I primi giorni di settembre ci ricordano Madre Teresa di Calcutta, uno dei personaggi più amati e più significativi del nostro tempo. Morì il 5 settembre 1997, e il 4 settembre dello scorso anno è stata proclamata santa da Papa Francesco che ne ha fissato la festa liturgica il 5 settembre. Era nata a Skopje, in Albania, il 25 agosto del 1910.
L’annuncio della sua morte, il 5 settembre di venti anni fa, ebbe una grandissima risonanza in tutto il mondo. Anche perché avvenne alla vigilia del funerale di Lady Diana, la principessa inglese, moglie di Carlo, erede al trono, che era morta tragicamente, a soli 36 anni, in un misterioso incidente stradale.
Lady Diana era un personaggio amatissimo dalla gente. Ammirava molto Madre Teresa.
Le due donne si erano incontrate varie volte, e la suora era stata ufficialmente invitata al funerale della principessa. Benchè sofferente, Madre Teresa aveva accettato. Ma il suo cuore aveva ceduto all’improvviso. Nel corso della cerimonia funebre di Lady Diana, trasmessa in mondovisione, tutti i commentatori parlarono a lungo dell’amicizia delle due donne.
Quell’imprevisto accostamento, permise a giornali e televisioni di far sapere chi era quella suorina amica della principessa triste, e richiamare su di lei anche l’attenzione di un pubblico laico che non la conosceva.
I funerali di madre Teresa, celebrati la settimana successiva a quelli di Lady Diana, furono un evento storico in India. Il governo di Nuova Dehli volle rendere a Madre Teresa un omaggio pubblico, stabilendo che fosse onorata con funerali di Stato. Questo comportò una massiccia organizzazione di tipo militare.
Venne studiato un percorso preciso che il feretro avrebbe seguito dalla chiesa di Saint Thomas allo stadio Netaji. Il percorso fu transennato, onde evitare disordini e, lungo tutto il tragitto e dentro lo stadio, furono dislocati oltre 4000 poliziotti. Il governo volle inoltre che il corpo della suora fosse trasportato su un fusto di cannone, come si usa per gli eroi e i personaggi mitici, e come era avvenuto nel 1948 per il Mahatma Gandhi.
Alcuni milioni di persone seguirono in silenzio il passaggio del feretro di Madre Teresa per le vie di Nuova Dehli. Lo stadio Netaji era zeppo di devoti e ammiratori. Sulle gradinate c’erano più di mille Missionarie della Carità, che nel corso della cerimonia cantarono inni sacri in inglese e in lingua hindi.
Davanti all’altare, gli invitati, provenienti da cinque continenti, tra cui i rappresentanti di tutti gli Stati del mondo. Nella prima fila, di poltrone rosso scuro, vi erano tre regine: la regina Sofia di Spagna, la regina Noor di Giordania e Fabiola del Belgio. Poi tre presidenti: Oscar Luigi Scalfaro, presidente dell’Italia, Rexhep Meidani presidente dell’Albania, Jerry Rawlings presidente del Ghana. Inoltre erano presenti il Primo Ministro indiano Inder Kuman Gujarl, Hillary Clinton, la duchessa di Kent, madame Chirac, Sonia Gandhi, Corazon Aquino eccetera.
La salma di Madre Teresa fece il suo ingresso nello stadio alle dieci in punto del mattino. Era preceduta da un corteo di soldati e di poliziotti in uniforme di parata, con i tipici turbanti rossi, mentre la banda dei Gurkas diffondeva le note dell’inno nazionale indiano.
Secondo la consuetudine funeraria indiana, la bara era scoperta. Si poteva vedere bene il volto imbalsamato di Madre Teresa, circondato dal sari bianco col bordo azzurro, e le sue mani raccolte sul petto, intrecciate dal rosario. Il resto del corpo invece scompariva avvolto nella bandiera indiana.
La messa fu celebrata dal cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato del Vaticano, che, dopo il Vangelo, lesse un messaggio di Papa Giovannai Paolo II. “Sua Santità, che così bene conosceva Madre Teresa”, disse il cardinale “desidera che questa cerimonia funebre sia una grande preghiera di rendimento di grazie a Dio per aver donato questa donna alla Chiesa e al mondo. La storia della vita di Madre Teresa non è soltanto una mera impresa umanitaria. E’ una storia di fede biblica. Tutta la Chiesa ti ringrazia per il tuo esempio unico e promette di raccogliere la tua eredità”.
E il cardinale Sodano chiuse il suo commovente discorso richiamandosi ancora alle parole di Papa Wojtyla, grande amico di madre Teresa: “A nome del Papa ti rivolgo un ultimo addio terreno e a nome suo ti ringrazio per tutto ciò che hai fatto per i poveri del mondo. E’ a suo nome che depongo sulla tua bara il fiore della nostra più grande gratitudine”.
A distanza di 20 anni, Madre Teresa è una grande santa della Chiesa Cattolica. Un personaggio famoso, una donna stimata, esaltata, che molte nazioni, come l’India, le Filippine, Gli Stati Uniti, l’Argentina, la Spagna, la Russia, l’Italia, l’Inghilterra e anche il Vaticano vollero, quando era in vita, onorare ufficialmente attribuendole i loro più prestigiosi Premi. Nel 1975, la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l‘agricoltura e l‘alimentazione) le attribuì il Premio A. Schweitzer, e nel 1979 ricevette il Premio Nobel per la Pace.
