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Io non ho fede. Ma in quel posto qualcosa c’è

Io non ho fede. Ma in quel posto qualcosa c’è

Lo scrittore di Apnea si è spento per una malattia incurabile all’ospedale Regina Elena di Roma. Aveva 45 anni: da quasi venti era su una sedia a rotelle. Non ci saranno funerali, su sua indicazione. Quel suo viaggio a Lourdes: “La fede religiosa è indiscutibile. Io, semplicemente, non la possiedo”

di KATIA RICCARDI

ROMA – È morto ieri mattina all’ospedale Regina Elena di Roma, Lorenzo Amurri, scrittore, musicista, sceneggiatore, produttore. Aveva 45 anni, e una malattia senza cura. Da 19 camminava su una sedia a rotelle.

Nato nel 1971 aveva deciso di raccontare l’incidente sugli sci per cui aveva perso l’uso delle gambe e delle braccia, nel libro Apnea (Ed. Fandango Libri, 251 pp), finalista al premio Strega nel 2013. La sua storia Lorenzo, Lollo, l’aveva raccontata anche nel libro successivo. Perché non lo portate a Lourdes? (Ed. Fandango Libri, 201 pp), il diario di un viaggio a metà tra scetticismo e inevitabile speranza. La domanda già nel titolo.

“La fede religiosa è indiscutibile. Io, semplicemente, non la possiedo”, scriveva Amurri. Che sul Treno Bianco dell’Unitalsi – l’Unione Nazionale Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali – c’era salito dopo un’estate, con un quaderno per prendere appunti e senza immaginare il finale di ciò che avrebbe scritto.

Di estate dopo ce n’è stata solo una piena, l’anno scorso, e Lorenzo l’ha passata in ospedale. Poco dopo la pubblicazione del secondo libro c’erano state complicazioni, diverse, inaspettate. Una dopo l’altra. Amurri aveva cambiato un paio di ospedali, subito interventi, e imparato, diceva, a contare le ore, che non passavano più. Lui voleva uscire, continuava a scrivere soggetti, accumulare idee, vedeva film, leggeva, meditava, aspettava di tornare a casa e di rivedere Roma, i tetti veri di Roma però “che da qui quelli non si vedono”.

Amava l’estate. Partire, affittare case sulla spiaggia, renderle sue appendendo parei e foto alle pareti, non doversi vestire a strati, il sole, l’acqua, essere senza gravità. Questa qui di estate era appena cominciata. Dopo aver scritto Apnea, dopo aver tirato fuori la sua storia, Lorenzo aveva cominciato a respirare la sua nuova voglia di scrivere e di raccontare. “Mi viene naturale affrontare la gente, così come un tempo era naturale stare sul palco a suonare. Non mi stancavo mai, non sarei mai sceso”, aveva detto in un’intervista a Repubblica. Apnea è stato un successo, Lorenzo però non è in quelle pagine.

”Perché non lo portate a Lourdes?” La seconda sfida di Lorenzo Amurri

Lorenzo è nello sguardo del retrocopertina. Lì c’è più di uno scrittore, più della musica che avrebbe suonato e composto, più delle sue fantasie, di tutti i sogni. Occhi gialli e vivi, veloci, veri, caldi, mai enigmatici ma diretti, ironici. Come scrittore sapeva descrivere quelli di chi incontrava. Come amico sapeva passare per uno sguardo e arrivare dietro, in quel luogo dove non c’è bisogno di dire niente. Era leggero, aveva pazienza, l’aveva imparata e negli ultimi tempi forse aveva cominciato a perderne un po’.  Amurri se n’è andato via all’inizio dell’estate.

Sul suo profilo Facebook ci sono migliaia di messaggi. Sono saluti, baci, sorrisi, sono tanti da emettere un suono forte. Amurri non si sentiva un eroe, faceva parte di una generazione e aveva amici troppo lontani dalla retorica e dal buonismo per volerlo essere. Non era un esempio e non voleva esserlo, ma è stato la prova della migliore umanità.

La Camera Ardente dell’Ospedale Regina Elena IFO sarà aperta al pubblico domattina dalle 10 alle 13:30 (Via Fermo Ognibene 23). Poi non ci saranno i funerali, Lorenzo voleva ci fosse una festa per lui, se l’era immaginata così. E sarà una festa al caldo, con musica e cose da bere, gambe scoperte e gli occhi belli, quelli che vengono d’estate, gli stessi che ha anche lui.

51PBcWMG-+L._SX349_BO1,204,203,200_Perché non lo portate a Lourdes? di Lorenzo Amurri (Autore)

Capricorno. È il segno di Gesù Cristo. La Madonna sa riconoscerlo, e farà la grazia. Una donna misteriosissima, tra gli invitati al Premio Strega, lascia che il messaggio raggiunga Lorenzo, perché si convinca che la cosa più giusta per lui, tetraplegico, sia recarsi a Lourdes per chiedere il miracolo. Sono in tanti a partire ogni anno per il pellegrinaggio. L’UNITALSI – Unione Nazionale Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali – si occupa dell’organizzazione, del treno bianco, del pernottamento, dell’arruolamento dei volontari, della liturgia – non solo religiosa – da cui dipende tutto il viaggio. Se non sei credente, dovresti restare a casa. Ma Lorenzo, che non lo è, decide di seguire il consiglio perché vuole vedere e scriverne, al di là di quello che succederà nella Terra dei Miracoli. L’idea è di raccontare cosa accade dentro e fuori quando dipendi dagli altri per qualsiasi cosa: muoverti, spostarti, stenderti, mangiare, fare un giro nel corridoio di un barellato dopo tante ore di tragitto. Ma ciò che avviene realmente è di sentirsi avvolti in una nuova dimensione in cui non conta davvero essere malati e avere bisogno di cure, perché quello che vale, oltre la ritualità più esteriore, è la mercificazione della fede, dovesse anche portarti più vicino alla divina provvidenza.

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