Auguri Auguri Auguri

incisione-del-1500Da alcuni anni, il  “Faustino” ha l’abitudine di fare gli auguri di Natale ai suoi lettori con una poesia, appositamente scritta per l’occasione.

La poesia è, in genere,  frutto di una ispirazione spirituale, che si avvicina alla preghiera.

Il poeta, quando si lascia impregnare dalle intuizioni che nascono nel suo cuore e nella sua mente, trasmette, a chi legge, una speciale “comunicazione” che genera energie salutari.

Uno dei più assidui collaboratori del “Faustino” è il giornalista e scrittore Roberto Allegri.

Che è anche un affermato poeta e per noi ha scritto, nei Natali scorsi, versi ispirati alla ricorrenza,  che abbiamo pubblicato come accompagnamento dei nostri auguri.

La nostra iniziativa è sempre risultata assai gradita ai lettori, come abbiamo potuto constatare delle email che ci hanno inviato.

Perciò, quest’anno, assieme alla nuova poesia che Roberto ci ha mandato, abbiamo pensato di riprendere anche quelle pubblicate negli  anni scorsi.

E, illustrandole, come  sempre abbiamo fatto, con scene tratte da quadri, affreschi e lavori artigianali, offriamo ai lettori una doppia comunicazione sull’evento natalizio: le parole di Roberto Allegri e le immagini scaturite dalla fantasia di artisti che lungo il corso dei secoli hanno voluto celebrare con il loro lavoro la nascita di Gesù.

Con questa serie di poesie e di immagini desidero presentare a tutti gli amici del “Faustino”, a tutti i lettori assidui di questa pubblicazione e anche a tutti quelli che ci leggono saltuariamente, i miei più affettuosi auguri.

Tony Assante
Editore e Direttore del “Faustino”

Natale 2012

OGNI PADRE… OGNI MADRE…

4Ogni padre è Betlemme.
Ogni madre è una stella cometa
e il suo abbraccio è di luce.
Nomi che vibrano sulle ali
dell’angelo: loro è la notte della santità.
Ogni padre è in ginocchio e si colma
d’amore, esplode nel silenzio innevato.
Ogni madre culla l’infinito
e sussurra una canzone, preghiera,
di tutte le voci della terra.
Ogni padre guarda torvo le ombre
agitarsi oltre l’alone della stella:
sa che aspettano e hanno fame.
Ogni madre dona il dono
al mondo per renderlo più ricco.

2Natale, t’hanno dimenticato?
Perduto forse? Cammini e poi
all’improvviso il passo s’affretta,
ecco le genti.
Guarda, il Natale! dicono i bambini.
E tu fiero dei tanti tuoi figli.
S’aprono le braccia e solo pochi
si ritraggono. Per loro,
hai una sola parola: venite!
I sassi tremano, la terra è un tamburo.
Natale, passi e speri nel sorriso
lasciato a germogliare
nel cuore dei bambini.

3Ogni padre è Betlemme
e ogni madre è una stella cometa
e rischiara l’universo.
Stanotte
è il tempo di quel cammino,
l’ora di quel sorriso.
Vegliate e aprite le braccia,
cantate e siate all’erta.
Tutti adesso siamo genitori.
E figli al tempo stesso.

Roberto Allegri

 

 Natale 2011:

06A spiegarmelo sei tu

Figlio mio,
io adesso ascolto la notte
che dorme. E rimango in attesa.
Ti guardo,
e se guardo coi tuoi occhi
vedo il Natale danzare
come quand’ero piccino.
Se guardo coi tuoi occhi,
i colori cantano
e la neve sorride.
E le ore dipingono con l’oro
questi pochi respiri,
i miei,
come facevano un tempo.
Figlio mio,
io adesso abbraccio la notte
e aspetto la tua risata
e il tuo viso di luce
davanti al presepe.
Per ricevere certezza
del dono,
te,
caduto dal Cielo.
Come l’accendersi di un’idea,
il calore di una piuma,
la vocina nel buio che dice:
“Buon Natale, papà.”
Le mie mani si dissetano
stringendo un fiocco di neve.
Figlio mio,
io adesso ho dentro il Natale
e brucia, mi consuma d’amore
e lo comprendo.
Finalmente, del Natale,
capisco davvero il senso.
A spiegarmelo sei tu.

Natale 2010:

07E tu mi chiami…

Ho le vesti di fango
ma tu m’abbracci.
Ho l’odio sul viso
ma tu mi vuoi baciare.
Fuggo la luce e tu,
lo stesso, m’illumini
e mi fai di colore.
Sto in basso e mi sollevi,
nascosto e mi riveli.
Urlo e tu muti il grido
in canto. E sorridi.
Ti volto le spalle
e tu mi chiami, insistente.
Finchè non mi giro
e ti vedo.
Sei il Bambino
biondo e castano, bianco e nero.
“Ti aspetto” mi dici
e vuoi giocare con me.
Ma io posso solo cadere
in ginocchio perché
hai catturato il mio cuore
e cambiato la mia anima
in un diamante.

