I “miracoli” scientifici della musica

1-professor-giorgio-brunelliSono sempre più numerosi gli ammalati che  ritrovano la salute grazia all’aiuto della musica. E la scienza medica conferma:  <<Per certe malattie  neurodegenerative, la musicoterapia  è un vero toccasana>>.  

Di Renzo Allegri – Foto di Nicola Allegri

<<La musica mi ha salvato>>. Così dice in tutte le interviste Melody Gardot , 28 anni, pianista, chitarrista, cantante, compositrice,  star internazionale del jazz. Lo ha ripetuto  anche nei giorni scorsi, a Venezia,  dove ha cantato al Teatro Verde   unica tappa italiana del suo tour mondiale.  Un giorno, quando aveva 19 anni, l’artista  americana,  il cui vero nome è nome è Maureen Clegg, mentre andava in bicicletta nella sua città natale, fu investita da una jeep e lasciata sull’asfalto mezza morta. Bacino spezzato, fratture in tutto il corpo,  complicazioni varie. Fu necessario un anno di ospedale perché potesse riprendersi, ma solo parzialmente. Non era più capace di coordinare le parole e ricordare il loro  significato. Il funzionamento del suo cervello restava quindi compromesso.

Uno dei tanti medici che l’avevano in cura, demoralizzato, chiese alla mamma della ragazza se nella vita di sua figlia, prima dell’incidente,  ci fosse stato qualche cosa che la rendeva particolarmente felice. <<La musica>>, rispose la donna. <<E la musica salverà sua figlia>>, disse il medico.

Era uno di quei medici che credono anche nelle cure alternative, compresa la musicoterapia.  Iniziò a far ascoltare alla giovane paziente, brani musicali di ogni genere.  <<Ascoltavo di tutto,  giorno e notte>>, ricorda  Melody.  <<Prima dell’incidente, suonavo già molto bene il pianoforte.  Non potendo portarmelo nella mia stanza dell’ospedale, quel medico mi procurò una chitarra e nei mesi successivi imparai a suonarla. Con la musica sentivo qualche cosa crescere dentro di me. Piano piano, grazie alla musica, ho ritrovato me stessa,  ho ritrovato la memoria, il significato delle parole, ho ripreso a parlare e a vivere felice. La musica mi ha veramente salvato>>.

15-le-mani-di-uno-dei-grandi-chirurghi-del-nostro-tempoL’uso della musica a scopo terapeutico era conosciuto e praticato fin dai tempi più antichi.  Ma la Medicina ufficiale lo ha sempre considerato una panacea senza alcun fondamento scientifico. In questi ultimi anni, però, l’atteggiamento e il giudizio della Scienza medica sta cambiando.  Soprattutto grazie a un gruppo di grandi scienziati che hanno compiuto ricerche ad alto livello, le quali hanno dimostrato  che la musica, in certe malattie, è veramente una autentica medicina. .   <<Ormai non ci sono più dubbi>>, dice la dottoressa Luisa Monini esperta del settore.  << In certe malattie neurodegenerative come Alzheimer,  Parkinson,  Demenza senile,  stati di Coma traumatico, le composizioni di Mozart, Bach, Beethoven, Verdi, Rossini eccetera, ma anche le normali canzoni moderne, risultano essere aiuti preziosissimi e a volte determinanti per un  risultato positivo. Le moderne tecniche di neuroimaging>>,  aggiunge la dottoressa Monini << mostrano come le informazioni musicali, di qualsiasi natura siano,  seguano, nel loro viaggio intracerebrale, dei sentieri determinati, fino a diventare percezioni coscienti. Questo processo, che è molto complesso,   determina alla fine una stimolazione multisensoriale, relazionale, emozionale e cognitiva che si è dimostrata efficace nel trattamento delle malattie neurodegenerative>>.

<<Non sappiamo ancora “come” e “perché” la musica produca questi straordinari risultati>>,   afferma il professor Giorgio Brunelli, neuroscienziato di fama mondiale. <<ma sappiamo con certezza che li produce>>.

Il professor Brunelli e la dottoressa Luisa Monini sono due dei soci fondatore della  “Società di NeuroMusicologia Clinica”, una associazione scientifica che si propone  di raccogliere prove e documenti a sostegno della Musicoterapia.  La società è stata fondata nel 2008, a Dusseldorf, in Germania, e  in cinque anni ha prodotto tutta una serie di studi, di ricerche e di pubblicazioni scientifiche che   dimostrano come la Musica sia una vera e propria medicina.

