I dolori di Padre Pio raccontati da un medico
23 settembre: la Chiesa festeggia San Pio da Pietrelcina.
Oggi ricorre anche l’anniversario della morte di Padre Pio, avvenuta il 23 settembre 1968. Il Padre aveva allora 81 anni, essendo nato il 25 maggio 1887.
Padre Pio, proclamato santo nel 2002, da Papa Giovanni Paolo II, è uno dei personaggi più noti della storia religiosa moderna. Non solo in ambito cristiano, ma anche al di fuori del cristianesimo.
Ricordo di aver visto, in India, un tassista che teneva l’immagine di Padre Pio sul parabrezza della sua suto accanto alle immagini dei più celebri e amati personaggi religiosi induisti. Gli chiesi il perché. “E’ un grande spirito”, mi rispose.
San Pio da Pietrelcina è ricordato soprattutto per le stimmate: i segni della passione e morte di Gesù. Per 50 anni portò impresse sul proprio corpo quelle ferite, che furono sempre vive e sanguinanti. Secondo la scienza medica, una piaga o guarisce o diventa cancrena. In padre Pio non accadde.
Naturalmente quelle ferite erano fonte di dolori lancinanti e continui. Ogni movimento del corpo comportava fitte acute, giorno e notte. Per questo Padre Pio è ricordato come esempio di sofferenza, che lo rendeva simile a Gesù Crocifisso. Cristo morì in croce tra gli spasimidella crocifissione per la salvezza degli uomini. Padre Pio accettò quella drammatica condizione per “collaborare” con Gesù alla salvezza e alla redenzione dei suoi fratelli. Per via delle stimmate, viene chiamato anche “Alter Christus, un altro Cristo”, un “crocifisso senza croce”, il “Cireneo di tutti”.
Le stimmate però non costituiscono la “sola” fonte di sofferenza che ha martoriato la vita del santo. Pochi sanno che Padre Pio fu tormentato per tutta la vita da continui malanni misteriosi. Fu martire di una sofferenza senza fine e senza nome, e accettata sempre con il sorriso sulle labbra.
Qualche anno dopo la morte del Padre, conobbi il dottor Michele Capuano, medico. Era una persona saggia, e Padre Pio gli voleva bene. Lo chiamava affettuosamente “Michelino”.
Il dottor Capuano era stato per 40 anni amico e medico curante di Padre Pio, per questo ricevette un compito delicato e importantissimo. Fu chiamato a far parte della “commissione storica” del processo di beatificazione di Padre Pio, con lo specifico incarico di studiare, da medico, le stigmate del cappuccino e le sue numerose malattie. Ebbe quindi la possibilità di consultare tutti i documenti medici relativi al religioso, anche quelli riservati e segreti.
Esaminò quelle carte per alcuni anni. Alla fine, presentò alle autorità ecclesiastiche una relazione di 250 pagine, che fu acclusa agli atti del processo di beatificazione.
Nessuno potè avere una visione completa dei malanni che afflissero Padre Pio, come il dottor Capuano. Un giorno mi parlò a lungo di quell’argomento e della relazione che aveva compitato per il processo di beatificazione del futuro santo. E il suo racconto è una documentazione sconvolgente.
<<Sapevo che nella sua vita il Padre era stato spesso ammalato. Io stesso lo avevo curato per diversi anni. Ma studiando attentamente tutti i documenti che mi erano stati messi a disposizione per il documento scientifico che dovevo redigere, mai avrei mai potuto immaginare che le malattie da lui sopportate fossero state così numerose e gravi.
<<Le malattie cominciarono a tormentarlo quando era un bambino. A sei anni venne colpito da una grave enterite che lo costrinse a letto per un lungo periodo, ma poi guarì improvvisamente e in maniera inspiegabile. A dieci anni si ammalò di febbre tifoidea.
<<Durante una permanenza a Venafro, nel 1911, trascorse un lungo periodo a letto, e per 21 giorni il suo unico nutrimento fu la Comunione che riceveva al mattino. I medici che lo visitarono in quel periodo, rimasero stupefatti, non riuscendo a capire quale fosse la natura della malattia e come potesse vivere senza nutrirsi.
