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Lourdes, la crisi dei pellegrinaggi organizzati

Viaggi in treno che durano come negli anni Cinquanta, costo del carburante per gli aerei quattro volte più caro all’aeroporto di Tarbes rispetto agli altri scali europei, crescita del turismo mordi e fuggi: reportage dal grande santuario mariano dove continuano ad avvenire guarigioni inspiegabili

Charlie non piange più. Ora balla felice con tre graziose ragazze vestite da suorina. In quale film siamo? A Lourdes precisamente nel refettorio di un Accueil che accoglie i malati. Un telefonino che riproduce la musica, un sorriso, la voglia di vivere di queste giovani volontarie e Charlie ha la sua festa che avrebbe perso tornando prima in aereo. È uno dei miracoli della gioia che ogni giorno si ripetono a Lourdes e che smentiscono una volta per tutte le atmosfere tetre e funeree del film di Jessica Hausner uscito nel 2009.

Ma è tutto positivo il bilancio per il Santuario ai piedi dei Pirenei in questo anno giubilare della Misericordia? Le cifre portano a dire di no. Negli ultimi dieci anni – conti alla mano – si è registrato un meno 30% di presenze di pellegrinaggi organizzati provenienti da tutta Europa. Cifre che fanno riflettere e situazioni che sono facilmente riscontrabili. Non vi è organizzazione che non presenti un deciso calo di pellegrini accompagnati. I motivi sono vari e diversi e per chi opera all’interno del santuario sono facilmente identificabili nella crisi della fede, nella crescita dell’individualismo che porta a privilegiare formule “self made”, nella difficile congiuntura economica, nella sicurezza senza dimenticare la grave situazione legata ai trasporti.

La paura, il timore di attentati pare – al momento – incidere poco: i controlli sono aumentati (specie entrando all’interno del recinto che porta alle basiliche e alla grotta), ma sono blandi e si limitano all’apertura di borsette e zaini. La grande malata dei pellegrinaggi verso Massabielle è l’Europa. I pellegrinaggi reggono se il vescovo locale li organizza in prima persona (interessanti per questo i casi di Gran Bretagna e Irlanda). Dove invece la spinta apostolica è delle sole associazioni le difficoltà sono evidenti. Un aumento di presenze si riscontra da parte di asiatici e nordamericani, ma spesso il loro viaggio a Lourdes è difficile identificarlo come un tradizionale pellegrinaggio. La tappa alla grotta si inserisce infatti in un tour che tocca – ad esempio – Biarritz, Parigi e Roma. E questo tipo di viaggi è appannaggio di tour operator, non delle tradizionali organizzazioni.

In periodi di alta stagione non mancano giornate in cui la presenza è ai minimi termini con processioni eucaristiche e processioni “aux flambeaux” più contenute rispetto solo a quelle di pochi anni fa. Il santuario comincia a riempirsi il venerdì pomeriggio per raggiungere la capienza massima la domenica in occasione della messa internazionale celebrata presso la basilica sotterranea dedicata a Pio X. Pellegrinaggi quindi “mordi e fuggi “rispetto a quelli tradizionali di sei giorni (di cui due di viaggio).

Si diceva delle difficoltà dei trasporti: i viaggi in treno sono a dir poco “della speranza” considerando i tempi biblici richiesti. Un esempio: da Milano a Lourdes in tempi normali (sino a 6-7 anni fa) erano di 15-16 ore. Oggi sono di circa 23 se non 24 ore, tornando così a tempistiche degne degli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso. Senza dimenticare che su quei treni viaggiano malati gravi. Perché tutto questo? È da anni che le ferrovie francesi segnalano lavori di ammodernamento della rete ferroviaria che di conseguenza comportano ritardi. Visti i tempi indicati ritardi per la conclusione dell’italiana Salerno – Reggio Calabria sono nulla.

