Comunicazioni

Lourdes, un viaggio nelle proprie emozioni

A cura di Rosanna Fudoli

Ogni tanto, nel tran tran tran della vita di ogni giorno, si è tentati a fermarsi, riflettere ed agire.

Per chi, come me, viaggia da anni per lavoro ed è abituata a vedere posti e destinazioni tra le più belle, frequentare gli alberghi e le strutture tra le migliori, perché (è ovvio) ai giornalisti di turismo si fa vedere il “meglio”, può succedere di perdere, ogni tanto, il contatto con la realtà.

La realtà fatta di persone e di pensieri normali, fatta di gente che non sempre o forse mai ha la possibilità di visitare certi luoghi del mondo e che considera anche un pellegrinaggio come un viaggio.

E forse è proprio qui che bisogna fermarsi un momento e riflettere: un pellegrinaggio è un viaggio, ma un viaggio dentro la propria anima.

Intraprendiamo, con questo articolo su , un “viaggio” particolare, un itinerario ideale tra i luoghi di culto e pellegrinaggio. Un viaggio fatto di immagini, ma soprattutto di emozioni. Anzi un viaggio nelle emozioni di ciascuno di noi.

Sono stata a Lourdes circa 10 anni fa e ci sono ritornata lo scorso mese di maggio.

Credo che questo tipo di viaggio sia come il libro di Siddharta: ogni 10 anni devi rileggerlo, perché non è la trama del libro che è cambiata ma la trama della tua vita e, pur leggendo le stesse parole e visitando un luogo immutato nel tempo, i tuoi occhi ed il tuo cuore si comportano in maniera diversa.

Forse si chiama maturità, non so dirvi.


L’emozione che provi arrivando al Santuario di Lourdes e vivendo il pellegrinaggio è particolare: ti prende dentro con angoscia, ma anche con serenità. Vivi un “viaggio” speciale, in mezzo a gente vera, tra una umanità varia. E non mi riferisco alle centinaia di ammalati ma anche alle tante persone che apparentemente non hanno nessun problema o forse non l’hanno davvero, ma hanno bisogno di leggersi dentro, di scalfire la quotidianità e fermare un po’ la corsa del tempo.
A Lourdes, il tempo è scandito dalle visite, le messe, le processioni, i momenti di raccoglimento e di incontro. Si può affrontare il pellegrinaggio seguendo rigidamente i tempi fissati dall’organizzazione, ma anche affrontando tutto il programma con il “proprio” tempo, per una volta, veramente proprio e lento.

Giri, giri e poi torni da Lei, questa Madonnina di gesso, piccola e così carismatica. Chi arriva per la prima volta pensa che la grotta vera sia da un’altra parte, ed invece Lei è lì e ti guarda e osserva dall’alto le migliaia di pellegrini che ogni giorno vanno a farle visita. Vai a Messa o segui la Via Crucis, ma poi passi da Lei, così piccola e così irresistibile.

Voglio chiarire che non sono sicuramente una “bigotta” anzi, pur essendo credente, non sono per niente praticante, quindi il mio comportamento ed il mio pensiero legato al luogo di culto ed a Lei è difficile da capire anche per me stessa. Con la mia famiglia ho voluto affrontare questo “viaggio”; persone di età e mentalità diverse, ma tutti siamo rimasti affascinati ed ammaliati dal luogo e da Lei.
La cittadina di Lourdes sembra una cartolina: graziosa, piccola, pulita, piena di alberghi e negozi. Tutto qui gira intorno al Santuario ed anche i negozianti, gli albergatori ed i ristoratori seguono lo stesso ritmo, il ritmo degli appuntamenti e degli incontri.

Visto da fuori, tutto questo sembra assurdo e noioso, ma lì non ci fai caso e subito ti adegui e fai parte di questa ruota, la ruota che gira intorno a Lei, la Madonnina della Grotta.
Particolari e coinvolgenti le 3 Vie Crucis: la principale, quella che si inerpica in salita per la collinetta che sovrasta il recinto del Santuario , realizzata con statue gigantesche donate da diversi Stati, compresa l’Italia, e da dove si gode un panorama dolcissimo di queste verdi montagne adornate, in lontananza, da quelle più alte ed ancora innevate; le altre due riservate agli ammalati o comunque a chi ha difficoltà  ad affrontare le salite un po’ ripide. Pietre scolpite la prima e grandi sculture nel marmo la seconda.

Imponente il Tempio sotterraneo, nel quale, ogni pomeriggio, si conclude la suggestiva processione del Santissimo, preceduta dalle carrozzine degli ammalati e seguita dalla folla dei fedeli in preghiera. In un momento normale, questa specie di bunker per migliaia di persone potrebbe darti angoscia, ma seguendo le carrozzine degli ammalati e le centinaia di persone che lo popolano ti fa sentire serena in mezzo ad una strana grande famiglia.