<<In seguito, il suo stato di salute si aggravò. I medici emisero le diagnosi più strane. Il dottor Francesco Nardacchione diagnosticò “bronco alveolite all’apice sinistro”, e altri medici, compresi quelli del distretto militare di Napoli dove il Padre si era presentato per il servizio di leva, confermarono la diagnosi,
<<Sempre negli anni giovanili padre Pio fu colpito da bronchite asmatica che non lo abbandonò fino alla morte. A volte le crisi erano molto gravi e gli toglievano letteralmente il respiro. Nella vecchiaia, questa bronchite asmatica fu un vero tormento, soprattutto durante la notte.
<<Aveva anche una calcolosi renale grave, con coliche frequenti, che duravano diversi giorni. I dolori erano talmente forti da costringerlo a piegarsi in due per cercare di resistere. I medici gli consigliavano di restare a letto ma lui sapeva che ogni giorno arrivavano persone da molto lontano per avere un consiglio da lui, e così andava in chiesa anche se stava malissimo.
<<Un’altra malattia molto dolorosa fu una specie di gastrite cronica, che ad un certo momento si trasformò in ulcera. Cominciò a manifestarsi negli anni giovanili. Era così violenta, che, nei giorni di crisi, padre Pio non poteva nè mangiare nè bere. Vomitava tutto. I conati, ininterrotti, giorno e notte, lo spossavano fino allo svenimento.
<<L’alimentazione del Padre fu sempre parca. Nel corso della giornata egli prendeva soltanto una minestrina di legumi e un pò di verdura. Ogni tanto beveva un bicchiere di vino e, durante l’estate, quando faceva molto caldo, un bicchiere di birra fredda.
<<Era una alimentazione poverissima e assolutamente insufficiente in rapporto alle ore di lavoro e di preghiera che erano tantissime nel corso della sua giornata. Basti pensare che si alzava alle tre del mattino e andava a riposare verso le 23.
<<Quando arrivavano le crisi della gastrite, il suo stomaco non riteneva neppure il poco cibo di cui il Padre si nutriva e allora egli andava soggetto a forti e pericolosi dimagramenti.
<<La gastrite non lo abbandonò mai. Anzi, provocò altri disturbi noiosissimi dell’apparato digerente, che il Padre tenne segreti e che furono riscontrati dai medici solo dopo la sua morte.
<<Padre Pio soffrì di tutte le infiammazioni dell’occhio, del naso, dell’orecchio e della gola.
<<Ebbe soprattutto una rinite cronica, che a un certo momento divenne ipertrofica, interessando i seni nasali, frontali e mascellari, con dolori acutissimi.
<<Insieme alla rinite si manifestò anche un’otite talmente grave da renderlo sordo.
<<Di questa malattia padre Pio si preoccupò molto. La sordità gli avrebbe impedito di confessare, di svolgere cioè la grande missione che Dio gli aveva affidato. Egli pregò Dio affinchè gli togliesse piuttosto la vista, ma gli lasciasse l’udito. Nonostante sapesse benissimo quale tormento fosse essere cieco. Infatti, diverse volte nella sua vita era andato soggetto a periodi di cecità assoluta. Cecità che nessuno seppe mai spiegare.
<<Quasi tutte le malattie di padre Pio risultavano inspiegabili ai medici curanti sia per la loro origine come per il loro comportamento. Nel corpo di padre Pio le malattie andavano e venivano, si manifestavano e scomparivano con una rapidità sconcertante. Un giorno egli era ammalato e il giorno successivo non aveva più niente. La malattia a volte era talmente grave da far temere per la sua vita. Poi, improvvisamente tutto scompariva. Questa altalena, che non trova alcuna spiegazione medica, è durata per tutta la vita del santo.
<<Non erano però malattie immaginare, frutto di suggestioni, di fissazioni, di isterismo. Erano malattie oggettive, riscontrabili attraverso gli esami clinici e radiologici, ma refrattarie alle medicine e alle cure. Insorgevano senza una ragione, regredivano allo stesso modo.
<<Padre Pio venne sottoposto anche a visite per controllare il suo stato psichico. Tutti i referti su questi aspetto della sua salute sono positivi.
<<Anche quelli del professor Amico Bignami, un medico di fama internazionale che negli anni Venti era ordinario di Patologia medica all’Università di Roma. Bignami non era credente e quindi per lui le stigmate non potevano avere un’origine mistica. Ma dopo aver visitato il Padre, disse che era una persona equilibrata, sincera, simpatica e perfettamente normale.
