RICORDANDO UN BAMBINO PRODIGIO
Nel mese di dicembre appena trascorso, i giornali italiani hanno riportato notizie riguardanti il violinista croato Stefan Milenkovich che ha tenuto alcuni concerti in varie città: il 6 dicembre era a Verona, il 7 a Modena, l’8 a Imola, il 9 a Morbegno e il 10 a Novara.
Ho seguito con attenzione quella piccola tournée perché Stefan Milenkovich, 42 anni, è un artista molto famoso: uno dei più celebri violinisti del nostro tempo. Ed è stato anche un “bambino prodigio”. Lo conobbi nel 1986, quando aveva nove anni e girava già il mondo tenendo concerti.
Arrivò a Milano con la fama di un fenomeno. C’era molta attesa e molta curiosità. Lo ascoltai nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano, gremita di appassionati di musica. Il bambino eseguì musiche di Tartini, Beethoven, Paganini, Bach, Corelli, Massenet, Kreisler, ottenendo applausi interminabili. Alla fine concesse numerosi bis.
Dopo che parte del pubblico se ne era andata, nella sala sono continuati i festeggiamenti. Il dottor Antonio Mormone, che era il fondatore e il presidente della Società dei Concerti di Milano, tenne una breve conferenza e regalò a Stefan un piccolo violino in oro e argento. Molte persone volevano complimentarsi con il bambino, e lui si muoveva con timidezza ma felice tra tutti quegli ammiratori. Controllava con lo sguardo un po’ smarrito quanto accadeva, rispondeva impacciato a complimenti e carezze. Io lo guardavo incantato, chiedendomi come fosse possibile che un bambino potesse trasmettere, con la musica che faceva uscire dal suo violino, una carica di sentimenti così coinvolgenti come quelli che vedevo sui volti e negli occhi di tutte le persone che lo avevano ascoltato e che continuavano a stargli intorno con tanta ammirazione.
Al termine della festicciola, Zoran Milenkovich, il padre di Stafan, anche lui celebre violinista, con il quale avevo un appuntamento per parlare di suo figlio, mi invitò a seguirlo.
Sono uscito dal Conservatorio con Zoran e il piccolo Stefan. A noi si aggiunsero la madre di Stefan, Lydia Cainazzo, pianista, di origine italiana, e il fratellino, Philip di 5 anni. Abbiamo fatto insieme la strada fino all’albergo, dove la famiglia alloggiava. Ricordo bene quella passeggiata a piedi per le vie di Milano. Il maestro Zoran mi raccontava, e io era intento a osservare i movimenti terribilmente spericolati di Stefan. Era allora un bambino magro, allampanato e vivacissimo. Non stava fermo un attimo. Saltava dal marciapiede in strada, inseguendo il fratellino, sfiorando le auto¬mobili in corsa, sgusciando tra le persone con una rapidità di riflessi incredibile.
Ad un certo momento, il maestro Zoran, leggendo sul mio volto una incontenibile preoccupazione, mi disse sorridente: <<Stefan è vivacissimo e spericolato. Comunque, è bene che si comporti così. Vuol dire che è normale e io mi preoccupo che sia come tutti gli altri bambini».
Nella hall dell’albergo, il maestro Zoran mi raccontò la storia del piccolo fenomeno.
<<Quando Stefan aveva circa due anni, cominciai a mettergli tra le mani un piccolo violino studiando le sue reazioni e mi resi conto che era estremamente interessato. Capii che aveva ereditato da suo padre quella istintiva passione per la musica e forse per il violino. Cominciai subito a educarlo. Stefan non ebbe mai nessun maestro se non io e sua madre>>.
Sapevo che il maestro Zoran era un ottimo violinista. Concertista anche lui, ma soprattutto insegnante. Quindi non mi meravigliai di quella sua scelta. La cosa che mi stupì fu il racconto del metodo di insegnamento che usò con il figlio. Dimostrando di avere una conoscenza psicologia importante dei bambini, e un rispetto della loro fragilità, Zoran aveva messo a punto un metodo rigorosissimo, ma che non affaticava, non turbava la regolare crescita di un bambino.
<< Non esistono metodi didattici validi per insegna¬re a suonare il violino a un bambino di due anni>>, mi disse. <<E oltretutto io volevo rispettare nel modo più assoluto la libertà di Stefan di essere un bambino. Così, sfrattando il mio amore per lui e la mia esperienza, inventai un metodo che mi pareva rispettoso e poteva essere efficace per Stefan. Pensai che la strada miglio¬re poteva essere quella di fargli ap¬prendere la tecnica come un gioco. Un gioco che richiede comunque una perfetta concentrazione, e la concentrazione mentale è faticosa sempre. Perciò, i tempi di lavoro per quel mio insegnamento dovevano essere brevi, anzi brevissimi, perché i bambini si stancano subito.
<<Cominciai con cinque minuti al giorno, per tre mesi. Poi aumentai a dieci minuti al giorno, per altri tre mesi. Poi a quindici, e via con que¬sta progressione inflessibile. Stefan non si accorgeva che il tempo degli esercizi aumentava e studiava con serenità e conperfetta concentrazione.
