Wojtyla mi disse

1Incontro con il dottor Mario Botta, che da quasi 30 anni segue da medico le apparizioni di Medjugorje.

I veggenti non mentono

di Roberto Allegri

<<Ho eseguito dei test scientifici sui veggenti di Medjugorje nel 1982, cioè un anno dopo la prima apparizione>>, dice il dottor Mario Botta, cardiologo italiano che da trent’anni è anche membro stabile del Bureau Medical di Lourdes. <<In seguito, ho studiato i veggenti insieme ad alcune equipe di ricercatori internazionali. I numerosi test compiuti sui veggenti sono sempre stati positivi, cioè favorevoli all’autenticità del fenomeno>>.

Le apparizioni di Medjugorje ebbero il loro inizio il 24 giugno di trent’anni fa. E fin dall’inizio i veggenti furono sottoposti a controlli medici. Il primo avvenne il 27 giugno 1981, cioè dopo la terza apparizione. Le autorità comuniste volevano stroncare subito quel fatto che stava facendo molto rumore, e ricorsero ai medici. Fecero esaminare i ragazzi dal dottor Ante Vujevic, specialista in psichiatria, che disse: “Sono perfettamente normali”. Il responso irritò le autorità comuniste che ricorsero subito a uno specialista di grande fama: il professor Mulija Dzudza, direttore dell’ospedale psichiatrico di Mostar. Egli eseguì la sua ricerca il 29 giugno e il giudizio fu lo stesso: “Ragazzi sani di corpo e di mente”.

2Nel 1983, i ragazzi furono esaminati dal professor Ludvik Stopar, famoso neuropsichiatra slavo, che emise lo stesso responso. Nel 1984 iniziarono le ricerche di “équipe” di medici: la prima, composta da quattro medici italiani, tra i quali il dottor Botta. Subito dopo, arrivarono a Medjugorje i medici francesi e quindi, all’inizio del 1985, gli italiani ripeterono le loro analisi, ampliandole. Fu quindi la volta degli specialisti inviati dalla Conferenza episcopale slava e di quelli inviati dal Vaticano. La conclusione era sempre la stessa: “I veggenti non mentono”.

<<Noi ricercatori>>,dice il dottor Botta <<non possiamo dire “cosa” vedono i veggenti durante l’apparizione. Ma possiamo scoprire se mentono. Con le parole, una persona può anche ingannare un medico ma le macchine non possono essere prese in giro. Tutte le ricerche eseguite sui veggenti di Medjugorje durante le apparizioni hanno dimostrato che non mentivano>>.

Perché lei, fin dal 1982, si interessò di Medjugorje?

<<Vi andai non come medico, ma come credente aperto a qualsiasi possibilità. Tornai a casa entusiasta e con la convinzione che le cose straordinarie di quel posto fossero reali. L’anno dopo, portai con me un “Holter”, uno strumento portatile in grado di registrare l’attività cardiaca. Volevo monitorare il cuore dei veggenti durante lo stato di estasi. Lo usai su Ivan. Gli applicai i sensori sul petto e poi gli diedi un pulsante che, una volta premuto, mandava un “marker” sul tracciato. Gli chiesi di  premerlo all’inizio dell’apparizione in modo che, sul tracciato, si capisse esattamente il punto di inizio dell’estasi. Il risultato fu un’attività cardiaca assolutamente normale, quella di un giovane ragazzo sano. Niente di eclatante. I ragazzi, quando andavano in estasi, erano del tutto isolati, completamente refrattari a qualsiasi stimolo doloroso. Ricordo che punsi una spalla di Ivan con uno spillo e uscì anche una goccia di sangue. Ma il ragazzo non ebbe la minima reazione. Eppure il cuore non presentava un’attività anomala. Come credente, mi venne da pensare che un tracciato cardiaco normale era naturale: perché la Madonna, al momento dell’apparizione, avrebbe dovuto stravolgere la fisiologia di quei ragazzi?

<<Nel 1985, feci parte di un’equipe di medici che svolse un’accurata indagine scientifica sui veggenti. I risultati furono incredibili. Verificammo che la soglia della sopportazione del dolore, durante le estasi, aumentava del 700 percento, che nonostante avessero occhi e orecchie aperte era come se non vedessero e non sentissero. Tutti i loro sensi erano perfettamente funzionanti ma non reagivano agli stimoli.>>

3Ho letto che lei è stato anche il medico di Giovanni Paolo II: ha parlato con lui di Medjugorie?

<<Sono stato il medico personale di Giovanni Paolo II durante il  suo pellegrinaggio a Lourdes nel 1983. In quei giorni sono stato sempre al suo fianco. Nel 1986, insieme ad altri cinque medici, andai da lui a Castel Gandolfo. In quell’occasione, gli chiesi: “Santità, cosa pensa di Medjugorje?” Mi guardò per qualche istante. “Non c’è niente nel fatto che si opponga al Vangelo”, mi rispose. “E’ tutto vero. E’ un invito alla preghiera. E’ tutto vero.”>>

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