<<Nel 1925 il Padre fu operato per un’ernia inguinale e l’intervento era avvenuto, per suo volere, con la sola anestesia locale. Non voleva assolutamente diventare incosciente di fronte al dolore, ma questa scelta comportava dolori indicibili.
<<Qualche tempo dopo sul collo si formò una grossa cisti che gli impediva di muovere il capo e di dormire la notte. Bisognava toglierla e anche quell’intervento fu eseguito nel convento e senza anestesia totale.
<<Un terzo intervento chirurgico lo subì all’orecchio. Si era formato un epitelioma, cioè un tumore della pelle. Era maligno, come fu constatato dall’esame istologico eseguito a Roma.
<<A quei tempi un tumore maligno non perdonava mai. Le cure erano palliative, inefficienti.Padre Pio dovette essere operato e come sempre l’intervento venne eseguito in anestesia locale.
<<I superiori erano molto preoccupati e temevano per la sua vita. I medici ordinarono terapie a base di radiazioni, ma il Padre si sottopose soltanto a due sedute. Poi disse che non era più necessario fare niente.
<<Guarì, e dato il genere di malattia, soltanto un intervento miracoloso potè salvarlo.
<<Nel maggio 1956, il Padre, fu colpito da una grave “pleurite essudativa”, con versamento nel sacco pleurico. La malattia venne accertata radiologicamente e controllata dal professor Cataldo Cassano, un clinico di grande fama, che estrasse personalmente il liquido sieroso dal corpo del Padre.
<<Era una cosa molto seria e grave. Padre Pio rimase a letto per quattro mesi consecutivi.
<<In agosto, arrivò anche a San Giovanni Rotondo la statua della Madonna di Fatima che in quel periodo veniva portata in giro per l’Italia ed era detta “Madonna pellegrina”. Padre Pio pregò chiedendo la grazia della guarigione e la malattia scomparve senza lasciare traccia.
<<Negli anni della vecchiaia il Padre fu tormentato dall’artrite e dall’artrosi. Le sue articolazioni erano bloccate. Ogni movimento gli procurava dolori acuti. Per alzare il braccio, quando dava la benedizione, doveva farsi aiutare da un confratello. Non riusciva a camminare e si spostava su una sedia a rotelle.
<<Per lenire i dolori non ricorreva quasi a medicinali.Aveva consacrato la vita a Dio, chiedendo la sofferenza per il bene degli uomini. Il fenomeno delle stigmate lo aveva fatto diventare simile a Cristo. La sua vocazione era quella di soffrire, come Cristo in croce, e le malattie non erano altro, per lui, che un “supplemento” delle sofferenze provocate dalle misteriose piaghe che aveva alle mani, ai piedi e al costato.
<<Per capire quanto grande siano state le sofferenze di Padre Pio bisogna riflettere sul fatto che tutti i dolori, i fastidi, i disturbi, i tormenti, le spossatezze, gli indebolimenti provocati dalle numerose malattie andavano ad aggiungersi ai terribili dolori causati dalle stigmate>>.
Uno dei fenomeni fisici misteriosi, che si manifestavano nel corpo di padre Pio, erano le ipertermie, cioè le febbri alte, da “cavallo”, che restano un caso unico nella storia della medicina. Un fatto che ha sconcertato tutti i medici che, in qualche modo, si sono interessati della salute del Padre.
Con il termine medico “ipertermia” si intende una elevazione della temperatura corporea al di sopra della norma.
Il fenomeno è noto in campo mistico. Gli studiosi del settore lo hanno constatato in San Giovanni della Croce, in Santa Teresa d’Avila, in Santa Margherita Alacoque, definita la “santa di fuoco”. Era tanto l’amore che questi santi avevano per Dio che il loro cuore batteva forte e la temperatura del loro corpo si alzava come se avessero un febbre mortale.
<<Queste febbri>>, mi spiegò il dottor Capuano <<non erano mai state studiate scientificamente, come invece è accaduto per padre Pio.
<< I primi ad osservarle furono i medici dell’ospedale militare di Napoli.Alla fine del 1915, padre Pio era stato chiamato a prestare il servizio militare. Era stato destinato alla Decima Compagnia di Sanità di Napoli. Aveva 28 anni. Da tempo la sua salute era malandata. I medici lo sottoposero ad alcune visite di controllo.