Ecco questo è quello che provi, malgrado tutto, serenità! E tutto il resto svanisce: i problemi quotidiani, sia personali che universali, si annullano e ti prende una serenità che crea armonia ed emozione dentro di te. Ancora una passeggiata al sole lungo il fiume, e poi passi ancora da Lei.

L’esperienza forse più toccante e coinvolgente che si può vivere a Lourdes è “il bagno” nelle piscine, situazione che ha del mistico e del profano a mio parere. Non mi sono sentita di affrontarla, ma non di meno credo di potervela fare rivivere attraverso il racconto, di Patrizia Ribuoli, amica e collaboratrice di ViaggiVacanze, con la quale ho condiviso questo viaggio- esperienza, alla quale ho chiesto di esprimere ciò che ha provato.

Il Bagno: “Dicono che c’è sempre una prima volta e che, proprio perché è la prima, è indimenticabile.  Io, però, davanti a quelle tende blu che segnalano l’ingresso delle piscine di Lourdes, c’ero arrivata con tutto il mio bel bagaglio di scetticismo da cultura razionalista a oltranza. Chi aveva vissuto l’esperienza mi aveva messa in guardia: ti prende un’emozione indicibile… L’acqua è gelida, ma tu manco te ne accorgi… quell’acqua lì è strana, non bagna, esci dalla vasca e sei asciutto… Che diamine!  Mi prendete in giro? Come fa a non bagnare l’acqua? E come fai a non avere la pelle d’oca, immergendoti nell’acqua di una sorgente di montagna? Quanto all’emozione… Tu gestisciti le tue che a tenere sotto controllo le mie ci penso io. Poi arrivo lì, mi siedo con un paio di amiche sull’ultima panchina libera (per arrivare alle vasche si fa la coda: una specie di serpentone umano che si alza e si siede all’unisono guadagnando gradatamente posizioni verso la panchina libera più avanti) e aspettiamo. Siamo curiose, questo sì, ma ancora lucide. E’ quando arriviamo a conquistare la terza panchina che inizio a vacillare. Fino a quel momento mi ero lasciata cullare dalle voci dei pellegrini in attesa che sgranavano il rosario cantando l’Ave Maria. Un suono dolce, armonioso, coinvolgente.

Solo che… non mi ero accorta che NON cantavano tutti nella stessa lingua: ognuno cantava nella sua, un miscuglio di francese e russo, italiano e giapponese, inglese e croato, spagnolo e cinese, portoghese e tedesco.

Una Babele al contrario, insomma. Ma come mai IO capisco?

E come mai capiscono anche gli altri?

Cosa sta succedendo?

Perché non c’è confusione, ma solo una musica dolcissima?

L’emozione è forte (direi “indicibile”, se avessi l’umiltà di dar ragione a chi mi aveva avvisato!).

Volto lo sguardo verso le mie due amiche: anche sui loro volti è dipinta la stessa emozione. Scivolano lacrime silenziose a rigare le guance, ma nessuna delle tre sa dire perché piange. Quello che succede dopo ha il sapore del ricordo ammantato di mistero: la voce gentile e le mani delicate della volontaria (ce n’è una per ogni pellegrino che arriva a quel punto) che mi aiuta a spogliarmi, stringendomi addosso un telo blu che libera la nudità da ogni imbarazzo; il passaggio oltre la tenda che nasconde la vasca…

Qui sono quattro le volontarie che si prendono cura di me: due mi sorreggono saldamente per le braccia, altre due immergono nell’acqua un lenzuolo bianco, lo strizzano, con un gesto rapido e preciso lo passano sotto il telo blu, me lo avvolgono aderente al corpo, mi invitano a scendere nella vasca, a immergermi, a esprimere mentalmente le mie richieste…

Un attimo e sono fuori. Non ho freddo. Non sono bagnata. Ho solo nel cuore una grande emozione. Anzi: un’emozione indicibile”.

La Flambata: e dopo l’immersione nelle piscine, il bagno di fede: la coinvolgente e suggestiva “flambata”. L’ imponente processione a lume di candela che ogni sera, sotto le stelle o sotto la pioggia, che qui a Lourdes è frequente, preceduta dalle carrozzine degli ammalati spinte a braccia dai volontari, si snoda imponente, al canto dell’Ave Maria, lungo i viali della “Spianata”, per concludersi, con la benedizione degli ammalati e dei pellegrini tutti, davanti al sagrato della monumentale chiesa principale del sacro villaggio dedicato alla Madonna.

Per concludere al meglio il viaggio-pellegrinaggio, vale  certamente la pena di dedicare un pomeriggio alla visita guidata ai luoghi di Bernadette, per immaginare e rivivere la misera esistenza della pastorella francese alla quale la Madonna si rivelò e parlò centocinquanta anni fa, dando origine al grande miracolo della fede e dell’amore che richiama ogni giorno, per tutto l’anno, davanti alla Grotta che si affaccia sul Gave, migliaia di fedeli che qui accorrono da tutto il mondo per prostrarsi in preghiera.

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