13-luisa-monini-con-rita-levi-montalcini<<L’idea  e il desiderio di fondare quella  Società erano nell’aria da diverso tempo>>, spiega la dottoressa Luisa Monini.   <<Soprattutto proprio nell’ambito della comunità scientifica che si occupa di neurologia.  Nel 2008,   durante il Congresso dell’Accademia Multidisciplinare  di Neurotraumatologia, che si teneva a Dusseldorf, abbiamo affrontato questo argomento. Al congresso partecipavano medici, psicologi, neurochirurghi di fama mondiale, e  alcuni  erano anche musicisti o grandi appassionati di musica. Si discusse a lungo sul valore della musicoterapia, e su una serie di risultati  che con quelle tecniche erano stati ottenuti. Alla fine, all’unanimità, fu deciso di fondare una Società multidisciplinare,  con il preciso  scopo di dare ai risultati della musicoterapia quel riconoscimento scientifico che meritano. Nacque così la Società di NeuroMusicologia Clinica>>.

I soci fondatori di quella Società furono alcuni tra i più celebri studiosi di neuroscienze. In particolare, il professor Klaus R.H. von Wild, docente di Neurochirurgia e Neuroriabilitazione  all’Università di Munster, in Germania, che divenne presidente della nuova Società. E il professor Giorgio Brunelli, italiano, neurochirurgo di fama mondiale.

Bresciano, classe 1925, il professor Brunelli  è stato   per anni direttore della Clinica ortopedica all’ Università di Brescia, e nella sua lunga carriera  ha compiuto circa 23 mila interventi chirurgici ed è autore di oltre 400 pubblicazioni scientifiche. E’ stato tra i primi ad eseguire protesi totali d’ anca   e compiere reimpianti d’ arti. Vanta  una delle più cospicue casistiche  di chirurgia sulla mano.  E’ stato il primo al mondo a  dimostrare, negli anni Ottanta,  che i neuroni del sistema nervoso centrale, deputati  a manovrare le leve del movimento,  sono in grado di ricrescere e allungarsi fino ai muscoli periferici, con i quali poi riallacciano contatti attivi. E sfruttando queste sue scoperte, nel 1996 ha compiuto un intervento d’avanguardia riuscendo a far recuperare l’uso delle gambe a una donna bloccata su sedia a rotelle e aprendo così  la porta alle speranze che i paraplegici un giorno passano camminare. Quell’intervento fu, ed è ancora, un evento storico, che ebbe risonanza mondiale, e valse al professor Brunelli la “candidatura” al Premio Nobel, patrocinata da Rita Levi Montalcini, che disse di lui: «Applicando la perizia di microchirurgo ortopedico d’ altissimo livello al campo della neurologia, Brunelli è arrivato là dove nessun neurologo è mai giunto prima». Il professor Brunelli continua le sue straordinarie ricerche  attraverso la  “Fondazione no profit ONLUS  Giorgio Brunelli per la ricerca sulle lesioni del midollo spinale – European spinal cord research institute (e.s.c.r.i.) – onlus”,  di cui è presidente la dottoressa Luisa Monini.

16-brunelli-giovane-chirurgoProfessor Brunelli, perché scienziati di grande fama come lei, il professor Von Wild e gli altri che fanno parte della Società di NeuroMusicoterapia Clinica dimostrate tanta stima nei confronti della Musicoterapia, mentre molti altri medici la considerano solo una cura palliativa?

<<Abbiamo esaminato i risultati ottenuti da tanti medici con la Musicoterapia.  Come è noto, questo sistema curativo è antico come l’uomo. Era molto coltivato dai Greci, dagli Egizi, dai Romani.  Lungo il corso dei secoli, molti ricercatori di fama lo hanno studiato e praticato. Esiste una letteratura infinita. L’abbiamo studiato e valutato anche noi.   Oggi disponiamo di straordinari strumenti diagnostici come la tomografia a emissione di positroni, la risonanza magnetica, la risonanza magnetica funzionale, la tac, eccetera, che ci consentono di capire come il nostro cervello possa elaborare l’esperienza musicale.