Natale 2010:

08Vento di Natale

Vento di Natale, prendi il mondo.
Ha bisogno d’essere pulito.
Coprilo di neve e di silenzio,
che le anime si sentano sole.
Cada il pianto della vergogna
e il grido del perdono.
Siamo una corteccia levigata
ma il cuore del tronco è marcio
da tempo.
C’è una terra dove i piccoli
hanno occhi grandi e allagati.
Come lune senza luce.
Dove i padri calano
l’ultima carezza nella tomba
dei bimbi sepolti dalla fame.
Vento di Natale, prendi le nostre mani.
Ci sentiamo abbandonati.
Lupi ciechi popolano il mondo
sbranano gli indifesi e minacciano
i forti con promesse di sabbia.
Fumiamo il tempo e resta solo
cenere e sulla polvere
non si riesce a stare in piedi.
C’è una terra dove mamma e papà
sono parole lontane.
Di vicino, solo gli artigli
da mostro e occhi come fuochi
e fame che non è umana.
Vento di Natale, soffia via le foglie
della colpa e solleva petali
di dignità al posto loro.
Cerchiamo un canto da seguire,
una voce cui tendere le dita.
C’è un posto dove i piccoli
hanno braccia come rami bruciati
e dovrebbero stringere giocattoli.
Sono cupe fortezze di dolore,
la speranza chiusa fuori.
Vento di Natale, non ci servono
luci colorate.
Vogliamo vivere d’amore.
Portaci il tuono e la tempesta,
colpisci con lacrime d’angeli.
Fai di noi uomini nuovi.
Vogliamo essere frutti
di ghiaccio brillante.
Vento di Natale………

Natale 2009:

09Quella notte a Betlemme

C’ero
ma nessuno sa di me.
Ho visto
ma nessuno ha scorto me.
Era notte ma poi
è stato giorno col buio
quando tutto è iniziato.
Io ero coi primi, ho seguito
coloro che seguivano la luce lassù.
Ho inciampato nelle pietre, gli occhi
sulla stella impazzita.
E il deserto cantava e profumava. E io
vedevo i pensieri scivolare insieme al gregge.
I cuori hanno galleggiato.
Stavo indietro, coi piedi caldi
e la bocca asciutta, e ho avuto paura
di quella stalla dove ardeva
un fuoco senza fiamme.
Sono solo l’ultimo
dei pecorai, bevo e vado a donne.
E se mi offendono, ho la mano
che corre al coltello. Però lo stesso
ho visto la stalla e quell’uomo alto
dalla barba folta e gli occhi di brace.
Il padre del bambino.
Ha guardato verso di me,
ha annuito e sorriso.
E ho tremato.
Sono l’ultimo dei pastori ma
in quel momento sono stato un re.
Io ero a Betlem.
Nessuno lo ha scritto ma stavo lì
dove il perdono ha preso vita.

Natale 2008:

10Fiume, Natale

Sto sul fiume e parlo all’acqua,
parole come zattere fino al mare.
Non voglio il Natale
dico al vento. Non così.
Il mondo è pesante di male, urla
e dolore spengono le luci
sull’albero. Soffiano su quelle
del mio cuore. Fumo al posto dei canti.
Arduo è gioire.
Chiudo l’uscio al Natale,
volgo le spalle. Curvo di pensieri
di temporale, fisso il divenire
che resta buio.
Il fiume allora mi parla
con fiato d’alga e fruscio
di fogliame.
Spalanca, non chiudere, dice.
Il Natale è potente, la Speranza
non l’accende: la incendia.
Avvampa.
Un Bimbo in veste bianca,
occhi luminosi, vuol tenerti
la mano. Vuol mostrarti una strada
linda, tra il marciume. Vuol dirti
di non aver paura. Fidati.
Sto sul fiume, parlo all’acqua.
Respiro parole che vanno al mare.
Voglio il Natale adesso,
grido al vento. Voglio credere
al mutare del tempo, al riflesso
che diviene realtà.
Non chiudo, spalanco.
Braccia e cuore,
in attesa.

Natale 2007:

11Tepore di attesa

L’han messo
in disparte al tempo dell’uva, lasciato
nell’angolo buio della legnaia
a vestir la seta dei ragni.
L’han dimenticato,
il ceppo, isolato,
lontano dai fratelli
impilati sulla catasta.
Non s’è fatto cenere
donando calore. Non cibo per la stufa,
non diletto per la cappa del camino.
Neppure rifugio al topo, come
i ciocchi del mucchio al muro.
Con corteccia di polvere, conta il ceppo
i giorni del freddo sognando
di diventar fuoco.
Non sa d’essere prescelto
a far da luce al Redentore.
Col Natale, ecco s’abbassa
la catasta per contrastar la neve.
Ma è il ceppo a diventare
il centro della Notte.
Posto alla fiamma importante, dura
tutte le ore e porta guida al Bambino,
tepore all’attesa. Tiene il ceppo,
rimane intatto a lungo,
orgoglioso, e sprigiona scintille,
fiero.
Destino che cambia
il volto e si fa sorridente.
Nel Natale di ogni dove
il separato si riscatta
e si fa candore,
essenza e chiarore
profumo e calore.

Roberto Allegri

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