Conversando con… Elsa Respighi

“IO SONO L’ORBO VEGGENTE”

Nella mia serie di ebook “Conversando con…” Ho inserito le testimonianze, raccolte in vari incontri con Elsa Olivieri Sangiacomo, che fu la moglie di Ottorino Respighi (1879-1936), uno dei grandi compositori italiani del Novecento.

Nel 1978 si stava preparando l’anno centenario commemorativo della nascita di Respighi. Elsa aveva 84 anni.

Ebbi con lei vari incontri per diversi articoli nei quali raccontai vicende da lei vissute accanto al marito e a importanti personaggi del mondo politico e artistico di quel tempo. E ancora una volta mi sono imbattuto in aspetti sconcertanti e misteriosi della vita di Gabriele D’Annunzio. Anche Elsa Respighi, mi parlò delle doti di chiaroveggenza, di paranormalità, di empatia, di introspezione, perfino di capacità di prevedere il futuro, che venivano attribuite al poeta. Doti inspiegabili da un punto di vista razionale e per questo in genere ritenute fantasiose, ma confermate da molti degli amici che conobbero bene D’Annunzio. Doti che si erano acuite dopo la guerra del 1915-18, nel corso della quale il poeta era stato ferito in un incidente aereo e aveva perso un occhio. Lui stesso, scherzando, spesso si definiva “l’orbo veggente”.

La signora Elsa mi raccontò che Ottorino Respighi nutriva una grandissima ammirazione per D’Annunzio.

All’inizio della carriera di compositore, aveva musicato varie liriche del poeta. Nel 1917 aveva conosciuto Luisa Baccara, giovane pianista, della quale proprio in quel periodo si era invaghito Gabriele D’Annnunzio.

E fu lei a far nascere tra Respighi e D’Annunzio un legame fortissimo, che però si sviluppò in modo strano, quasi telepatico. Tra i due infatti vi su un solo incontro reale, fisico, che si realizzò all’inizio del 1932. Ma fu proprio durante quell’incontro che la signora Elsa constatò con sorpresa che i due conversavano come se si conoscessero e si frequentassero da sempre.

<<Andammo a Gardone all’inizio del 1932>>, mi raccontò la signora Elsa. <<Appena arrivati in albergo, il poeta ci fece pervenire un messaggio con dei magnifici doni. L’incontro fu meraviglioso. Il poeta era cordiale. Ma la cosa che mi meravigliò tremendamente è che D’Annunzio parlava con mio marito come se l’avesse conosciuto da sempre. Trascorsero insieme tutto un pomeriggio. Respighi ascoltava rapio. D’Annunzio parlò anche di un poema fantastico che stava scrivendo perché fosse musicato da Respighi. Il titolo era “La vergine e la città” ed era ispirato a Santa Caterina e alla sua città, Siena. Descrisse con grande entusiasmo le varie parti della storia, che, a grandi linee, aveva già tracciato.

<< Si lasciarono infervorati per il nuovo progetto. Ma poi gli impegni portarono Respighi in giro per il mondo, e all’inizio del 1936 sopravvenne la lunga malattia e la morte di mio marito, e quel magnifico lavoro rimase solo un sogno.

<< Durante la malattia di Respighi, il poeta telefonava ogni due giorni. Alla morte di Ottorino, mí mandò una lunga lettera che conservo gelosamente. Tra le altre cose scrisse: “Si ammutolisce in Ottorino Respighi una pura e ferma voce sopra questo confuso mondo di balbettatori”.

<<In autunno di quell’anno, D’Annunzio volle che andassi a trascorrere alcuni giorni al Vittoriale. E durante quella mia permanenza, continuava a parlarmi di Respighi, della sua vita, della sua arte, della sua personalità, del¬la nostra unione, della nostra esistenza, con una ricchezza di particolari concreti, di fatti precisi, che mi facevano sbalordire e spaventare nello stesso tempo perché erano cose che solo io e mio marito potevamo conoscere. Ad un certo momento gli dissi che Claudio Guastalla, librettista di tutte le opere di Respighi, voleva scrivere una biografia di mio marito. D’Annunzio rispose: “Dite a Guastalla di venire subito qui, al Vittoriale, perché io gli dirò di Ottorino molte cose che lui non sa”. Indicandomi un ritratto di Eleonora Duse, che si trovava sulla veranda del suo appartamento privato, mi disse che, tra i tanti eletti conosciuti e ormai scomparsi, due erano quelli che più sovente sentiva vicino al suo spirito: Eleonora Duse e mio marito Ottorino Respighi.

<< Quando, terminata la vacanza, lasciai il Vittoriale, D’Annunzio mi regalò un profumo francese che era il mio preferito e che avevo sempre ricevuto in dono solo da Respighi. Chiesi incuriosita al poeta: “Come ha fatto a sapere che questo è il mio profumo preferito? “. D’Annunzio sorridendo rispose: ” Voi dimenticate che io sono l’orbo veggente”>>.

Renzo Allegri

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