Spesso i treni vengono parcheggiati nel cuore della notte in stazioni secondarie per ore facendo passare prima non solo i treni passeggeri, ma anche quelli merci. Le sofferenze per i malati, il personale e i pellegrini non sono poche. Una soluzione è oggi il viaggio in pullman, ma al momento non è certo cosa risolutiva. I tempi di viaggio sono lo stesso lunghi e i pullman attrezzati non permettono di poter muovere e cambiare il malato con la stessa libertà del treno.

Il futuro è quindi l’aereo? Forse. Ma anche su questo fronte colpisce come l’Aeroporto di Tarbes sia anche utilizzato come “parcheggio” di grandi aeromobili. Perché? Sul numero di maggio del corrente anno del Bollettino dell’Associazione Medica Internazionale Nostra Signora di Lourdes (organo ufficiale del Bureau de Constatations Médicales di Lourdes) è uscito un esplosivo articolo – che all’esterno ha trovato poco riscontro – a firma di Michael Harrington. È il managing director di AlbaStar, una delle compagnie aeree che più sta investendo nei viaggi a Lourdes.

Harrington scrive testualmente: «Potremmo ad esempio mettere prezzi ancora più bassi sui nostri voli per Lourdes, ma il differenziale nel prezzo del carburante all’aeroporto di Lourdes ammonta a quattro volte quello di uno scalo normale».

Un costo quattro volte superiore a quello di un altro aeroporto europeo è un caso sicuramente unico. Perché tutto questo? È ancora Harrington a spiegarlo in quanto «effetto del monopolio decennale di cui gode la società di carburanti che vi opera». Questo prezzo – per Albastar e le altre compagnie – è il secondo più alto pagato negli scali di tutta Europa e incide per circa il 40% dei costi. Con una punta velenosa Harrington nota sul finale come l’aeroporto di Lourdes prende soldi dalla società di carburanti… Manca quindi una politica minimamente turistica da parte delle autorità locali per rilanciare Lourdes rispetto anche ad altri santuari il cui costo di viaggio e permanenza è sicuramente più conveniente.

Sandro De Franciscis è da sette anni alla guida del Bureau des Constatations Médicales di Lourdes, il primo italiano a ricoprire questo prestigioso – e unico nel suo genere – incarico. Ricorda come nel corso del 2015 il suo ufficio abbia raccolto 32 presunte guarigioni le cui storie si potevano considerare potenzialmente vere. Dal suo osservatorio privilegiato non ha riscontrato flessioni sia nel numero di medici presenti a Lourdes come nel numero di malati che si rivolgono al Bureau. Non gli sfugge quanto il modello di pellegrinaggio sia cambiato. Sono cambiati anche i malati che si vedono a Lourdes: non più file di barelle ma spesso è difficile distinguere il cosiddetto sano dal malato.

Lo stesso Bureau Medical – attraverso l’opera di De Franciscis – ha fatto un passo in avanti identificando il suo campo di analisi rispetto a «guarigioni inspiegate alla luce delle conoscenze mediche di quel momento». I miracoli in poco tempo sono passati da 67 a 69 (entrambi italiani) e un’attenzione sempre più accentuata si ha rispetto al disagio psichico. Chi è quindi il pellegrino di oggi? L’identikit è difficile da realizzare ma sicuramente è persona che si muove più facilmente da solo o in gruppi ristretti, per poco tempo (anche un solo giorno). Vale sia per il sano che per il malato.

Ci si può chiedere se questa sia la fine dei pellegrinaggi organizzati. No di certo, anche se a loro viene chiesto di ripensare la loro presenza. Ma sino a quando si vedranno i miracoli di giovani che decidono di dedicare sei giorni della loro vita così intensamente a fianco dei malati, di passare il loro tempo sino a tarda ora davanti alla grotta questi viaggi organizzati avranno sempre un senso. Pur tra mille difficoltà, In attesa di nuove vie.

Edoardo Caprino per LA STAMPA.IT >>>

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