MARIO TREMATORE L’UOMO
CHE SALVO’ LA SINDONE
Venerdì santo. Ricordo della Passione e morte di Gesù in croce.
Alla sera di quel giorno, il corpo del crocifisso venne tolto della croce e avvolto in un lenzuolo. Da quell’involucro Egli si sfilò vittorioso all’alba del terzo giorno, lasciando sul telo la propria immagine di martirizzato.
Come si sia formata quell’immagine, resta un mistero. E’ stata studiata con tutti i mezzi scientifici più d’avanguardia da commissioni di scienziati di ogni fede. Finora, nessun laboratorio scientifico è riuscito a spiegarne la natura. I ricercatori hanno constatato che nella trama del tessuto non ci sono tracce di pigmenti coloranti, quindi quell’immagine non è pittura, non è disegno, e non è neppure un’immagine ottenuta con l’impressione a fuoco. Se guardata da vicino, non si distingue il contenuto; ma da lontano si vede benissimo la forma di un uomo alto, barbuto, e con lunghi capelli. E sono state trovate tracce di sangue umano, del tipo AB. L’elaborazione al computer ha mostrato inoltre che quell’immagine ha proprietà tridimensionali, che non appartengono né ai dipinti, né alle normali fotografie.
Lungo il corso dei secoli, la sua esistenza è stata insidiata in mille modi: attentati furti, incendi, terremoti, alluvioni, viaggi interminabili in giro per il mondo, ma niente e nessun incidente è mai riuscito a scalfirla.
L’ultimo gravissimo incidente risale a 25 anni fa. Nella notte tra l’11 e il 12 aprile 1997, un immane rogo si sprigionò nella cappella del Guarini a Torino dove l’immagine era custodita. Nella cappella erano in corso lavori di restauro. Le fiamme attaccarono le impalcature, le strutture lignee, gli stucchi. La Sindone era in un cassetta d’argento protetta da una teca di vetro antiproiettile e antisfondamento. Il fuoco provocava un tale calore che i grossi tubi di ferro dell’impalcatura si scioglievano come coni di gelato al sole. I vigili del fuoco accorsi nel cuore della notte, continuavano a fare tentativi su tentativi per raggiungere la teca, ma inutilmente.
Ad un certo momento si fece avanti uno di vigili. Chiese ai compagni di proteggerlo con gli idranti e si buttò nel fuoco. Raggiunse la teca. Con potenti colpi di mazza riuscì a infrangere il vetro, afferrò la cassetta d’argento con dentro la Sindone, e la portò in salvo.
<< La situazione era bruttissima>>, ricorda. << In 22 anni di lavoro non avevo mai visto un incendio così furioso. La Cappella del Guarini, lassù nella cupola, si stava sbriciolando lentamente in preda delle fiamme.
Dall’alto veniva giù l’inferno, una pioggia di tizzoni ardenti, fuliggine, blocchi di marmo, stucchi, cornicioni, travi, calcinacci, ferro liquefatto: la fine del mondo.
<<Il mio sguardo fu improvvisamente attratto dal grande crocifisso che stava sull’altare. Voltava le spalle al fuoco, guardando verso la navata del Duomo completamente vuota e notai che neppure un sassolino colpiva o scalfiva quel Crocifisso. Lui era avvolto in una calma irreale. Credo sia stato quel Cristo a richiamare la mia attenzione sulla Sindone, che stava lì, dietro di lui. Sentii dentro di me forza potente che mi spinse a gettarmi nel fuoco>>.
Quel “salvataggio”, si svolse sotto gli occhi delle telecamere e degli obiettivi dei reporter. La foto del vigile, con il casco in tesa, mentre esce dalle fiamme, portando sulle spalle la teca d’argento che racchiudeva la Sindone, è stata pubblicata dai giornali di mezzo mondo ed ha commosso milioni e milioni di cristiani.
Quel vigilie si chiama Mario Trematore ed è passato alla storia come “l’uomo che ha salvato la Sindone”. Aveva allora 50 anni. Un uomo semplice, uomo del popolo. Nato in provincia di Foggia, da una famiglia poverissima, emigrata al Nord in cerca di fortuna. Imparò a leggere dal nonno. Dopo la elementari, fece lo spazzino, l’idraulico, il muratore, l’elettricista. A 22 anni riuscì a diventare vigile del fuoco. Il tempo libero dagli impegni lo dedicava allo studio. Si iscrisse alle Scuole serali e a 28 anni riuscì a conseguire il diploma di geometra. A 33 vinse un concorso e diventò un funzionario dei vigili del fuoco. Si sposò, e a 38 anni si iscrisse all’università e, sempre studiando di sera si laureò in architettura. Ma continuò sempre a fare il vigile del fuoco.
Renzo Allegri
Uomo dalla grandissima forza di volontà, dimostrata in ogni momento della vita. Spero che stia vivendo serenamente la sua terza età.