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Lourdes, un treno chiamato speranza

treno lourdes

A bordo delle carrozze speciali sono saliti 199 ammalati. In Francia anche 15 bambini affetti da gravi patologie

Alle 11 del mattino di una giornata più che primaverile la stazione ferroviaria di Rovato, complici i lavori dell’alta velocità che hanno reso inagibili le rotaie di Brescia, appare più frequentata della Centrale di Milano. Nel piazzale d’ingresso, nella sala d’aspetto e lungo le banchine è un via vai continuo di giovani volontari che prendono in consegna infermi e malati, che trasportano valige, carichi di provviste, medicinali, barelle e carrozzelle. Nell’aria luminosa si mescolano saluti, risate, raccomandazioni e preghiere.
Al primo binario non è fermo un treno qualunque. Al primo binario ci sono tredici carrozze in fermento pronte a raggiungere un luogo simbolo di speranza e spiritualità. Straordinario ogni volta che si ripete, l’evento non è però una novità per tanti fedeli bresciani. Come accade da 42 anni in occasione delle festività pasquali, i volontari laici e consacrati dei Silenziosi Operai della Croce, in collaborazione con il Centro Volontari della sofferenza di Brescia, si apprestano percorrere oltre mille chilometri per raggiungere la cittadina francese di Lourdes.
Il convoglio, uno dei sette appositamente attrezzati messi a disposizione in tutta Italia dalle Ferrovie dello Stato, è una vera e propria cittadina mobile, con tanto di farmacia, dispensa alimentare, ambulatorio, magazzino e segreteria. A bordo si contano 535 persone: 199 ammalati, tra i quali anche 15 bambini affetti da gravi patologie cerebrali, 190 volontari, 4 sacerdoti, 7 medici e 5 infermieri. Tra gli scompartimenti e i corridoi la cadenza bresciana non è che una tra le tante: ci sono gruppi arrivati da Pordenone, dal Trentino, da Modena, da Vercelli. Bresciano doc è però Don Luigi Garosio, Operaio della Croce legato all’Opera del Beato Luigi Novarese, punto di riferimento organizzativo per tutti i partenti, che a lui si affidano e affidano la salute dei propri cari.
AL SUO FIANCO, carica di passione e ottimismo, c’è Sorella Nora Cocca da Ariano Irpino, che a Lourdes accompagna malati e disabili fin dal 1979, anno della sua consacrazione. «Non bisogna pensare soltanto a guarigioni prodigiose. La vera sorpresa è assistere alla rinascita spirituale di chi sembrava schiacciato dalla sofferenza. Il miracolo più autentico è quando vedi persone sorridere alla vita nonostante il limite della malattia», racconta commossa. In partenza per il 19esimo anno consecutivo c’è anche Nicola, tecnico informatico bergamasco di 30 anni affetto da problemi motori. «Ogni volta è come se fosse la prima. Si vivono emozioni sempre nuove», confida entusiasta. Mauro, operaio 23enne di Berlingo, è addetto al trasporto dei disabili. Come negli anni scorsi ha richiesto dei giorni di ferie e ha sostenuto di tasca propria i costi del viaggio.
Con i capelli biondissimi e un velo che le incornicia il volto, Laura sembra una giovanissima suora. Invece è una studentessa diciottenne che trascorrerà una settimana lontano da casa preparando le camerate in cui alloggeranno i pellegrini. Luana viene invece da Bienno, ma nel paese d’origine non ha mai trascorso una sola Pasqua. «Sono stata battezzata a Lourdes nell’aprile del 1994 e da allora sono sempre tornata con la mia famiglia». Il treno lascia la stazione di Rovato all’una e un quarto del pomeriggio. Ad attenderlo un viaggio per 21 ore attraverso Ventimiglia, la Provenza e la regione dei Pirenei. Nei sei giorni di permanenza i pellegrini visiteranno la Grotta delle apparizioni mariane e vivranno pienamente la liturgia del triduo pasquale, alternando momenti di raccoglimento a visite turistiche e incontri di testimonianza. Il ritorno è previsto alle 17 di lunedì 6 aprile.

Davide Vitacca

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