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Gio, ci porti a Lourdes?

«Il ponte di Ognissanti? A Lourdes»

Mattinata di ottobre di quattro anni fa. Un gruppo di studenti di seconda elettricisti dell’istituto Albert di Lanzo, vicino Torino, ascolta in classe l’insegnante di religione mentre parla della Madonna.
Le parole dicono quello che hanno studiato sui libri di catechismo, imparato da mamma e papà. Ma quelle parole sono diverse. Escono dalla bocca di un prof appassionato e giovane – trent’anni appena – che si chiama Giovanni Ravalli.

Alla fine della lezione i ragazzi si alzano, vanno alla cattedra: «Gio, noi la Madonna vogliamo conoscerla di persona. Ci porti a Lourdes?».

La domanda lo spiazza. «Come facciamo?».

E loro: «Ci andiamo per il ponte del primo novembre, così non saltiamo la scuola». «E le vostre festicciole di Halloween?», domanda lui provocatoriamente. «Che ci importa di Halloween? Prof, sa che c’è: noi la notte di Halloween partiamo per Lourdes».

Per Giovanni Ravalli la proposta dei ragazzi è un dono straordinario, che va subito accolto. E lui si mette in moto: genitori, autorizzazioni, pullman. In quattro e quattr’otto, meno di quindici giorni, tutto è pronto. Gli studenti, una decina, si portano cugini, amici. Uno o due per ciascuno. E l’autobus, la notte del 30 ottobre 2008, parte alla volta della grotta, coi ragazzi («non certo dei chierichetti», ricorda sorridendo Ravalli) pieni di entusiasmo.

L’esperienza li commuove, li sconvolge. Al ritorno è un fiorire di racconti, a scuola, tra i banchi. La voce corre velocissima e già a marzo dell’anno dopo i ragazzi sono raddoppiati: «Gio, per quest’anno ci siamo anche noi, a Lourdes». E così, anno dopo anno, il pellegrinaggio si ripete. Fino a stasera, quando oltre centocinquanta ragazzi di decine di scuole tra Lanzo, Ciriè, Collegno, Mathi, si ritroveranno per la partenza.

Tra loro ci sono Federica, Matteo, Andrea, Nicole. Sedici anni, diciassette, diciannove, sogni e aspirazioni diverse, tutti con lo stesso racconto sulla fede: «La riscopriamo stando insieme, davanti a quella grotta. La viviamo pregando». A sentirli, i loro compagni di classe rimangono un po’ allibiti. Poi, però, tornano a fargli domande, curiosi. E alla fine gli chiedono se possono andarci anche loro, a Lourdes. «Credo che il problema coi ragazzi, oggi, sia il fatto che noi insegnanti, e in generale noi adulti, chiediamo loro poco – spiega Giovanni Ravalli, che è diventato l’organizzatore ufficiale del “pellegrinaggio di Halloween” –. Se chiedi poco, ai giovani, ottieni poco o nulla. Ma se chiedi tanto, ottieni tutto».

Chiedi una festa, e avrai una serata di follie come tante; chiedi un pellegrinaggio avrai un’esperienza di incontro con gli altri, di relazione, di preghiera. Con le parole di Federica: «Ho amici che per la notte di Halloween si travestono e vanno in giro a fare casino, come a Carnevale. Io prendo il mio rosario e anche quest’anno me ne vado a Lourdes». Controcorrente, Federica. La prima volta ci è andata con le sue amiche, ed è tornata cambiata: Lourdes ha dato un senso al suo impegno in parrocchia come catechista e all’oratorio come animatrice, che lei porta avanti con convinzione e tanta passione. Quest’anno, Federica a Lourdes ci porta anche i suoi genitori.

La partenza è prevista per stasera, alle 18.30. Un lunghissimo viaggio in pullman, verso Maria. Il prof Ravalli propone ogni volta di recitare il rosario, di condividere le aspettative, e poi di chiacchierare, di cantare. All’arrivo al santuario l’agenda è fittissima di impegni: la visita alla grotta, le confessioni, la messa in cripta, i luoghi di Bernardette, il bagno per chi vuole. E dopo la processione aux flambeaux si risale sul pullman per essere a casa alle 10 del 2 novembre. In tempo per i compiti da fare e per prepararsi ad andare a scuola, l’indomani.

«Il fatto che il pellegrinaggio si ripeta per il quarto anno consecutivo, con un numero sempre maggiore di ragazzi, testimonia di come i giovani abbiano sete di esperienze autentiche, sete di gioia e di verità, in una parola, sete di Dio», spiega Ravalli. Mica zucche vuote.

Viviana Daloiso

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