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Miracolo è l’energia chiamata speranza

Il nostro è un tempo che non crede più nei miracoli, non solo per un eccesso di razionalismo, ma proprio per un condizione culturale che ci porta a pensare nei termini della disfatta, dell’impossibilità, del male che riesce sempre a trionfare.

Il miracolo è la condizione assoluta del bene che si fa presente all’uomo, che gli propone un’altra prospettiva, quella della speranza, cioè della possibilità di uscire dal tunnel del dolore e del buio. È importante quindi poter pensare al miracolo non come evento eccezionale, ma come possibilità concreta di un cambiamento che sembrava impossibile. Non c’è niente di magico intorno al miracolo, come solitamente gli scettici tendono a pensare, bensì solamente la forza della fede, la fiducia di poter sconfiggere la malattia.

Solo una grande tenacia nell’aiuto di Dio, senza mai perdere la speranza, crea le condizioni affinché il miracolo posso avvenire, affinché il bene possa sconfiggere il male.
Così possiamo parlare di miracolo, anche al di fuori dei pronunciamenti ufficiali da parte della Chiesa e della Comunità scientifica, anche solo leggendo i semplici segni di questa storia tutta lombarda, di normale quotidianità, di fatica e di dolore, di operazioni e di anni trascorsi su una carrozzina, con tutto ciò che comporta per un uomo che non può più compiere la propria vita normalmente. È il miracolo di una quotidianità che non fa notizia perché è in controtendenza, perché vede il trionfo del bene, durante un pellegrinaggio, uno dei tanti che portano ammalati e volontari a Lourdes.

La testimonianza di quest’uomo è molto significativa, perché ha in sé tutta la simbologia di una guarigione che arriva da un’anima che ha creduto che fosse possibile rialzarsi da quella carrozzina. La forte sensazione di calore è indicativa di un rinnovamento, di una nuova energia che invade il corpo, quasi una sorta di purificazione.

Potrebbe essere una simbologia del fuoco che estirpa il male fisico e riporta alla sanità del corpo. Il miracolo fa parte di quel grande mistero che è la fede. Proprio per questo motivo il miracolo non va inteso nella forma del sensazionalismo, ma come una manifestazione della grazia che Dio fa scendere sull’uomo: su quest’uomo si è manifestata in modo evidente, sotto forma di lacrime, una sorta di lavacro purificale della malattia e del calore.

L’importante è il rispetto verso l’esperienza di un uomo che è stato “guardato” in modo speciale dalla Madre di  Dio, da quella Madonna di Lourdes, che raccoglie sotto la grotta, tutto il dolore e tutta la speranza del mondo. Una speranza che spesso deflagra nel miracolo, investe improvvisa e ridona la vita, al di là della malattia.

Più che alla sorpresa, più che al clamore, questa è una storia che ci riporta al senso della fiducia, al non sentirsi mai né sconfitti, né soli, perché il mistero di Dio è infinito e il destino di ogni uomo imperscrutabile. I miracoli ancora oggi sono possibili, basta crederci, non come illusione vana, ma come possibilità di dare concretezza a quell’energia forte che è la speranza.

In tempi in cui si tende a smorzare le sue potenziali, a sentirsi sconfitti, la Madonna, dalla grotta di Lourdes, ci manda un messaggio: quello di poter ancora credere che la forza della fede possa essere una possibilità per accogliere la grazia, per farla ritornare vita, per rimettersi nuovamente in cammino. Com’è successo a quest’uomo.

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