In tempo di “femminicidio” si torna a parlare di “Jack lo Squartatore”, il misterioso serial Killer che terrorizzò Londra alla fine dell’Ottocento.
Un nuovo libro ne racconta la storia e cerca di gettare luce sulla sua identità.
ASSASSINO FAMOSO MA SENZA NOME E SENZA VOLTO
di Roberto Allegri
Il primo settembre del 1888, nel quartiere londinese di Whitechapel, una giovane prostituta fu ritrovata assassinata e orrendamente mutilata.
Fu l’inizio di una sanguinosa vicenda che sconvolse l’Inghilterra, divenne leggenda e che ancora oggi colpisce e desta interesse. Nel giro di due mesi, cinque prostitute vennero barbaramente uccise per mano di un misterioso assassino che nelle lettere inviate alla polizia e ai giornali si firmava “Jack lo Squartatore”. Due mesi di terrore dopo i quali l’assassino scomparve nel nulla.
Nessuno seppe mai dargli un volto.
Dopo più di un secolo, il responsabile di quelle morti è ancora sconosciuto ma nel frattempo il nome di Jack lo Squartatore è diventato famoso. Film e romanzi ne hanno celebrato le macabre gesta. Saggi e libri storici hanno tentato di ricostruire le vicende, formulando di volta in volta numerose ipotesi sull’identità del misterioso killer. Criminologi e poliziotti, sensitivi e registi di Hollywood, romanzieri e artisti hanno proposto le più disparate teorie, alcune basate su logiche basi investigative, altre fantasiose come quella che indicherebbe Lewis Carroll, l’autore di “Alice nel paese delle meraviglie” come responsabile di quei delitti.
Uno dei libri più recenti su Jack lo Squartatore, che ripercorre la sua storia e analizza le diverse ipotesi sulla sua reale identità, si intitola “Lettere dall’inferno” (Melangolo editore) ed è uscito di recente.. L’autore è Gian Luca Margheriti, scrittore e fotografo che si occupa spesso di temi legati ai misteri irrisolti della storia.
<<Quello di Jack lo Squartatore viene in genere indicato come “il grande mistero vittoriano”>>, dice Margheriti. <<E probabilmente non verrà mai svelato. Se ne parla ancora oggi perché Jack lo Squartatore fu il primo. Non certo il primo serial killer della storia e nemmeno il primo a uccidere per il solo gusto di farlo. Ma il primo a trasformare questa perversione in un fenomeno massmediale. Non lo fece volontariamente. Semplicemente si è trovato nel posto giusto al momento giusto.>>
I giornali dell’epoca parlarono molto di lui.
<<Si buttarono a pesce sulla notizia. Londra si era da poco trasformata, grazie alla Rivoluzione Industriale, nella prima metropoli del mondo. Questo aveva causato però notevoli problemi di sovraffollamento e condizioni di vita al limite dell’umano. Allo stesso tempo, aveva garantito istruzione e scolarizzazione a strati della popolazione che fino a pochi anni prima erano destinati all’analfabetismo. I quotidiani, che fino alla metà dell’Ottocento erano riservati esclusivamente all’élite culturale e trattavano solamente di politica e filosofia, improvvisamente si trovarono con un infinito bacino di nuovi lettori da conquistare. E presto si resero conto che quei lettori degli strati bassi della popolazione gradivano più storie di cronaca sanguinaria che non articoli complessi e intellettuali. Così si buttarono a capofitto sul “sangue”>>.
E Jack divenne famoso.
<<Quando Jack iniziò a mietere le sue vittime, i nuovi giornali cominciarono a parlare quasi esclusivamente di lui trasformandolo in un fenomeno sociale. Mai dopo di allora le malefatte di un serial killer ebbero tanta risonanza mediatica, mai coinvolsero così tante persone a livello emotivo, mai degli omicidi ebbero così tante ripercussioni sugli anni a venire. Ci fu anche chi definì lo Squartatore un “riformatore sociale”.>>
<<Fu George Bernard Shaw a chiamarlo così. Uccidendo quelle prostitute, Jack aveva attirato l’attenzione del mondo intero sulle condizioni di vita dei quartieri più poveri di Londra. Persino la regina Vittoria, che mai si era interessata della vita e delle condizioni degli strati più bassi del popolo, sentendo parlare ovunque della vicenda, cominciò a chiedere maggiori informazioni sui quartieri più poveri di Londra e sulla vita delle prostitute. Parliamo di una zona di Londra che lo scrittore statunitense Jack London aveva definito “l’abisso”, tanta era la disperazione e la povertà che serpeggiava per le strade. Basti sapere che una delle cause di mortalità infantile più diffusa erano i topi. I ratti si infilavano in quelle sovraffollate case senza vetri alle finestre e si mangiavano i bambini. Dopo gli omicidi di Jack la situazione cambiò radicalmente. Chi, grazie all’interesse dei media, aveva conosciuto la condizione di vita dei quartieri più poveri della città, non rimase con le mani in mano e furono avviati decine di piani di risistemazione sociale della città.>>
E’ vero che una delle tante ipotesi sull’identità del killer parla di Lewis Carroll, l’autore di “Alice nel Paese delle meraviglie”?
<<Sì. Nei suoi due libri più famosi, “Alice nel paese delle meraviglie” e “Attraverso lo specchio” Lewis ha inserito un’infinità di elementi strani e spesso incomprensibili. Analizzandoli, rigirandoli nella maniera adatta, pare che possano nascondere qualunque segreto, anche la confessione degli omicidi dello Squartatore. Ma ovviamente è solo una fantasia.>>
Il tuo libro prende il titolo dall’incipit di una delle tre lettere che lo Squartatore avrebbe mandato alla polizia. Raccontami la storia di queste lettere?
<< Indubbiamente uno degli elementi più affascinanti di Jack sono le lettere che scrisse ai giornali per sfidare la polizia e chi gli dava la caccia. Lettere scritte in inchiostro rosso che avevano l’incipit “from hell” (dall’inferno) e la celebre firma in calce “Jack lo Squartatore”, nome che divenne immediatamente quello utilizzato dai giornali. In tempi recenti però, le lettere sono state ritenute dei falsi. Pare che a scriverle fosse stato un giornalista londinese allo scopo di aumentare il morboso interesse del pubblico per la vicenda e vendere quindi più copie del giornale.
Ma davvero dopo tutto questo tempo non è proprio possibile dare un volto al killer?
<< Purtroppo no. Ultimamente una delle ipotesi più in voga è quella sostenuta dalla famosa scrittrice di gialli Patricia Cornwell, secondo la quale l’autore dei delitti sarebbe il pittore Walter Sickert. La Cornwell si basa sul DNA ritrovato sulle lettere di Jack lo Squartatore. Coinciderebbe con quello di alcuni quadri del pittore che la scrittrice ha comprato per distruggerli e ricavarne così impronte e DNA. Ma l’unico DNA che è possibile ritrovare su reperti così vecchi è quello mitocondriale, che, a differenza di quello utilizzato in tribunale come prova, non è unico e irripetibile, ma identico per migliaia di persone legate da lontana parentela. Quindi anche la tesi tanto strenuamente difesa da Patricia Cornwell, che oggi molti sposano come la più probabile, in realtà si basa su prove che non reggerebbero in nessun tribunale e ha avuto grande risonanza solo a causa della fama mondiale della scrittrice>>.