Tanto e tanto tempo fà con Vittorio G.Rossi

Nei giorni scorsi, circolava su Facebook un articolo scritto da Vittorio G. Rossi negli anni Sessanta del secolo scorso. Un articolo gustosissimo, costruito con uno stile divertente e ironico, che rendeva quel letterato un geniale narratore molto amato dalla gente. E mi sono ricordato di una intervista che gli feci nel 1967.

Rossi viveva a Santa Margherita Ligure, dove era nato nel 1898. Ma, essendo uomo di mare, uscito dall’Accademia Navale di Livorno, capitano di lungo corso, comandante, giornalista inviato speciale del Corriere della Sera, trascorreva lunghi periodi viaggiando su navi mercantili, dove scriveva i suoi libri e i suoi innumerevoli articoli. Non era facile incontrarlo. Non era uomo di mondo, non frequentata salotti letterari, non si faceva intervistare da nessuno perché raccontava di persona le sue avventure e le sue esperienze.

Ero riuscito ad avere quell’incontro e vi andai molto emozionato. Venne anche mia moglie, appassionata lettrice dei suoi libri.

Lo scrittore mi aveva dato appuntamento non a casa sua, ma in un bar, nella piazza principale della cittadina. Mi attendeva seduto a un tavolino, sotto il sole, e mi disse che quel bar era il suo studio, quel tavolino la sua abituale scrivania. Quando non era in giro per il mondo, trascorreva tutte le mattine e spesso anche i pomeriggi seduto a quel tavolino rotondo scrivendo rigorosamente a mano articoli e libri. E mi precisò che il rumore della gente che passeggiava per la piazza e le chiacchiere dei clienti che consumavano caffè e bibite lo aiutavano a concentrarsi.

Rovistando tra le mie vecchie carte, ho trovato delle foto di quel singolare incontro. Foto ormai sbiadite.

Alcune le ho scattate io, e altre mia moglie. In una, sono seduto a quel mitico tavolino di fronte a Rossi. Tengo in mano il microfono che mi serviva per l’intervista. Poggiato sul tavolino si vede il mio registratore di quel tempo.

Mi sembra fosse un “Geloso”, ultima generazione.

Mille pensieri sono passati per la mia mentre osservavo quelle immagini. Allora, 1967, non esistevano neppure nella mente dei più grandi scienziati i piccoli cellulari di oggi, che servono non solo per telefonare da qualunque luogo dove ti trovi, ma servono anche da registratori, da macchine fotografiche, da cineprese, da radio, da televisori, da archivio.

Quelle scatoline, poco più grandi di una scatola di fiammiferi, che porti comodamente in tasca, contengono una quantità incalcolabile di informazioni, immagini, articoli, libri, intere biblioteche.

Sono trascorsi soltanto una cinquantina di anni da quell’incontro con Vittorio G. Rossi.

Ma, da un punto di vista del progresso scientifico, è come se di anni ne siano passati almeno tre, quattrocento. Incredibile, impressionante!!!..

Renzo Allegri

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