<<Scoprirono così che il Padre andava soggetto a febbri altissime. Nessun termometro in loro dotazione riusciva a misurarle.La fronte del giovane religioso scottava, i suoi occhi erano lucidi, il polso galoppava. Gli mettevano il termometro sotto le ascelle e infallibilmente la colonnina di mercurio saliva con rapidità e violenza nel tubo di cristallo fino a farlo saltare.La febbre dunque superava i 42 gradi, il limite massimo previsto da un normale termometro.
<<I medici, sbalorditi, si consultarono e poi, non sapendo cosa fare, decisero di mandare il giovane soldato a casa, con un anno di licenza per malattia.
<< La febbre era una compagnia abituale per padre Pio. Lo si deduce dalle lettere che scriveva al suo direttore spirituale. Ma probabilmente non la misurava mai.
<< Il primo a misurare con esattezza il grado di temperatura della febbre di padre Pio fu un medico di Foggia. Durante la lunga licenza, il Padre si era stabilito in un convento di quella città e continuava a stare male. Dopo aver distrutto vari termometri, il medico che lo aveva in cura, pensò di ricorrere a un termometro che serve misurare la temperatura dell’acqua detto “termometro da bagno”. Misurò la febbre al Padre e la colonnina di mercurio si fermò a 48 grandi. Il medico non credeva ai propri occhi. Riprovò, ottenendo lo stesso risultato. Ma poi lasciò perdere perchè un caso del genere non era contemplato neppure nei manuali che aveva studiato all’Università.
<< Lo studio scientifico di quelle febbri altissime fu ripreso dal dottor Giorgio Festa nel 1920. Festa, era un medico famoso a Roma, e divenne poi amico di Padre Pio e scrisse alcuni libri su di lui.
<<Il dottor Festa cominciò a misurare la temperatura a padre Pio con metodo, due volte al giorno. Diede ordine al superiore del convento di fare altrettanto in sua assenza. E i risultati furono incredibili. Certi giorni la temperatura era di 36,2-36,5 gradi, ma in altri giorni diventava di 48-48,5 gradi.
<< Il fenomeno era inammissibile da un punto di vista scientifico. Il dottor Festa era frastornato.
Decise di fare una ricerca nella storia della medicina. Trovò che Julius Friedrich Cohnheim, nel suo “Trattato di patologia generale”, ricordava che, nell’attacco epilettico ed uremico, segnatamente nel tetano, numerosi osservatori avevano notato temperature del tutto straordinarie: 42,5 – 43 e persino 44 gradi. Temperature sempre catastrofiche e che, dopo la morte, subirono talvolta un ulteriore aumento.
<<Il Baumler, occupandosi della patologia dell’insolazione, riferiva di un caso, seguito da morte, in cui l’infermo, un’ora dopo che era stato ricoverato in ospedale, presentava una temperatura di 42,9 gradi.
<< Il Wunderlich, in Germania, fin dai suoi tempi, aveva richiamato l’attenzione dei medici sulla circostanza che nelle più svariate malattie del sistema nervoso centrale, verso la fine della vita, la temperatura del corpo poteva salire in modo considerevole, fino a 42 e talvolta anche 43 e 44 gradi.
<< Il suo pensiero sull’argomento era stato confermato da tutti gli osservatori che lo avevano seguito, e le temperature così elevate da lui descritte avevano avuto il nome di “agoniche o preagoniche”, come espressione appunto della catastrofe che preannunciavano.
<<In tutti questi casi estremi, ricercati dal dottor Festa, si era sempre molto lontani dai 48 gradi di temperatura che si riscontravano in padre Pio. Perciò il dottor Festa concluse la sua ricerca scrivendo con questa significativa osservazione: “Per quanto si riferisce a Padre Pio è appena il caso di rilevare che le ipertermie constatate in lui, non una, ma ripetute volte, con ogni esattezza, pur avendo di gran lunga oltrepassato quei limiti che dai più dotti cultori della materia son considerati come annunziatori di morte, non solamente non hanno dato luogo, nel suo organismo, ad alcun fatto secondario di qualsiasi gravità, ma, al terzo giorno della violenta crisi, tornava sereno e tranquillo e riprendeva i doveri del suo ministero>>.