<<Attualmente Stefan studia 145 minuti al giorno senza accorgersene. Vengono distribuiti durante la giornata. L’importante è che lui suoni per quella durata tutti i giorni, comprese le do¬meniche e le vacanze, e mantenga durante gli esercizi la totale concentrazione su ciò che sta facendo.
<<A volte Stefan è svogliato, distratto, inquieto. Allora gli faccio suonare i brani che ama di più, che lo divertono, e la concentrazione torna perfetta. Oppure, parliamo di storia della musica, di autori, di stili, di tecnica: anche questo è parte importante dello studio>>.
«Quali sono i compositori che Stefan ama di più?», chiesi.
«Paganini, Mozart, Vivaldi», mi rispose Zoran.
«Ci sono i violinisti famosi che Stefan ascolta con particolare entusiasmo?», chiesi ancora.
«Stefan ha alcune preferenze molto forti>>, mi disse Zoran. <<Ama David Ojstrach, che ritengo sia tra i più grandi violinisti viventi, mentre non vuole mai ascoltare niente di Igor Ojstrakh, figlio di David grandissimo interpretate anche lui. Però, cosa che non mi piace molto, preferisce i dischi di musica leggera a quelli di classica>>.
«Ora Stefan studia 145 minuti al giorno: da adulto secondo lei quanto dovrà studiare?».
«Credo che a un buon violinista, con grandi doti, bastino tre ore di esercizi al giorno».
«Ha mai pensato di mandare suo figlio a scuola da altri famosi inseganti di violino?».
«Per il momento non lo credo opportuno. Non perché mi ritenga più bravo degli altri insegnanti, ma perché a studiare con me Stefan si diverte. Le mie lezioni sono come un gioco. E’ troppo piccolo per sottostare a lezioni severe e pesanti. Se ne riparlerà quando avrà 15, 16 anni».
Con quel metodo, osservato in modo inflessibile quotidianamente, il piccolo Stefan divenne, senza accorgersene, un fenomeno. Il maestro Zoran, snocciolò frettolosamente le principali tappe che il suo bambino aveva già conquistato.
<<A tre anni, Stefan tenne il primo concerto in pubblico; a 5, il primo concerto con orchestra; a 6, vinse il primo premio nazionale in un concorso riservato alla categoria dei ragazzi di 13 anni; a 7, si aggiudicò il primo premio assoluto in un concorso internazionale riservato alla categoria dei giovani di 16 anni.
<<Finora ha tenuto 373 concerti suonando, oltre che in Jugoslavia, in Russia, America, Belgio, Spagna, Austria, Cecoslovacchia e Italia. Ha inciso un disco, ha partecipato a circa cento trasmissioni televisive.
<<Le posso precisare>>, aggiuse il maestro Zoran << che le musiche che Stefan interpreta non sono “cosette” per bambini, ma concerti impegnativi anche per famosi violinisti. Lo scorso anno, al Teatro Bolscioi di Mosca, venne organizzato un grande concerto cui parteciparono i più celebri cantanti lirici russi e dei vari Paesi dell’Est. Stefan era l’unico strumentista. Ha suonato con l’Orchestra del Bolscioi, interpretando un difficilissimo concerto per violino e orchestra del grande compositore russo contem¬poraneo Dimitrij Kabalevskij, ottenendo applausi interminabili ed elogi sperticati dai critici. L’attività concertistica di Stefan è quella di un artista adulto. Le sue interpretazioni hanno lo stile e la sicurezza di un violinista pienamente formato.
<<Questa maturità, che si riscontra in lui che è un bambino, è inspiegabile e mi fa paura>>, disse ancora il maestro Zoran. <<Lei mi ha domandato se ritengo che mio figlio sia un genio. Ebbene, le rispondo che quello che ha fatto finora non è l’attività sbalorditiva di un bambino prodigio, ma il lavoro serio di un grande violinista in piena maturità».
Dopo quell’incontro non ho più avuto contatti con Stefan Milenkovich e neppure con i suoi genitori. Ma ho continuato a seguire la carriera del ragazzino. Ho appreso così che quando aveva dieci anni si è esibito per il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan ad un concerto di Natale a Washington. L’anno seguente, ha suonato per Mikhail Gorbaciov a Belgrado. All’età di 14 anni, ha suonato per Papa Giovanni Paolo II e all’età di 16 anni ha tenuto, a Monterrey, in Messico, il suo concerto numero 1000. A 17 anni, è stato il vincitore del Concorso internazionale Young Young Artists (USA). E poi, a seguire, di innumerevoli altri concorsi internazionali, compreso il concorso Nicolò Paganini di Genova.
Ora Stefan Milenkovich è una stella luminosa nel firmamento del concertismo internazionale. Seguo sui giornali le cronache dei suoi successi. So che si dedica anche all’insegnamento: è stato assistente di Itzhak Perlman alla Juilliard School di New York ed è Professore di violino all’Università dell’Illinois, USA. E’ impegnato anche in cause umanitarie: partecipa spesso a concerti di beneficenza patrocinati dall’Unesco, e per questa sua attività gli è stato attribuito il prestigioso riconoscimento “Most Human Person”. Quando leggo le cronache attuali dei suoi concerti, mi viene sempre in mente quel bambino magro, allampanato, vivacissimo del 1986: misteri e miracoli della vita.
Renzo Allegri
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