Sarà commemorato anche al Meeting di Rimini
FRATEL ETTORE A 10 ANNI DALLA MORTE
Uno spettacolo di marionette per ricordare la figura del religioso camilliano che il cardinale Martini ha definito “un gigante della carità” – In un libro le testimonianze di molte persone che gli sono state vicine – Il cardinale Francesco Coccopalmerio ha scritto: “Io l’ho conosciuto, era veramente un grande santo” – L’ammirazione di Mike Bongiorno e di Phil Collins
Di Roberto Allegri
Il 20 agosto ricorrono i dieci anni dalla morte di fratel Ettore Boschini, il famoso religioso camilliano che a Milano era chiamato “il frate dei barboni” per la dedizione con cui si occupava dei senza tetto.
In occasione dell’anniversario sono in programma varie iniziative di ammiratori e devoti di questo singolare religioso di cui è già in corso il processo di beatificazione. A Seveso, vicino a Milano, dove si trova “Casa Betania” che è la sede principale della sua Opera, si terrà una cerimonia religiosa celebrata dall’incaricato del cardinale di Milano. Da Roverbella, in provincia di Mantova, paese natale di Ettore, arriverà un pullmann dei suoi conterranei per rendere omaggio alla sua salma sepolta nella cappella di Casa Betania. In questo paese del mantovano, alla fine di luglio è stata costituita l’Associazione “Guardia d’onore al servo di Dio Fratel Ettore Boschini”, il cui scopo che ha, tra gli altri, lo scopo di “far conoscere la figura, le virtù, le idee e gli insegnamenti di Fratel Ettore”, e di “compiere opere di bene, morali ed economiche, con possibilità di raccogliere ed evolvere fondi”.
Il 27 e il 28 agosto, Fratel Ettore sarà ricordato anche al Meeting di Rimini con uno spettacolo di marionette, diretto da Emanuele Fant e realizzato dagli assistiti dell’Opera, incentrato su Sabatino Iefuniello, uno dei primi collaboratori di Ettore morto nel 1982 in concetto di santità.
Con il passare del tempo, emerge sempre più in luce la straordinaria figura di fratel Ettore come eroico cristiano della carità. Eroico perché la sua azione personale nell’ambito dell’assistenza e dell’aiuto agli emarginati, non si è svolta dentro i confini della tradizione, ma quasi sempre in una atmosfera di eccezionalità, in quanto fratel Ettore si prendeva cura soprattutto dei casi disperati, delle persone alla deriva totale, di poveri tra i più poveri, di quelli che erano spesso considerati “non-umani”, i più sporchi e maleodoranti, rifiutati da tutti: Ettore li soccorreva, li aiutava e ridava loro la dignità di persone.
All’inizio degli anni Ottanta, Ettore aveva creato sotto i binari della Stazione Centrale di Milano un “rifugio” per i senza tetto nel quale accoglieva chiunque fosse alla deriva: malati, alcolizzati, tossicodipendenti, anziani abbandonati. Gente che aveva perduto ogni speranza e che in Ettore trovava un punto di riferimento e una nuova famiglia. E con il passare degli anni, lo spirito che animava quel rifugio si è concretizzato nella realizzazione di diverse case di accoglienza in Italia e all’estero.
Mi sono interessato della vita di questo religioso per mesi e mesi. Dalla direzione della sua Opera, avevo ricevuto l’incarico di redigere una biografia su di lui, in occasione del decimo anniversario della morte e dell’apertura del processo di beatificazione. Fin dall’inizio avevo pensato che il modo migliore di adempiere a questo compito fosse raccogliere i ricordi del maggior numero possibile di persone che avevano conosciuto Ettore, gli erano state accanto, avevano lavorato con lui. Ho così avvicinato molti testimoni diretti del modo di vivere e di pensare di Ettore, scoprendo storie straordinarie. Il libro è stato pubblicato dalla Editrice Piemme con il titolo “Vieni con me”. La frase “Vieni con me”, è il saluto che fratel Ettore era solito rivolgere a poveri quando li incontrava. “Vieni con me”, diceva. E poi se li portava a casa, dove li lavava personalmente, disinfettava le loro piaghe, li vestiva dignitosamente e li teneva con sé come fossero dei figli.
