La vittoria della debolezza

1-rita-coruzziAl recente Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona, si è parlato anche di disabilità

di Rita Coruzzi

Conferenze e testimonianze hanno messo in risalto che Gesù, imprigionato nell’Eucaristia, è fonte di forza, di speranza e di coraggio soprattutto per chi è colpito dalla sofferenza

Nell’ambito del Congresso Eucaristico Nazionale, tenutosi nella Diocesi di Ancona-Osimo dal 3 all’11 settembre, il giorno 6 è stato dedicato alla fragilità. Le varie iniziative si sono svolte in diverse località della diocesi, a Loreto, in mattinata, tutte le associazioni di volontariato e moltissimi ammalati  si sono ritrovati in piazza dove si è parlato appunto della fragilità nella sua forma più apparente: la disabilità.

Da un punto di vista cristiano, i disabili vengono costantemente associati alla croce di Gesù e alle sofferenze patite sul Golgota, però a Loreto oltre a questo si è parlato anche della vittoria della debolezza, rappresentata dall’Eucaristia. Essa è la vera fonte da cui attingere forza e speranza.

Si sono susseguite, dal palco antistante la basilica, diverse e commoventi testimonianze, tra cui quella della signora Paola Bignardi, ex Presidente dell’Azione Cattolica, che ha spiegato molto bene, suscitando commozione, come la sua vita sia stata stravolta dalla malattia. Una vita molto attiva e dinamica fino a quando il male non la costrinse a rimanere a letto per tutta la giornata. Fu in quel momento che lei capì di dover rimettere in gioco se stessa e di dover cambiare la sua vita se non voleva sprofondare nella disperazione e in un mondo senza Dio. Comprese allora anche come l’Eucaristia, il contatto intimo, a tu per tu con Gesù, le infondesse forza e coraggio per sopportare ogni giorno una vita che non era più la sua, ma alla quale doveva adeguarsi. L’Eucaristia, la forma di debolezza più totale che Gesù ha donato ai suoi discepoli, è diventata anche la sorgente più sicura per attingere forza e speranza. Una speranza che l’aiutò a guarire.

E’ seguita poi la testimonianza della cantante Annalisa Minetti non vedente, che nonostante tutto è riuscita ad aprirsi una strada nel mondo dello spettacolo, pur rimanendo ancorata ai principi saldi della fede. La domanda che sorge spontanea è: come c’è riuscita? Lei ha risposto: abbandonandomi nelle mani di Dio. Ha quindi cantato una splendida canzone che aveva come tema proprio l’affidarsi completamente a Dio, il lasciarsi stringere e confortare dalla Sua presenza. Un’esecuzione perfetta che ha elevato lo spirito dei presenti. La Minetti ha annunciato che parteciperà alle Paraolimpiadi di Londra nel 2012 correndo i 1500 metri. La cantante infatti è anche un’ottima atleta, ha già ottenuto buoni risultati, realizzando anche alcuni record. La disabilità non la ferma, la sua vita è tutta una corsa.

Dopo di che, introdotta dal Presidente Nazionale dell’UNITALSI, Salvatore Pagliuca, anch’io ho dato una testimonianza di come Maria e Gesù a Lourdes abbiano cambiato la mia vita e il mio modo di vivere la sofferenza, non più come una debolezza, ma come un’opportunità di avvicinarmi di più a Dio e di fare esperienze che non avrei neanche lontanamente immaginato se fossi stata normodotata, come ad esempio la partecipazione al congresso stesso.

La mattinata si è conclusa con la S. Messa celebrata a mezzogiorno e presieduta da S. E. Card. Comastri, ex Arcivescovo di Loreto. La sua omelia si è basata sul racconto di aneddoti di vite straordinarie, ha citato nomi di beati che aspettano la santificazione, oppure di persone eccezionali che presto diventeranno beate. A mio parere il racconto più significativo è stato quello riguardante la beata Benedetta Bianchi Porro. Il cardinale ha raccontato come lei abbia perdonato il padre senza riserve e con tutto il cuore, sebbene lui non avesse mai chiesto scusa e non avesse nemmeno cercato di accettare la malattia che l’aveva resa cieca, sorda e muta. Lei semplicemente gli chiese di andare nella sua stanza, e lui dopo una serie infinita di tentennamenti, accettò, aspettandosi chissà quale rimprovero, ma ricevendo invece un caloroso grazie per tutto quello che aveva fatto per lei. <<Solo il perdono>>, disse poi Benedetta alla madre, <<può fare veramente capire a una persona quanto abbia sbagliato>>.  Il perdono, infatti, è un’altra chiave per leggere e superare la sofferenza.

La mattinata è stata quindi un inno di speranza in cui è dilagata la vittoria della croce, in quanto senza di essa non sarebbe stata possibile la resurrezione e neanche l’Eucaristia, che è il segno tangibile di Gesù vive realmente, in anima, corpo e divinità,  tra il suo popolo da più di duemila anni.

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.