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Il giornalismo cattolico a #Lourdes

DAGLI INFLUENCER A TIKTOK, GLI “STATI GENERALI” DELL’INFORMAZIONE CATTOLICA

Circa trecento giornalisti provenienti da venticinque paesi nella cittadella mariana sui Pirenei per le Giornate internazionali di San Francesco di Sales. Numerosi i temi affrontati, dal come raccontare le divisioni nella Chiesa agli evangelizzatori sui social media al ruolo dpolmatico della Santa Sede per i conflitti con la partecipazione del cardinale Segretario di Stato Parolin. Il premio “Père Jacques Hamel” a Christopher Chaland, giornalista del settimanale “Le Pelerin”

“Come possiamo farci sentire? Grandi voci cattoliche rispondono”. Questo il tema della ventiseiesima edizione delle Giornate internazionali di San Francesco di Sales, che si sono svolte dal 25 al 27 gennaio a Lourdes. Circa 300 giornalisti da 25 Paesi si sono radunati intorno alla grotta di Massabielle, ai piedi dei Pirenei, per ascoltarsi, confrontarsi e fare il punto sulla qualità della comunicazione nella e sulla Chiesa.

Il successo di partecipazione di professionisti di tutto il mondo alla kermesse, organizzata dalla Fédération des Medias Catholique, è dovuto anche al patrocinio fornito, per la prima volta, dal Dicastero della comunicazione, dall’Unione cattolica stampa italiana e da Signis, Associazione cattolica mondiale per le comunicazioni. L’ospite d’onore è stato il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che giovedì 26 gennaio ha tenuto una conferenza dal titolo sul tema: “La diplomazia vaticana al servizio della pace”, in cui ha parlato del ruolo della diplomazia cattolica nella costruzione della pace e illustrato il modo in cui i cattolici vengono ascoltati per la pace nel mondo.

Tanti i temi trattati negli altri giorni. Il forum dal titolo “Il coraggio di parlare” ha visto un’avvocatessa del Camerun, Aissa Doumara Ngatansou, testimoniare sulla sua azione a difesa delle donne violentate e violate nel suo paese e allo sforzo di far conoscere attraverso i media la sua opera. A farle eco la giornalista ucraina Svitlana Dukhovych, che lavora a Radio Vaticana e che dall’inizio della guerra aiuta i giornalisti e comunicatori di tutto il mondo a far conoscere la terribile realtà che coinvolge in questi mesi il suo paese, prostrato dalla cruenta guerra che si consuma a danno di tanta povera gente. L’evento successivo ha trattato del tema degli abusi sui minori nella Chiesa, tema caldissimo in tantissime nazioni.

Al forum ha reso la sua testimonianza la relazione di Céline Hoyeau, giornalista del quotidiano cattolico La Croix in prima linea in questo campo. Nella sua intensa relazione ha testimoniato della gravità degli abusi contestati a molti preti e ribadito il compito del giornalista cattolico di non tacere e denunciare i casi, una volta verificati, ma sempre nella carità.

Un altro forum interessante recava il titolo “Gli influencer sostituiranno i giornalisti?”. Al tavolo dei relatori, tra gli altri, Katie Prejean McGrady, giovane autrice statunitense pluripremiata, podcaster e conduttrice di programmi radiofonici quotidiani sulla rete, che ha spiegato il suo successo come evangelizzatrice sui social media, auspicando – alla provocatoria domanda di un suo collega se per caso il titolo del forum non andava riformulato in: “Gli influencer sostituiranno i vescovi?” – che la Chiesa ufficiale curi maggiormente la pastorale che coinvolge gli influencer cattolici e si esprima sul ruolo di questa nuova e modernissima categoria di evangelizzatori. Fra questi, presente al tavolo di questo panel, anche Padre Matthieu Jasseron, giovane sacerdote francese impegnato con grande successo su TikTok, con milioni di followers. Il suo segreto? Un team di giovani della sua parrocchia che lo aiuta ogni giorno.

Molto interessante l’intervento di Gad Elmaleh, attualmente il più famoso comico francese, di origine ebrea e innamorato dell’Immacolata da lui scoperta qualche anno fa a Lourdes. Questo suo amore per la Madre di Dio ha dato vita in tutta la Francia a uno spettacolo di successo incentrato attorno alla storia di Bernardette. A seguire tre relatori – il francese Jerome Chapuis, l’americana Helen Osman e il portoghese José Luis Ramos Pinheiro – nel forum intitolato “Siamo noi la voce della Chiesa?” hanno messo in evidenza che l’indipendenza editoriale è uno dei principi fondamentali perché un medium cattolico sia considerato credibile nell’odierna società.

«Senza indipendenza c’è solo propaganda, non c’è formazione dell’opinione pubblica né informazione», ha detto Pinheiro. «Senza indipendenza avremmo solo verità alternative, che possono anche assomigliare a una verità, ma poi ne sono alla fine solo una caricatura, perché tendono a eludere o a falsificare la verità». Tutti unanimi sul fatto che «tradendo la verità aderiamo al relativismo che tanto combattiamo». Anzi, «il tentativo che a volte abbiamo visto nella Chiesa di creare cortine fumogene sui propri fatti scabrosi è un vero e proprio relativismo in salsa cattolica, e danneggia la Chiesa stessa». L’indipendenza editoriale, insomma, è il mezzo che la Chiesa ha per sondare e trovare la verità, per quanto un mezzo di comunicazione con i suoi strumenti di indagine riesca a fare. Dunque il giornale cattolico deve avere l’identità cattolica, «è un must per noi», hanno detto unanimemente tutti i relatori, «ma questo non è incompatibile con l’indipendenza editoriale, senza cui non c’è libertà, e nemmeno vero cristianesimo».

In una parola, il giornalismo cattolico deve mettersi in ascolto della società, delle sue istanze, anche quando in seno ad essa la si pensa diversamente da noi. Il dialogo, quindi, è un atteggiamento in fedeltà alla nostra fede e deve essere la matrice ispiratrice di ogni buon giornalismo. Infine il 27, il direttore di Famiglia Cristiana, don Stefano Stimamiglio, ha partecipato all’ultimo forum intitolato “Come parlare delle divisioni nella Chiesa?”. Insieme a lui il caporedattore di Le Figaro, Jean-Marie Guénois, e il vaticanista statunitense Greg Erlandson. Se in tutti e tre i paesi – Stati Uniti, Francia e Italia – vi sono forme di dissenso e divisione, sul tipo di divisione è emerso un quadro molto diverso. Mentre il nostro Paese la stampa laica fa da cassa di risonanza soprattutto alle divisioni esistenti in Vaticano e mentre si consuma uno scisma di fatto in tanti cattolici che prestano fede ad alcuni influencer attivi sui social media o in internet contrari a papa Francesco, negli Stati Uniti le posizioni divergenti dell’episcopato e i conflitti tra tradizionalisti e conservatori, anche in politica, sono più marcati ed evidenti. In Francia la stampa cattolica e quella laica fanno della ricerca della verità e della diffusione di essa, soprattutto in materie calde come gli abusi del clero sui minori, il loro credo. Solo la verità ci rende davvero liberi, anche di dire le tante cose belle che ci sono nella Chiesa», ha concluso Guénois.

Il cardinale Parolin, al termine della sua relazione, ha consegnato il premio “Père Jacques Hamel”, creato nel 2017 e assegnato ogni anno in memoria del sacerdote assassinato il 26 luglio 2016 nella sua chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray dedicato alla pace e allo sviluppo del dialogo interreligioso. Quest’anno il premio è stato assegnato a Christopher Chaland, giornalista del settimanale Le Pelerin.

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