Ricordando “Frate indovino”

Ricordando Padre Mariangelo da Cerqueto, il fondatore dell’almanacco italiano più diffuso, che da 75 anni porta in milioni di famiglie il sereno ottimismo della spiritualità francescana

Nella cucina di casa mia, accanto al frigorifero, è appeso il “calendario di Frate Indovino”, un almanacco curioso e molto interessante. Niente immagini di attori, cantanti, atleti, politici, industriali, belle ragazze, animali domestici o selvatici eccetera. E neppure propaganda a sfondo ideologico, politico o religioso. Un calendario con disegni al posto delle foto e abbondante testo, che incornicia il tradizionale elenco dei giorni del mese, diviso in una decina di rubrichette che si ripetono mese per mese: “Donne”, “Grillo sparlante”, “Salute” “VedoPrevedoTravedo” “Specola”, “Dal libro delle stelle”, e poi consigli ai coltivatori, ricette culinarie, un abbondante trafiletto di storia francescana, visto che l’almanacco è prodotto dai Frati Cappuccini di Perugia.

Il mio interesse per “Frate indovino” nasce dal fatto che conobbi e fui amico dell’inventore di questo almanacco. Si chiamava Padre Mariangelo da Cerqueto ed era un religioso francescano nato e cresciuto in Umbria. Persona indimenticabile per umanità, cultura, fede e umiltà. Quando lo intervistai, nel 1985, aveva 70 anni ed era famosissimo. Per i suoi straordinari meriti di scrittore ed editore, aveva vinto premi prestigiosi ed era stato insignito di varie onorificenze tra le quali “Cavaliere dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme”; “Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana”; “Commendatore dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme” e altre, ma di tutte queste sue benemerenze non parlava mai con nessuno.

L’aspetto che incuriosiva la stampa e l’opinione pubblica era costituito da fatto che quel fraticello, da solo, senza appoggi di nessun genere, aveva messo in piedi un impero.

Nella guerra degli Almanacchi, il suo, “Frate Indovino”, in fatto di copie vendute stracciava tutti. Mentre i calendari più famosi, strombazzati alla televisione e sui rotocalchi, si contendevano, a colpi di nudi più o meno audaci, più o meno tristi, un pubblico costituito da duecento, trecento e qualche rara volta quattrocentomila acquirenti, l’almanacco di Padre Mariangelo viaggiava sui sei, sette e anche otto milioni di copie. Tenendo conto che si trattava di una pubblicazione di tipo familiare, cioè una pubblicazione che entrava nelle famiglie, era di conseguenza letta, vista, consultata da un numero enorme di persone. Padre Mariangelo aveva anche fondato una piccola casa editrice che pubblicava libri di argomenti legati allo spirito del suo almanacco, e anche quei libri andavano via come noccioline.

Nel 1985, l’inventore di “Frate Indovino” era un personaggio mitico. Per questo “Gente”, il settimanale italiano allora tra i più diffusi, dove io lavoravo come inviato, mi incaricò di intervistare quel fraticello, figlio spirituale del Poverello di Assisi, che era diventato anche una potente macchina da soldi. Ma fu una autentica impresa convincerlo a farsi intervistare. Era timido, riservato, schivo, non ne voleva sapere di apparire su un settimanale così diffuso e tanto meno farsi fotografare.

<<Sono entrato nell’Ordine dei cappuccini molto giovane>>, mi raccontò nel corso di un lungo incontro nella sede della sua piccola Casa editrice a Perugia. <<Il mio sogno era di dedicarmi all’apostolato della predicazione, ma la salute non mi ha assistito e allora sono passato all’apostolato della penna. I superiori mi fecero direttore del periodico del nostro ordine religioso Voce serafica, che aveva un discreto numero di lettori, e nel 1945, pensai di fare a loro un regalo natalizio inventando un calendario.

<<Per le famiglie povere del nostro Paese, soprattutto quelle dei contadini, il calendario, a quei tempi, era l’unica pubblicazione che entrava in casa. Ricordo che i miei genitori comperavano il Barbanera, diffusissimo almanacco con una storia alle spalle di oltre cento anni. Era un calendario laico, e dallo spirito anche anticlericale. Nel 1912, un mio confratello cappuccino aveva tentato di contrapporre al “Barbanera” il Barbabianca, calendario di ispirazione religio¬sa, ma fu un fiasco tremendo.

<<Quando nel 1945 pensai di dar vita a un nuovo almanacco, mi ricordai del fallimento del Barbabianca, ma sentivo dentro di me una voce misteriosa che mi incoraggiava, e volli ritentare l’impresa.

<<La scelta del nome, Frate Indovino, fu casuale. Desideravo un titolo vago e insieme misterioso, e mi sembrava che quel nome servisse allo scopo.

<< Ebbi subito successo. Il primo numero del calendario, 2000 copie, andarono a ruba. L’anno successivo fui costretto a raddoppiare la tiratura. E il terzo anno, triplicarla. In una manciata di anni raggiusi il milione di copie. E poi su, crescendo sempre, quattro, cinque, sei fino a otto milioni di copie l’anno>>.

La caratteristica di quell’almanacco, era legata soprattutto alle previsioni metereologiche che risultavano sempre incredibilmente esatte.

Un giorno il generale Edmondo Bernacca, che era stato un mitico pioniere delle previsioni meteorologiche scientifiche in tv, mi disse: <<Il più bravo di tutti gli studiosi di meteorologia resta “Frate Indovino”. Le sue previsioni, elaborate con mezzi empirici e con un anticipo di mesi e mesi, sono spesso più precise di quelle che noi, con l’aiuto dei più sofisticati mezzi scientifici, facciamo per il giorno successivo>>.

