadette, l’esperienza di una mamma contenuta nel libro “Lourdes oggi. E domani?” di Città nuova.
Jacques Perrier, vescovo di Tarbes e Lourdes, nel libro “Lourdes oggi. E domani” per i Città nuova, affronta i temi centrali del messaggio mariano, quali l’appello alla conversione e alla preghiera, a fianco di altri più recenti, quale l’unità dei cristiani.
Tratto dal libro, vi proponiamo la testimonianza di Frances Young, protestante e mamma di Arturo, che racconta la “sua Lourdes”.
«Vorrei presentarmi. Sono la mamma di Arturo. Arturo ha 36 anni ed è venuto a Lourdes in pellegrinaggio. Seduto su una sedia a rotelle, non parla e ha continuamente bisogno di essere aiutato. È nato a termine, ma il suo cervello non si è sviluppato come avrebbe dovuto.
Com’è la vita quotidiana di Arturo?
Quando Arturo sorride, tutta la sua famiglia e tutti i suoi amici sorridono! Lui ama la musica, la compagnia e le risate. Allora può sovreccitarsi e fare chiasso. Questa sua gioia è contagiosa e si comunica a quelli che lo amano. È una grazia.
Ma la vita quotidiana è fatta anche di frustrazioni. Arturo non può interagire con chi gli sta attorno se non manifestando il suo rifiuto: di mangiare, di bere, picchiandoci quando vogliamo tagliargli le unghie o lavargli i capelli, o ancora gridando per motivi che noi non conosciamo. A volte dorme tutto il giorno. Spesso ci preoccupiamo del suo star bene.
Diventato adulto, ha perso quel poco di mobilità per la quale ci eravamo tanto battuti. Sono stati momenti traumatizzanti per noi e spesso ci è difficile credere che tutto andrà bene in futuro. Chi si occuperà di lui quando noi saremo troppo vecchi?
Arturo ha contribuito moltissimo a costruire le nostre vite e quelle di altri. In tutti questi anni degli studenti se ne sono occupati e alcuni hanno trovato la loro vocazione grazie a questa esperienza. Da quando è in pensione, mio marito ha intrapreso una nuova carriera lavorando per delle associazioni caritative che si occupano di persone handicappate mentali.
Per quanto mi riguarda, il mio ministero è strettamente legato al pellegrinaggio spirituale che compio con Arturo, ai miei dubbi su questioni teologiche provocate da questa situazione, e alla scoperta di una più profonda comprensione del cristianesimo attraverso la situazione di genitori di una persona gravemente handicappata. Vorrei fare, sia pur brevemente, tre riflessioni.
Maria Appartengo alla chiesa protestante. Maria per me è diventata importante. Mi sono identificata in lei e ho trovato in lei un modello di fede, quello di una madre che ha un figlio sofferente. Fui colpita dalla figura di Maria quando Arturo aveva quindici anni. Era Natale. C’è un convento cattolico a pochi passi da noi. Le suore avevano invitato tutti i vicini alla Messa di Natale ed io ci sono andata con Arturo nella sua carrozzella. Mi trovai per la prima volta in una cappella dove c’era una “enorme” statua della Vergine. Mi sono profondamente impregnata di quella immagine e dell’immagine di Arturo mentre cantavamo canti natalizi. Io stavo a poco a poco ritrovando la mia fede dopo anni di lotta interiore. Maria è diventata una figura da contemplare per i protestanti, perché così cresciamo insieme in una unità più grande.
L’unità cristiana Sono sempre stata ecumenica. Durante tutta la mia vita ho sempre simpatizzato con persone venute da chiese diverse. I momenti ecumenici più importanti furono dovuti al fatto che sono la mamma di Arturo. Grazie a lui ho potuto accogliere le diversità e trovare una unità spirituale. Le organizzazioni cattoliche sono state tra le più aperte nei riguardi di Arturo. Lo hanno accettato in alcune comunità e anche portato a far vacanza. L’associazione St. Omer’s Trust ci ha proposto degli infermieri studenti e James, uno di loro, è partito per Lourdes con Arturo.
Il pellegrinaggio Foi et Lumière del 1991 fu sicuramente l’esperienza ecumenica più importante della mia vita. La comunità Foi et Lumiére rappresentava la scena nella quale Maria incontra il Cristo risorto nel giardino. La parte di Gesù era interpretata da un trisomico, quella di Maria da una donna che ha notevoli difficoltà di apprendimento. Il simbolismo fu fortissimo quando Gesù chiese a quattro di noi, che rappresentavamo le diverse chiese, di amarci gli uni gli altri. Io mi sono vista abbracciare da un cardinale e da vescovi cattolici e anglicani. Il fatto di aver rappresentato le chiese protestanti e di far parte di qualcosa di assai più grande di me è stato molto emozionante.
Era un far onore ai poveri e ai deboli e abbattere le barriere della storia e dei pregiudizi.
Il pane della vita La mia ultima riflessione riguarda quello che riceviamo nell’eucaristia: il pane spezzato e condiviso che porta fede, speranza e vita. Vivere con Arturo mi ha permesso di comprendere che il cristianesimo è fatto di valori completamente diversi da quelli del mondo in cui viviamo, che è alla ricerca del successo e della ricchezza. I frutti dello Spirito di Gesù Cristo sono l’amore, la gioia, la pace, la pazienza, la bontà, la generosità, la fedeltà, la dolcezza, il dominio di sé. Tali qualità emergono là dove le persone condividono la loro vulnerabilità, là dove viene riconosciuta la fragilità della vita. È un vero privilegio scoprire che ci sono speranza, pace e gioia là dove i più non vedono che dolore e tenebre.
Per quel che mi riguarda io trovo il sacramento dell’istante presente nel sorriso di Arturo.
(brano tratto da Lourdes oggi. E domani?, di Jacques Perrier, Città nuova 2008)
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