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Il disagio giovanile – riflessioni da Lourdes

#iononhonessuno? Il disagio giovanile riflessioni da Lourdes

lourdes

di Raffaella Pollini

È un esercito ma non combatte nessuna guerra, è l’esercito buono e silenzioso fatto di migliaia di giovani volontari a Lourdes che si confrontano con la sofferenza degli altri e che non sono mai finiti sulle pagine dei giornali per le loro imprese. Sono i giovani dell’OFTAL, una delle principali organizzazioni italiane (insieme a Unitalsi) , che accompagnano gli ammalati in pellegrinaggio a Lourdes. Da maggio a ottobre nel corso dei 23 pellegrinaggi organizzati dall’OFTAL si recano nel Santuario mariano ai piedi dei Pirenei, con la funzione di dame e barellieri, così si chiamano i volontari che prestano servizio. Un migliaio di ragazzi dai 16 ai 25 anni, giovani normali, studenti, liceali e universitari, neolaureati, lavoratori giovani avvocati, giovani medici, giovani architetti, geometri, operai, impiegati. Ci sono quelli timidi e quelli estroversi ma tutti sono accomunati dalla voglia di dare una mano all’altro.

Dedicano una settimana delle loro ferie a questo servizio che è emotivamente totalizzante oltre che fisicamente impegnativo. Sveglia tutte le mattine alle 5, partecipazione alla santa messa alle 6, dalle 7 alle 19 assistenza agli ammalati che significa fare loro compagnia, oppure accudirli nei bisogni primari, aiutarli a mangiare o accompagnarli alle funzioni del Santuario e a pregare davanti alla Grotta. Non necessariamente sono “giovani di Chiesa”, alcuni di loro non frequentano neppure la messa domenicale, altri dicono di avere fede ma di non credere all’istituto della Chiesa.

Ci sono figli di famiglia solide e altri che provengono da situazioni problematiche, da rapporti sfasciati, dilaniati per vari motivi. Ragazzi allegri che parlano italiano forbito, conoscono perfettamente l’ inglese e una terza lingua, ma sanno rivolgersi agli anziani in dialetto. La sofferenza fisica, l’handicap fisico o mentale che a casa e a scuola può sembrare un elemento da rifuggire e allontanare, a Lourdes è per tutti la normalità, non si percepisce come diversità. Il contatto fisico con chi non può parlare ma comunica con gli occhi, con chi non può abbracciare ma ti stringe con il suo sorriso sdentato, sono la ricompensa per questa speciale settimana di vacanza.

Ora oltre 500 di questi giovani si riuniscono a Salice Terme (PV) per il loro convegno nazionale in programma oggi e domani organizzato dalla Sezione di Tortona: due giorni di confronti e confessioni, oltre che di incontri con alcune guide come don Franco Tassone o lo psicologo e psicoterapeuta Gabriele Zanardi. Dalle riflessioni maturate tra i giovani in ciascuna delle diciotto sezioni OFTAL sparse in Italia dalla Sardegna alla Valle D’Aosta, dal Friuli al Piemonte, dalla Liguria alla Lombardia, e raccolte in una indagine della Sezione di Tortona, emergono frammenti di disagio, il rischio della solitudine in un mondo fatto di condivisione, di connessione continua, di contatti e di relazioni senza barriere, ma si articolano anche motivazioni e spunti per superare la solitudine sia essa fisica o spirituale proprio attraverso l’esperienza Lourdiana.

«Il primo viaggio a Lourdes è un’avventura difficile da spiegare a parole. Si parte pieni di angosce, paure e timori. – scrive Francesca 17 anni, dama al secondo viaggio – Si ha paura di sentirsi fuori luogo e non all’altezza. Ma tutto ciò svanisce appena si viene abbracciati da questo luogo. Si capisce che siamo tutti uguali e chi ha più può dare a chi ha meno. Si capisce che un ammalato può dare di più a una dama o a un barelliere rispetto a quello che questi possono dare a lui. Lourdes è la mia grande bellezza. È dove tutti ricevono il proprio piccolo grande miracolo».

«Il pellegrinaggio dura sempre troppo poco e durante il viaggio di ritorno mentre tutti dormono e tu guardi il sole sorgere dietro le montagne ti ritrovi a riflettere sulle numerosissime emozioni provate in questi pochi giorni. – racconta Agnese anche lei dama al secondo viaggio, 19 anni – La felicità di aver aiutato, la tristezza di alcune situazioni , la gioia di essere li dove lei si è mostrata, le lacrime al momento dei saluti non sarebbero la stessa cosa se non fossero condivise con persone speciali incontrate per caso grazie al comune impegno di aiutare gli altri».

«La solitudine più pesante, brutta (se si può usare questo termine) è quella dentro…anche quella spirituale…- testimonia un giovane barelliere – Ci sono momenti, esperienze nelle quali questa sensazione passa…e una di queste per me è Lourdes…soprattutto quando sono responsabile…perchè oltre a essere circondato da ragazzi/e con cui si condivide Qualcosa, mi permette anche di dare un occhio a chi mi è affidato, per fare in modo che lui non si senta solo, ma parte di un gruppo, di una famiglia…e Lourdes da questa possibilità…nel servizio, nella preghiera, nelle birre serali, alla grotta nelle ore notturne, stretti per vincere il freddo e il sonno…» .

Sono 6 milioni i visitatori che ogni anno da ogni parte del mondo visitano il Santuario di Lourdes che accoglie 530 pellegrinaggi con i malati a cui si aggiungono i tanti gruppi di pellegrini . Il desiderio è, come dice uno dei ragazzi di «far scoppiare insieme la sottile barriera che non permette di guardare al di là della solitudine».

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