E come si comporta il nostro cervello nei confronti dei suoni?

<<Il processo uditivo è tra i più complessi e meravigliosi.  Con l’aiuto degli strumenti che ho citato e di altri, oggi siamo in grado, in un certo senso, di “seguire” il percorso dell’onda sonora nel nostro cervello e rilevarne  gli effetti.  I suoni, come i rumori, sono delle vibrazioni dell’aria e sono provocati da uno strumento, o da una voce, o da qualsiasi altra fonte. Queste vibrazioni vengono percepite e raccolte dal padiglione auricolare, entrano nel condotto uditivo esterno e convogliate agli ossicini del timpano dell’orecchio medio che, a loro volta, le trasmettono all’orecchio interno, dove si trovano le cellule sensoriali che trasformano le  vibrazioni meccaniche in frequenze elettriche. Queste poi, attraverso i nervi acustici, vengono portate nel punto del cervello che raccoglie i suoni. Da qui iniziano un viaggio  intracerebrale seguendo particolari sentieri. Siamo riusciti a distinguere un sentiero chiamato del “cosa” e un altro detto del “dove”, che raggiungono l’ipocampo e la corteccia peririnale, due zone del cervello, sede dei ricordi,  che processano le informazioni per spedirle poi ai lobi frontali.

<<Non sappiamo ancora se la musica segua il sentiero del “cosa” o del “dove”,  o altre strade. Comunque, attraverso questi sentieri o correnti in fasci di fibre nervose, il messaggio musicale arriva ai lobi frontali, dove si integra con altre informazioni per dare “sensazioni coscienti” della sua presenza.

<<Al momento, sappiamo che la musica è una attività umana capace di coinvolgere tutte le facoltà del cervello, attivando le più complesse ed impegnative. Comporre, suonare e anche solo ascoltare musica mette in funzione miliardi di neuroni delle varie aree cerebrali, e anche miriadi di neuroni di associazione, provocando una attività straordinaria e benefica, che alimenta, galvanizza e nutre il cervello. Uno studio con la risonanza magnetica funzionale, realizzato da Vanessa Sluming dell’Università di Liverpool, ha dimostrato che la costante pratica musicale aumenta la densità della materia grigia del cervello:  si stima che i musicisti abbiano 700 millimetri cubici di materia grigia in più della persone normali>>

14-nel-rifugio-segretoIn che modo la musica, seguendo questo processo, può diventare una autentica medicina?.

<<Noi sappiamo  che tutto questo processo porta una forte energia nel cervello che trasmette benessere a tutta la persona. Quando si ascolta un brano musicale che piace, si viene coinvolti da emozioni, brividi, senso di piacere. E quando lo si riascolta, le emozioni, rivestite anche dal ricordo, sono ancor più forti.  Questo accade in una persona sana, con un cervello  funzionante.  Ma il cervello di una persona in coma non comunica più con il mondo esterno; quello di un autistico, è isolato; quello di un individuo colpito dal morbo di Parkinson, dall’Alzheimer, da demenza eccetera, è pieno di ostacoli. Cosa fa la musica in questi casi? Ed ecco il potere misterioso della musica. Essa entra nel cervello,  cerca di percorrere le vie preferenziali che seguiva quando il cervello era sano. Non riuscendo perché incontra ostacoli,  “spinge” per farsi strada e, in questo modo, può provocare l’attivazione lenta ma progressiva di tutte le funzioni che la musica coinvolge, a cominciare dall’attenzione. Le note di  una melodia amata, o di canzone conosciuta dai pazienti prima della malattia, fanno risalire dalle profondità delle varie memorie, sentimenti e conoscenze assopite che possono dare origine ad una catena di collegamenti mentali i quali, poco alla volta, rimettono in contatto il paziente con il mondo e con la vita. Abbiamo constatato e documentato casi che hanno veramente del prodigioso>>.

Può spiegarcene qualcuno?

La dottoressa Monini mostra  un grosso volume dattiloscritto, dove sono contenute le relazioni scientifiche di casi di guarigioni ottenute anche con l’ausilio della musicoterapia.

<<Ogni tanto i giornali riferiscono di persone che sono uscite dal coma ascoltando musica>>, dice la dottoressa. <<In loro è accaduto proprio ciò che il professor Brunelli le  ha  descritto. La musica, con il suo misterioso e meraviglioso potere, ha contribuito a rimuovere gli ostacoli provocati dalla malattia e a ripristinare le attività cerebrali compromesse. In pratica, ha aiutato a guarire.