I casi che ho raccolto nel libro, e che mi sono stati riferiti da persone che assistevano fratel Ettore in questa missione, quindi testimoni oculari, sono a volte al limite dell’immaginazione. Mai avrei pensato, infatti, che alla fine degli anni Settanta, quando Ettore iniziò ala sua attività a Milano, nella ricca metropoli lombarda ci fossero persone che morivano negli angoli più bui della Stazione Centrale, coperte di vermi, nell’abbandono e nell’indigenza più assolute. Ettore si aggirava tra loro nel cuore della notte, col rosario in mano, prendendo in braccio chi non poteva più nemmeno camminare e aveva i vestiti talmente sporchi da essere diventati una cosa sola con la pelle.
Ci furono addirittura dei sacerdoti che cercarono di impedire ad Ettore di svolgere la sua missione, tanto sembrava assurda ed estrema. Ma ci furono anche “illustri” sostenitori, che stimavano la sua opera caritativa e che avevano intuito quanto importante e geniale fosse la sua carità. Il cardinale Carlo Maria Martini che lo conobbe a Milano, alla morte di Ettore scrisse una lunga lettera di ammirazione nella quale lo definiva un “gigante della carità”. Negli articoli e nelle biografie di fratel Ettore si cita spesso questo giudizio e si ricorda la visita ufficiale, il 4 novembre 1981, che il Cardinale fece al Rifugio della Stazione di Ettore. Ma durante la raccolta di testimonianze per il mio libro ho scoperto che Martini, in incognito e nel cuore della notte, andava spesso al Rifugio ad osservare estasiato quello che Ettore e i suoi volontari facevano. <<Siete pazzi>>, diceva il Cardinale, <<ma per vivere il Vangelo bisogna essere un po’ pazzi.>>- E si fermava anche lui a servire i poveri
Il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, che per i poveri ha una grande attenzione avendo egli pure fondato a Roma un’associazione che si interessa di loro, dopo aver letto il mio libro su fratel Ettore, mi ha inviato una gentile lettera affermando senza esitazione: “Io l’ho conosciuto ed era veramente un grande santo”.
Grande santo dei poveri, ma anche grande spirito di Dio che lasciava impronte incisive in tutti coloro che lo avvicinavano. Stargli accanto, sentirlo parlare, era come toccare la presenza di Dio. Molte persone, anche “famose”, che lo hanno conosciuto, mi hanno confidato questo loro sentimento. La moglie di Mike Bongiorno mi ha detto che il marito aveva aiutato molto Ettore e che lo considerava davvero un santo. Ho scoperto che anche Phil Collins, il famoso cantante inglese, in due diverse occasioni, volle dare economicamente una mano alle iniziative di Ettore. Il giornalista Piero Pirovano, uno dei fondatori del Movimento per la Vita in Italia, mi ha ricordato l’incontro avvenuto tra Madre Teresa di Calcutta ed Ettore, dicendomi che la Madre rimase molto colpita da quanto Ettore faceva a favore dei più poveri. Gabriele Albertini, sindaco di Milano dal 1997 al 2006, mi ha raccontato del profondo legame che lo univa ad Ettore e di come fosse impossibile non rimanere “catturati” dall’amore che il religioso dimostrava per il prossimo.
Fratel Ettore insomma è stato un cristiano d’avanguardia, un conduttore temerario, la cui importanza spirituale si va sempre più affermando nel nostro mondo caratterizzato da una disumanizzazione dilagante, come un faro di salvezza. Il suo geniale quanto eroico modo di vivere il Vangelo insegna costantemente che stiamo davvero vivendo un “tempo di guerra”, dove il Bene bisogna testimoniarlo con azioni concrete, anche estreme.
Roberto Allegri
ACQUISTA IL LIBRO A PREZZO SPECIALE SU AMAZON.IT