“Fratelli e sorelle, buonasera”. Era cominciato così, il 13 marzo 2013, il pontificato di Jorge Mario Bergoglio da Buenos Aires. Con un semplice saluto dal balcone di piazza san Pietro dopo l’elezione al soglio pontificio. Un’elezione storica perché Bergoglio era subentrato al dimissionario Ratzinger che aveva deciso di lasciare anche per problemi fisici. Il pontificato di Ratzinger era stato fedele alla dottrina e ai formalismi, anche con il recupero della liturgia in latino, quello di Bergoglio è invece stato più moderno, quasi pop. Volutamente più vicino alla gente anche con gesti quotidiani come le numerose visite allle persone comuni oltre ad una grande attenzione alle nuove tecnologie e a tematiche più moderne con cui Tarzinger non si troppo confrontato una di esse: i gay.Sull’aereo papale aveva detto ai giornalisti: “Se una persona è buona, chi sono io per criticare i gay?” Bergoglio però ha anche avuto i suoi problemi. Considerato da alcuni troppo progressista, per altri avrebbe coperto i crimini pedofili di alcuni altri prelati e la sua tournée in America latina è stata piena di proteste. Dal Venezuela, alla crisi dei migranti, Bergoglio è anche intervenuto sulle scelte dell’amministrazione Trump criticando ad esempio il muro della discordia col Messico. Sempre sull’aereo papale aveva detto: “Chi vuol costruire muri per dividere, non può dirsi cristiano”. Un’ingerenza, com’è stata definita a Washington, non tanto apprezzata dall’amministrazione Usa.