<<Lo scorso settembre, abbiamo tenuto qui in Italia, in collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia, il Terzo Congresso Mondiale di NeuroMusicologia Clinica. Vi hanno partecipato scienziati provenienti da tutto il mondo. Ciascuno ha portato i propri studi e le proprie esperienze. Sono stati proiettati alcuni video che hanno dimostrato come, in tempi relativamente brevi, una terapia musicale bene applicata, con l’aiuto anche di opportuni medicamenti,  abbia cambiato il destino di malati sprofondati in un sonno comatoso, completamente isolati dal mondo, portandoli di nuovo ad aprire gli occhi, a muovere le labbra, ad emettere suoni, dapprima indistinti ed apparentemente senza senso, poi a formulare parole sempre più chiare e sensate, partecipando alla fine a discorsi con i terapisti ed i famigliari.

5-von-wild<<Il professor Klaus von Wild,  docente di neurochirurgia e Neuro riabilitazione all’Università di Munster in Germania, ha riferito un caso veramente eclatante che ha seguito di persona, perché riguardava un suo caro amico, un celebre  direttore d’orchestra. Nel marzo 1995, quel direttore d’orchestra, che aveva allora 68 anni, ebbe un gravissimo incidente automobilistico durante un viaggio in macchina per andare in Francia a dirigere un concerto. Lo portarono nella clinica  del professor von Wild ed era in coma profondo, tetraplegico. Il professore ha detto che non vedeva nessuna speranza di recupero. Ma  ha pensato che la musica poteva fare il miracolo. E così avvenne. Il professor von Wild studiò un programma curativo fatto di farmaci e soprattutto di sedute musicali. I familiari del direttore d’orchestra furono molto fedeli nell’osservare quel programma e, poco a poco, arrivarono i segni di un insperato miglioramento. Il  21 giugno 2002, sette anni dopo l’incidente, quel direttore d’orchestra tornò sul podio per dirigere un concerto, il primo della sua nuova carriera di persona rinata.

<<Al nostro Congresso del settembre scorso, ha partecipato anche il dottor Ryo Noda, giapponese,  professore della “Osaka University of Arts, Art and Primary Education Department”. Oltre che scienziato, è anche un grande e famoso musicista. Con lunghi anni di esperimenti, egli  ha messo a fuoco un suo metodo di cura con la musica, che si chiama  “musicocineticoterapia” verticale. Un metodo che si avvale della musica soprattutto nei casi di Parkinson,  Alzheimer, ictus eccetera. Durante il congresso di Brescia ha tenuto un corso ed ha sottoposto alcuni ammalati ai suoi esercizi, con risultati che hanno stupito tutti.

7-melody-gardot<<Uno straordinario esempio pratico del valore curativo della musica lo ha dato e continua a darlo  l’Orchestra Sinfonica del Centro Esagramma di Milano, un centro riabilitativo, fondato nel 1999, che si serve della musica come metodo di cura. Questa orchestra è composta, oltre che da musicisti professionisti, da ragazzi e adulti con problemi psichici mentali gravi, (autismo, ritardo cognitivo, psicosi infantile) e sintomi post-taumatici. Ha già tenuto oltre 150 concerti, con una serie  impressionante di successi su palcoscenici italiani e internazionali.  Nel 2000, ha suonato in Vaticano;  nel 2003, nella Sede del Parlamento europeo per la chiusura dell’anno della disabilità; nel 2007, all’Agorà dei giovani a Loreto.  L’orchestra è diretta dalla professoressa  Licia  Sbattella che, oltre ad essere una musicista, è anche laureata in Bioingegneria e in Psicologia Clinica, dottore di ricerca in Ingegneria Informatica, ed è professore di ruolo  presso il Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano.

<<Questi sono alcuni degli esempi che dimostrano come la musica sia straordinariamente utile nelle malattie>>, conclude la dottoressa Monini. <<Per questo molti scienziati di valore internazionale si sono uniti nella “Società di NeuroMusicologia Clinica” che ha lo scopo di dare finalmente un riconoscimento scientifico alla Musicoterapia>>.

Renzo Allegri

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