15 Agosto 2010

La preghiera è stata più forte della paura

Il Santuario di Lourdes ha vissuto ieri, proprio nel giorno della Festa dell’Assunzione, momenti di grande apprensione. Oltre 30 mila fedeli e pellegrini sono stati fatti allontanare dal luogo mariano in seguito ad una telefonata che segnalava la presenza di quattro ordigni. Il Santuario è rimasto chiuso per diverse ore per consentire il controllo dell’area da parte degli artificieri. Fortunatamente, si è trattato di un falso allarme bomba sul quale le autorità hanno aperto un’inchiesta. Ripercorriamo quei momenti di apprensione attraverso la testimonianza, raccolta da Amedeo Lomonaco, di Emanuele Boero responsabile Unitalsi a Lourdes:

R. – E’ stato un momento difficile perché in un ambiente di pace, di serenità, di preghiera si è violentemente intromesso questo annuncio di violenza. Il 15 di Agosto è un momento di presenza eccezionale di pellegrini, ed era veramente affollatissimo il Santuario. Si è vissuta un’esperienza invece di deserto, perché in pochi minuti tutto è stato chiuso e tutti gli spazi del Santuario erano completamente deserti. La Grotta è rimasta nella totale solitudine. Non si vede neanche d’inverno questo deserto, perché c’è sempre, comunque, una presenza di pellegrini.

D. – In quale clima si sono svolte le operazioni di evacuazione?

R. – Noi eravamo tutti alla Messa internazionale che si svolgeva nella grande Basilica di Pio X. Proprio a mezzogiorno è arrivato questo allarme. I pellegrini malati stavano defluendo in quel momento dalla Basilica per andare verso i centri di accoglienza, verso gli alberghi per il pranzo. Quindi è stato segnalato dai servizi di sicurezza questa difficoltà e nell’ordine, nella tranquillità – direi – siamo riusciti a far uscire in breve tempo tutti i pellegrini dal Santuario che è stato isolato completamente.

D. – Come hanno vissuto fedeli e pellegrini questi momenti di apprensione?

R. – La gente era ammassata, nell’ordine, ma comunque tutti vicino alle porte d’ingresso con la voglia di rientrare, Non appena è stato dato di nuovo, per fortuna, l’annuncio che tutto si era risolto e che si poteva rientrare, l’afflusso è stato immediato. Il Santuario si è ripopolato immediatamente e già 20 minuti dopo partivano i canti della processione eucaristica. Il vescovo di Lourdes, mons. Jacques Perrier ha voluto subito riprendere le celebrazioni.

D. – C’è un’immagine che fotografa in modo eloquente quelle ore in cui il Santuario è rimasto chiuso?

R. – Durante la chiusura, mons. Perrier, ha recitato con poche altre persone il Rosario alla Grotta. Era da solo alla Grotta alle 15.30 e ha voluto recitare il Rosario anche se in quel momento la Grotta era zona interdetta. Ma il vescovo ha detto: “La Madonna ci ha chiesto di pregare, io sono qui e prego”. Ha “disobbedito” e non si è allontanato dal Santuario perché ha voluto dare una testimonianza di fede e di preghiera.

D. – Fa riflettere poi che l’allarme bomba è arrivato nel giorno della Festa dell’Assunzione…

R. – E’ una festa di Maria ed è una festa che da sempre celebriamo sia in Francia sia in tutto il mondo, quindi la presenza di pellegrini a Lourdes è fortissima. Poi si lega anche ad un periodo di vacanza. Le persone sfruttano questo periodo venendo qui per ristorarsi anche nello spirito.

Ai momenti di apprensione si è dunque subito sovrapposta la forza della preghiera come sottolinea anche mons. Paolo Angelino, presidente dell’Opera Federativa Trasporto Ammalati Lourdes (Oftal), intervistato da Antonella Palermo:

“Noi abbiamo qui il pellegrinaggio diocesano di Vercelli con pellegrini e ammalati dell’Oftal. Ieri c’è stato questo allarme bomba con una telefonata alla polizia locale di Lourdes attorno alle 12.30. Si annunciava che alle 15.00 in Santuario quattro bombe sarebbero esplose. La cosa più bella è stata vedere le persone che assiepavano la recinzione del Santuario, e che in ginocchio pregavano, cantavano. E’ stata davvero un’esperienza significativa, di grande preghiera pur dinnanzi a questo tentativo che non so come definire. Chi pensava di creare disagio e panico, proprio contando anche sulla debolezza delle persone, ha trovato, invece, una forza morale di preghiera e di carità senza uguali”.

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