La storia di Giovanna Villa

Giovanna Villa in una della ultime fotografieUna avventura editoriale fatta in casa, con una rivistina dedicata alla Madonna di Medjugorje che raggiungeva  410 mila copie il mese.

Giovanna Villa Bertorello era una signora serena e silenziosa. Visse lasciandosi illuminare dal Vangelo e guidare dalla Vergine Maria.

E’ stata una grande “Missionaria” della Madonna nelle sue manifestazioni a Medjugorje.

Con il marito,  il dottor Vitale Bertorello, commercialista,  andò a visitare quel luogo la prima volta nel 1984, tre anni dopo l’inizio delle apparizioni.

Tutti e due ne rimasero affascinati e decisero di dedicare il loro tempo libero a far conoscere quanto avveniva in quel piccolo villaggio bosniaco.

Fondarono, a Torino, dove vivevano, un Gruppo di Preghiera. Per divulgare tra gli amici le notizie di Medjugorje si servivano di un foglietto dattiloscritto.

Era compilato con tale amore e cura da interessare moltissime persone, anche estranee al loro Gruppo di preghiera.

Per soddisfare le richieste crescenti, trasformarono il dattiloscritto prima in un volantino ciclostilato, poi in una rivistina stampata a colori, con varie fotografie. E quella rivistina, fatta in casa, organizzata con una grafica elementare, trasudante stupore e gioia come i disegni dei bambini,  cresceva, cresceva.

Giovanna era anche degli animali.Un giorno, Giovanna e suo marito Vitale vennero a trovarmi  al giornale dove lavoravo. Mi parlarono di Medjugorje, della loro fede nella Madonna e di quella curiosa avventura editoriale che stava scoppiando tra le loro mani inesperte.

Mi chiesero se accettavo di interessarmi del loro giornalino, che era diventato una pubblicazione importante, con un numero di lettori crescente di settimana in settimana.

Mi parlavano di migliaia di copie il mese. Ero stupito. Non potevo credere a notizie del genere riguardanti una pubblicazione fatta in casa.

Ma accettai volentieri perché Giovanna e Vitale erano due persone simpatiche e trasparenti come l’acqua.

Per nove anni fui il direttore di quel giornalino. Non si sa proprio per quali ragioni misteriose, ma  quanto Giovanna e suo marito mi avevano detto al primo incontro corrispondeva al vero.

Quella piccola rivistina, con quel suo aspetto grafico fanciullesco, ma che raccontava storie e vicende serie e molto importanti, sembrava fatata. La gente seguiva con entusiasmo e ad ogni numero bisognava aumentare la tiratura.

Arrivammo a 410 mila copie il mese. Una tiratura impressionante, che attirò l’attenzione perfino dei grandi giornali.

Il quotidiano “La Stampa” di Torino dedicò alla rivistina un articolo, chiamandola scherzosamente “un miracolo della Madonna”.

Copertina di un numero del mensile mariano Medjugorje TorinoE quel “miracolo” editoriale si realizzava in un piccolo ufficio, al pianoterra della casa dove abitava Giovanna. Ufficio nel quale  con Giovanna lavoravano solo alcune sue amiche.

Non era un giornalino ambito dai lettori per guardare le immagini. E neppure perchè, negli scritti, offriva delle curiosità, degli scoop, delle informazioni sensazionali, che colpiscono la fantasia.

Era una pubblicazione che voleva trasmettere qualche piccola idea utile a richiamare l’attenzione su quelle verità che stanno alla base delle “realtà imperiture”, quelle “che vanno aldilà del tempo e della storia”.

Giovanna, rimasta vedova, ha consumato anni della sua vita in quella avventura editoriale domestica tanto curiosa e tanto interessante.

Ad un certo momento, il peso degli anni si è fatto sentire, ed ha deciso di mettersi in pensione. Ora è tornata alla casa del Padre.

Renzo Allegri

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