Stampa

Ripensando alla sosta di Lourdes

Un altro anno è passato e un altro pellegrinaggio è passato, lasciando come sempre, una traccia, un segno, un’impronta profonda nei nostri cuori.
Il pellegrinaggio a Lourdes, per noi giovani, è una vacanza a “scopo benefico”, un momento, per stare insieme, per ritrovare persone che non si vedono da qualche settimana,  da qualche mese, o addirittura da un anno intero, per vivere belle esperienze, ricevere, ma soprattutto dare, qualche sorriso ai malati o semplicemente per ritrovare se stessi, per lavare via le tensioni, le preoccupazioni scolastiche e pregare assieme alla Madonna, sempre lì ad aspettarci, nella Grotta.
Il pellegrinaggio va vissuto, non può essere spiegato; i momenti, gli attimi, i suoni, come un fischio, lo sferragliare delle ruote del treno che cominciano a muoversi, il vento che scompiglia i capelli mentre si salutano i genitori che hanno accompagnato alla stazione, una lacrima che scende sul viso, un cenno con la mano, le voci, le risate, gli abbracci, le facce assonnate che si muovono per dare la colazione, il sorriso di un malato, il dondolio del vagone e lo sguardo, che si perde fuori la finestrino, in cerca di una nuova casa.
Noi la nuova casa la troviamo a Lourdes, non arrivando, ma tornando, alla stazione che da anni conosciamo, l’arrivo in albergo, una piccola pausa, e poi comincia il vero pellegrinaggio, quello che noi giovani viviamo per 5 giorni, fatto di servizio, di corse tra albergo ed Accueil, di chiacchierate con i malati, di sguardi d’intesa, di divertimento, ma soprattutto di raccoglimento, di preghiera in silenzio.
Il silenzio, che di notte noi andiamo a cercare alla Grotta, quando le luci si fanno soffuse, quando i cancelli si chiudono e la città si addormenta. Il silenzio, che, di fronte alla Grotta, diventa assordante, quasi angosciante, e che obbliga la nostra mente a riflettere, a chiedere e a rispondere; un pensiero che si fonde con la preghiera.
Poi viene il momento di tornare a casa, i sorrisi si fanno più festosi, tutti pensano al proprio letto, ai propri cari, il desiderio è uno solo: partire, fare le valigie e caricarle sul treno, lasciare per un anno il luogo dove abbiamo dato il meglio di noi stessi, il luogo che ci ha catturato la mente ma soprattutto l’anima. Arrivati sul treno però, proprio nel momento esatto in cui sentiamo di nuovo un fischio, ci accorgiamo di lasciare nuovamente la nostra casa, e ci rendiamo conto di aver dimenticato qualcosa, non un oggetto qualunque, ma un pezzo di noi stessi, e il desiderio di ritornare l’anno prossimo si fa già strada nei nostri cuori.

Ciò che resta dentro, dopo quei giorni

Quest’anno il pellegrinaggio con i malati a Lourdes è stato anticipato di qualche giorno, per ragioni logistiche. Il tema proposto è stato “Pregare il Rosario con Bernardette”, tema seguito e sviluppato da monsignor Pacomio e monsignor Lupi con parole semplici, ma al contempo pregnanti, che hanno dato un senso ed uno spessore nuovo alla preghiera semplice e facile con cui i cristiani possono contemplare lo sviluppo dei misteri della vita del Cristo. Ho atteso qualche giorno per scrivere di questo pellegrinaggio, ma la magia e la gioia, che sempre mi rimangono nel cuore al ritorno, non sono affatto diminuite. Lourdes è sempre per me e per tutti un’esperienza unica di fede intensa, vissuta nella gioia di ritrovarci ancora una volta insieme, nel condividere un unico scopo, un’occasione di aprirci gli uni agli altri senza barriere, né giudizi o ipocrisie.
In questo siamo tutti uniti: il nostro scopo è servire, ognuno con le proprie capacità, i malati, perché possano anche loro avere in questi giorni attenzioni ed affetto.
Come semplice volontaria, seguo con piacere e con gioia le indicazioni e le direttive che mi vengono date, felice se mi riesce di essere un po’ utile. Sotto la loro direzione il pellegrinaggio funziona sempre come un perfetto ingranaggio, con l’aiuto della Madonna. E’ con il Suo aiuto che ognuno di noi trova la forza di assolvere i propri compiti e di sostenersi a vicenda, nel dare conforto e serenità ai malati. Ci riconosciamo fratelli e sorelle, prodigandoci per la buona riuscita del pellegrinaggio, incoraggiandoci a vicenda con un sorriso od una parola che possa dare la sicurezza di essere compresi ed apprezzati. Ecco, questo è Lourdes per me: non un sogno, ma una dolce e festosa realtà che ci accompagna nell’intimo tutto l’anno, in attesa del prossimo magico pellegrinaggio dal 20 al 26 luglio 2013. Tutti noi arriviamo a casa carichi di doni e grazie che la Madonna ci fa, e che ci viene dato di assaporare ogni giorno, lentamente e con gioia. Tra questi vi è pure, non ultima, l’amicizia che ci lega. E per questa, ringrazio di cuore la Madonna, ed aspetto con ansia i nostri appuntamenti mensili.

Fonte articolo

Avviso: Le pubblicità che appaiono in pagina sono gestite automaticamente da Google e sono necessarie a poter mantenere gratuite queste pagine. Pur avendo messo tutti i filtri necessari, potrebbe capitare di trovare qualche banner che desta perplessità. Nel caso, anche se non dipende dalla nostra volontà, ce ne scusiamo con i lettori.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pulsante per tornare all'inizio