“SENTO DI RIMANERE SEMPRE QUI…”
Così il religioso scrisse ai suoi genitori nei primi giorni di agosto 1916 – Gli innumerevoli i tentativi messi in atto per allontanarlo da quel convento, fallivano sempre in modo misterioso – Anche Mussolini difese il “Frate con le stimmate”
Di Renzo Allegri
Il 28 luglio 1916, Padre Pio arrivo per la prima volta a San Giovanni Rotondo. Aveva 29 anni, ed era sacerdote da 6. Da alcuni mesi si trovava nel convento di Foggia e soffriva molto per il caldo che, in quel periodo, era tremendo. Chiese ai superiori di poter trascorrere alcune settimane nel convento di San Giovanni Rotondo, sul Gargano, 600 metri di altitudine, e quindi in una zona con clima più fresco.
Arrivò nel conventino, che sorgeva accanto a una chiesetta detta di “Santa Maria delle Grazie”, la sera di quel 28 luglio e ai primi di agosto scrisse una breve lettera ai genitori, che racchiudeva una misteriosa profezia realizzatasi poi alla lettera. <<Sento di rimanere qui tantissimo tempo e di non allontanarmi mai. Per me è una grande giornata, anche se mi sento soffocato nello spirito da qualcosa che mi dà paura”.
Sapeva di avere ottenuto il permesso scritto dal suo superiore provinciale per restare in quel convento per alcune settimane, ma scrisse: “sento di non allontanarmi più”. E aggiunge subito: “anche se mi sento soffocato nello spirito da qualcosa che mi dà paura”.
Due affermazioni che, come la storia ha poi dimostrato, non erano delle semplici “sensazioni”, ma autentiche profezie. Da quel convento Padre Pio non si allontanò più, e in quel convento subì le più atroci sofferenze fisiche e morali.
Il conventino di San Giovanni Rotondo era lontano dall’abitato, in zona brulla e solitaria.
Nel 1918, in quel conventino Padre Pio ricevette le stimmate. Nel maggio 1919, la notizia del prodigio misterioso finì sui giornali e cominciarono ad arrivare pellegrini e curiosi. Folle di pellegrini. Ma cominciarono anche le invidie e le accuse da parte dei nemici del Padre, formulate soprattutto dal clero locale e dalle locali autorità civili. Le calunnie furono accolte in Vaticano, e iniziarono le condanne e le persecuzioni.
Uno dei provvedimenti che il Vaticano prese immediatamente fu quello di allontanare Padre Pio da San Giovanni Rotondo. L’ordine era di farlo sparire, inviarlo in un convento lontano o all’estero. Ma iniziarono anche le misteriose, improvvise difficoltà che ogni volta vanificavano il trasferimento del religioso.
Dal 1919 alla morte del religioso, i tentativi di trasferimento furono innumerevoli ma nessuno riuscì mai a realizzarli.
Gli ordini provenivano dal Sant’Ufficio, il Supremo Tribunale ecclesiastico del Vaticano, che dipendeva direttamente dal Papa.
Quindi, erano ordini firmati dal Santo Padre e il trasferimento veniva subito organizzato nei minimi dettagli, ma all’ultimo momento accadeva qualche cosa di insormontabile e il progetto sfumava.
Ad un certo momento il Sant’Ufficio diede ordine ai superiori di Padre Pio di chiedere aiuto alle autorità civili. Furono coinvolti il Prefetto di Foggia e i carabinieri, ma niente.
Nel 1923, Il Segretario del Sant’Ufficio si rivolse al Generale De Bono, che era capo della Pubblica Sicurezza. De Bono inviò a San Giovanni Rotondo un suo collaboratore fidato, il dottor Carmelo Camilleri, che era un funzionario del Ministero degli Interni, con l’ordine di fare una approfondita inchiesta e riferire un quadro preciso della situazione.
La relazione di Camilleri fu tutta favorevole a Padre Pio e denunciava apertamente le trame dei suoi nemici. De Bono si rifiutò di trasferire il Padre.
Le accuse contro il Padre erano sempre più cattive e gli ordini di trasferimento continui. E poiché risultavano sempre irrealizzabili, nel 1925, su richiesta del Sant’Ufficio, il Superiore Generale dei Frati Cappuccini chiese l’aiuto al Ministero degli Interni che era diretto da Francesco Crispo Moncada. E anche questi si rifiutò di intervenire.
Nel 1929, altro ricorso al Governo italiano. Fu chiesto aiuto al Capo della Polizia, Arturo Bocchini. Questi si consultò direttamente con Mussolini, il quale gli rispose: “Lo si lasci indisturbato questo Padre Pio”
Nel 1931, il Segretario del Sant’Ufficio tentò una via diplomatica ad altissimo livello. Si rivolse al Segretario di Stato del Vaticano, che era il cardinale Eugenio Pacelli, futuro Pio XII. Questi incaricò il Nunzio Apostolico italiano, che era monsignor Borgongini-Duca, (il primo Nunzio d’Italia dopo i Patti Lateranensi) di trattare il caso direttamente con il Capo del Governo italiano, Benito Mussolini, che ancora una volta difese padre Pio rifiutando l’aiuto del Governo per il trasferimento.
I tentativi di far sparire Padre Pio continuarono fino alla sua morte, ma sempre impediti da una misteriosa forza superiore. Il Padre morì nel settembre 1968 e le sue spoglie sono sepolte in un grande santuario a lui dedicato, ma sempre a San Giovanni Rotondo, come lui aveva predetto nel 1916.
Renzo Allegri
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