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Una notte a #Lourdes

Dalla grande finestra dell’ambulatorio medico del Salus vedo il vicino Santuario, che sovrasta la Grotta delle apparizioni, stagliarsi illuminato e rassicurante nella notte serena e silenziosa di Lourdes; il cielo è quasi del tutto sgombro dopo la pioggia che ci ha a lungo accompagnato nel pomeriggio durante la Processione Eucaristica e solo qualche tardiva nuvola dal vicino oceano scorre veloce tra le montagne dai picchi innevati.

È uno spettacolo che non mi stancherei mai di ammirare nonostante stanchezza e sonno, un piccolo assaggio di Paradiso.

All’improvviso squilla il telefono e l’incanto si rompe. Chiamano dal quarto piano: vogliono il medico di guardia con urgenza.

Attraverso la hall del Salus deserta con l’apprensione che sempre accompagna queste chiamate improvvise.

Non mi ci abituerò mai, nonostante sia ormai una vita che vengo chiamato di notte durante le reperibilità nel mio ospedale.

Al quarto piano c’è grande agitazione, si sentono grida provenienti da una stanza illuminata con pellegrini, dame e barellieri che si affannano a cercare di dare aiuto.

Una dama accanto alla porta abbraccia e consola una giovane in lacrime.

Cosa è successo: per fortuna niente di grave! Una signora anziana venuta a Lourdes accompagnata dalla figlia si è completamente “dissociata” e ora grida delirando e inveendo proprio contro di lei, tenendo tutti svegli, sorda a tutti i tentativi di calmarla.

Mi chiedono di intervenire, ma come?

Non si tratta certo di una novità: spesso le persone anziane spostate dal loro ambiente familiare di notte hanno questa reazione e ci vogliono farmaci e tanta pazienza per riportarli a dormire.

Ma qui non siamo in ospedale, non ci sono infermieri esperti né tantomeno i farmaci adatti; molti degli ansiolitici di cui ci hanno rifornito i nostri volenterosi farmacisti in questi casi hanno un effetto opposto.

Faccio uscire tutti e mi siedo accanto alla signora tenendole familiarmente la mano.

È ancora agitata, delira, mi racconta le presunte malefatte della figlia, del tutto inventate.

Fingo di assecondarla, continuo a farle sentire la sicurezza e la solidarietà del medico del pellegrinaggio stringendole sempre la mano.

Sento che sta man mano calmandosi, la tensione si allenta, parla sempre più piano finché non cade in sonno profondo.

Domani non ricorderà nulla di quanto accaduto e potrà riprendere tranquillamente il suo pellegrinaggio a Lourdes.

Esco dalla stanza ormai buia e silenziosa. I pochi che non sono ancora tornati a dormire mi chiedono un poco sorpresi come ho fatto.

Il pensiero del lettino delle visite in cui girarmi e rigirarmi insonne per il resto della notte mi fa resistere alla tentazione di sentirmi come i grandi re taumaturghi medievali (in fondo siamo in terra di Francia) che dopo essere stati incoronati e unti con l’olio santo a Reims guarivano gli scrofolosi con il tocco delle mani.

Rispondo con sincerità che non lo so nemmeno io e ritorno in ambulatorio.

Non tutti sanno che nei pellegrinaggi della nostra associazione l’Unitalsi la figura del medico è molto importante: si può partire tranquillamente per un pellegrinaggio senza sacerdote ma non senza medico!

I medici assicurano l’assistenza ai pellegrini, al personale e naturalmente ai malati, a Lourdes e durante il periodo delicatissimo del lungo viaggio in treno.

Del resto, Lourdes è la città del malato, l’unica città del mondo dove il malato e il soggetto con handicap non è escluso ma è al primo posto, al centro delle attenzioni e delle preghiere.

Per tutti Lourdes ha una parola, una carezza, una risposta, una consolazione, basta saperla cogliere.

Per tutti c’è un miracolo grande o piccolo che il tempo, il caso e il cuore ti fanno scoprire.

Per me è stato sinora lo scoprire, purtroppo un poco tardi, il lato umano di una professione in cui è sempre in agguato il rischio che l’ammalato con tutti i suoi problemi diventi solo un numero, un protocollo da osservare, talvolta addirittura qualcuno di cui diffidare.

Alcune università cattoliche americane mettono giustamente il pellegrinaggio fra i malati a Lourdes come un punto importante della preparazione medica e infermieristica con l’attribuzione di un certo numero di crediti.

Pur senza arrivare a tanto l’accompagnare i malati a Lourdes è una esperienza che non posso non consigliare a tutti, soprattutto a medici e infermieri.

Carmelo Sigona per insiemeragusa.it

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