Pochi si soffermano a illustrare la caratteristica fondamentale della sua vita e della sua opera: la povertà. In un mondo come il nostro dilaniato dall’odio e dominato dalla cupidigia, Madre Teresa si erge alta e solitaria, al di sopra di tutte le ideologie e di tutti le religioni, ricca di povertà. Una povertà assoluta, per poter essere “dono totale” agli altri, in particolare “i più poveri tra i poveri”.
Tutti i religiosi e le religiose della Chiesa Cattolica, sull’esempio e gli insegnamenti di Gesù si impegnano a vivere osservando tre voti: povertà, castità, e obbedienza. Le suore della Congregazione fondata da madre Teresa, le “Missionarie della carità”, professano anche un quarto voto che impone loro di “servire amorevolmente e gratuitamente i poveri”.
Poiché la loro unica attività è quella di dedicarsi all’aiuto dei poveri, dovendolo fare “amorevolmente e gratuitamente” non possono ricavare nessun compenso. Vivono di offerte, di elemosine, di piccoli gesti d‘amore da parte della gente. Ma non possono accettare aiuti “fissi” di nessun genere, né mutui, né stipendi, né sovvenzioni.
“Noi siamo Figlie della Provvidenza”, diceva madre Teresa, “Le entrate fisse ci permetterebbero di fare programmi, piani d‘azione, progetti, ma con queste agevolazioni non saremmo più figlie della Provvidenza”.
Tutte le Congregazioni religiose cattoliche, sia maschili che femminili, hanno una loro casa importante a Roma, che si chiama “Casa-Madre”, dove si trovano i Superiori Generali. In genere si tratta di residenze molto belle, sistemate in palazzi antichi. La Casa- Madre è il centro operativo della Congregazione, ha funzioni di rappresentanza, e si trova a Roma per poter avere facili contatti con il Vaticano.
Anche le Suore di Madre Teresa hanno la loro Casa-Madre in Roma.
Si trova nel complesso edilizio di “San Gregorio Magno”, un edificio che ha le sue origini nel secolo VII dopo Cristo, e sorge sul colle Celio, a metà strada fra il Colosseo e il Circo Massimo. Nel 1573, divenne proprietà dei Monaci Camaldolesi, che lo gestirono con alterne vicende. Ma in tempi recenti, per mancanza di vocazioni religiose, dovettero abbandonarlo e nel 1974 lo misero a disposizione di Madre Teresa. In quell’edificio si trova la Casa-Madre della Congregazione delle suore di Madre Teresa.
Andai a visitarla la prima volta nel 1986, accompagnato dalla stessa Fondatrice. Mi pareva normale e giusto che anche le suore di madre Teresa in Roma avessero una bella residenza per la loro sede generale. Ma mentre visitavo, mi resi conto che le cose non stavano così. Madre Teresa aveva trasformato quella bellissima sede in una straordinaria ed efficiente casa di accoglienza per i “barboni”.
In una ventina di stanze, aveva sistemato ottanta posti letto dove ogni notte ospitava i disperati, i drogati, gli ubriachi, i diseredati assoluti, le vittime della desolazione e della miseria che le sue suore raccoglievano per le strade di Roma.
E aveva ricavato la sede della sua Casa-Madre, che comprendeva gli uffici direttivi della Congregazione e il conventino delle suore che lavoravano nella città eterna, in un piccolo edificio adiacente al Palazzo, che era un tempo il pollaio. Proprio così. E quel pollaio non era stato ristrutturato con tutti i sistemi moderni al punto da renderlo in gioiellino comodo e caldo. No. Il conventino era lindo e pulito, ma aveva conservato le strutture elementari del pollaio.
Dal 1986 sono trascorsi diversi anni, ma mi risulta che niente è stato cambiato. Le stanze di quella Casa-Madre delle suore di Madre Teresa, sono piccole, con muri grezzi, tetti privi di intercapedine, per cui d’estate, in quelle stanzucce l’afa toglie il fiato e d’inverno si gela. Non c’è riscaldamento e spesso anche a Roma, d’inverno, il freddo è tremendo.
In quell’ex pollaio vive la Superiora generale delle religiose della Congregazione di Madre Teresa, con parecchie sue consorelle. Vivono con estrema semplicità. E con gioiosa gentilezza ricevono i visitatori, che possono essere semplici popolani, ma anche personaggi celebri e potenti, vescovi, cardinali, industriali, uomini politici, dando a tutti un esempio commovente di dignitosa povertà assoluta.
E anche Madre Teresa continua ad alloggiare in una povera tomba, a Calcutta. Dal 13 settembre 1997, giorno del funerale, i suoi resti mortali riposano in un sepolcro che si trova al piano terra della Casa delle Missionarie della Carità, casa fondata da Suor Teresa nel 1948, all’inizio della sua missione, e dove la Madre è vissuta ed è morta..
E’ una tomba semplice e disadorna, ed è rimasta tale anche dopo che la suora è stata proclamata santa.
Nessun ornamento speciale. Sulla lapide di marmo è stato scolpito un versetto tratto dal Vangelo di San Giovanni, che riassume lo spirito di servizio cristiano: “Amatevi gli uni gli altri così come io ho amato voi“. Sotto, una croce nera con le seguenti indicazioni: “Madre Teresa 26-8-1910 – 5-9-1997, nostra cara e amatissima Madre fondatrice“.
Renzo Allegri per Frammenti di Pace