La notte tra il 18 e il 19 febbraio 1941, fu la più dolorosa per Karol Wojtyla junior, il futuro Papa Giovanni Paolo II. Aveva 21 anni. Era studente universitario a Cracovia, e viveva con suo padre, Karol senior, 62 anni, in un appartamentino nel seminterrato di una vecchia costruzione lungo il fiume Vistola.
Erano giorni drammatici per la Polonia, da due anni invasa dai tedeschi. Il governatore nazista della città aveva imposto regole severissime: ogni uomo sano, tra i 14 e i 60 anni, doveva avere un lavoro fisso. Chi ne era sprovvisto, veniva deportato. Con l’aiuto di amici, Karol junior, che tutti chiamavano Lolek, venne assunto come operaio dall’industria chimica Solvay. Tutte le mattine raggiungeva a piedi la fabbrica e tornava a casa la sera. Suo padre, ammalato di cuore, trascorreva le giornate da solo e questo costituiva una grande preoccupazione
Lolek aveva perso la mamma a nove anni; il fratello Edmondo quando ne aveva dieci. Il padre, capitano dell’esercito austroungarico, era andato in pensione in anticipo per crescere Lolek. Da oltre dieci anni, loro due vivevano inseparabili. Il padre era tutto per Lolek.
Il 18 febbraio 1941 era un giorno gelido. Lolek, come il solito, si alzò molto presto. Gli sembrava che le condizioni di salute di suo padre fossero peggiorate, ma il capitano lo rassicurò, disse che si sentiva bene. Lolek preparò la colazione, la portò al padre a letto, gli stette vicino, lo aiutò a mangiare e poi partì per il lavoro.
Trascorse una giornata triste, pensando a suo padre.
Finito il turno, passò dalla famiglia di un suo caro amico, Juliusz Kydrynski, per prendere la cena e qualche medicina per il papà. Poi, si affrettò verso casa, insieme a Maria, la sorella di Juliusz.
Entrati nell’appartamentino, Maria andò nella cucina, mentre Karol si recò dal padre, la cui camera era in fondo al buio corridoio.
Il capitano era morto. Era stato fulminato da un attacco cardiaco mentre aveva tentato di alzarsi.
Maria raccontò che Lolek scoppiò in un pianto dirotto. Tra le lacrime e i singulti, si rimproverava di non essere stato presente alla morte del padre.
Maria, intanto, era tornata a casa ad avvertire i suoi dell’accaduto. Juliusz si recò dall’amico e rimase con lui tutta la notte. E per tutta la notte Lolek restò in ginocchio davanti alla salma del padre, pregando e parlando con l’amico per sfogare il proprio terribile dolore.
Renzo Allegri