Padre Mariangelo preparava il suo almanacco da solo. E per necessità organizzativa tipografica di allora, scriveva i testi cinque e anche sei mesi prima che cominciasse il nuovo anno. Era costretto quindi a scrivere con un anticipo enorme anche le sue misteriose e infallibili previsione del tempo. E, nonostante questo, non sbagliava mai. Anzi, a volte fu l’unico a prevedere eventi metereologici che i grandi scienziati non avevano neppure ipotizzato. Fu l’unico, per esempio, a predire con mesi di anticipo le grandi nevicate del 1963, che causarono in Italia alluvioni e straripamenti di fiumi. Predisse pure il caldo torrido dell’estate dei 1983; l’inverno gelido del 1989; la grande siccità dell’anno successivo che tormentò mezzo mondo; le terribili mareggiate liguri dei 1992; le colate laviche dell’Etna, i terremoti dell’Anatolia, del Messico, della Turchia, e alcuni tra i principali tornadi che sconvolsero il Giappone e l’America.

<<Mi servo di un manoscritto del 1500, redatto da un frate che aveva la passione per la meteorologia>>, mi disse Padre Mariangelo, rivelando, almeno parzialmente, il segreto di quelle sue stupefacenti profezie. <<In quellle pagine, il mio confratello del Cinquecento formulò delle teorie che sintetizzano osservazioni millenarie e sono legate ai cicli undicennali e ventottennali della luna e del sole. Ma>>, aggiunse sorridendo <<mi servo molto anche di uno “spiritello” che mi sta sempre vicino e stuzzica le mie intuizioni.

<<Mentre eseguo i calcoli suggeriti da quel vecchio manoscritto>>, mi spiegò diventando serio <<sento sempre una voce che mi guida. E’ un fatto strano. A volte, i suggerimenti della voce sono in contrasto con la logica dei miei calcoli, e io non la seguo. Ma la voce non mi dà pace. Continua, insistente, finché, alla prima o alla seconda correzione delle bozze, finisco con il cedere e scrivere ciò che mi suggerisce. Ho constatato che ha sempre ragione>>.

Insistendo io per sapere qualcosa di più su quella voce, Padre Mariangelo mi disse: <<Forse è la voce del mio Angelo Custode. Oppure, potrebbe essere la voce dell’Angelo Custode di Padre Pio. Io e Padre Pio eravamo molto amici. Un giorno gli chiesi aiuto per non commettere errori e ingannare i miei lettori. “Non ti preoccupare”, rispose. “Quando scrivi, mandami il tuo Angelo Custode e io ti manderò il mio. S’accorderanno tra loro per non farti sbagliare”. Non dimenticai mai quelle parole di Padre Pio e sono certo che anche lui mi aiuta>>.

Chiesi a Padre Mariangelo: <<Lei non fa pubblicità del suo calendario, non appare sui giornali, non è mai andato a Domenica in.. nè ad altre simili trasmissioni televisive seguite da milioni di spettatori: come riesce ad avere tanto successo?>>.

«Non lo so», mi rispose. <<Diversi conduttori di popolari trasmissioni televisive continuano a telefonarmi, invitandomi, ma rifiuto sempre. Io sto bene qui, in questa casa dove lavoro, studio, prego. Ho il mio orticello, i miei fiori, i merli che mi tengono compagnia. Venga che le faccio vedere tutti i miei fiori>>..

Padre Mariangelo mi accompagnò nel suo giardino. Non era molto grande, ma c’era di tutto. A ogni angolo una pianta rara, un’erba dalle preziose qualità medicamentose, un fiore particolare. Il religioso mi descrisse tutto in modo minuzioso e mi fece sentire i profumi.

Parlando, padre Mariangelo trasmetteva una serenità veramente serafica. Lo ascoltavo con ammirazione, ma non potevo trascurare la parte concreta, commerciale di quel suo lavoro. Il suo almanacco , nato dal niente, era diventato veramente una gallina dalle uova d’oro. Sapevo che grandi editori, non solo italiani, avevano tentato di accaparrarselo facendo offerte favolose.

<<Le offerte mi lusingano, ma non mi interessano>>, mi disse Padre Mariangelo.

<<Sono contento della elevata diffusione del mio calendario e dei miei libri perché, attraverso essi, svolgo il mio apostolato di sacerdote. Parlando di campi, erbe, ricette, perturbazioni atmosferiche trovo sempre il modo di dire anche delle buone parole che richiamano a Dio. “Frate Indovino” entra dappertutto. Anche nelle famiglie che non frequentano mai la Chiesa. E sono certo che qualche cosa di buono fa.

<<Per quanto riguarda i guadagni, devo ammettere che sono molto elevati. Ma io sono sempre vissuto e vivo osservando scrupolosamente il mio voto di povertà.

I soldi mi servono per sostenere opere caritative e sociali. Aiuto i missionari cappuccini umbri che da 75 anni lavorano tra gli indios dell’Amazzonia. Con i soldi guadagnati con le mie pubblicazioni, ho realizzato scuole, ambulatori, un ospedale, un lebbrosario, tre collegi per l’istruzione dei giovani, una fabbrica di mattoni. Qui in Italia ho fondato due comunità per il recupero dei drogati: una a Perugia, nel “Villaggio san Francesco”; l’altra in provincia di Cuneo. A Vasto Marina, in provincia di Chieti, ho fondato la “Casa del Sacro Cuore”, un’opera per persone anziane sole e in difficoltà economiche. C’è il “Rifugio Francescano”, a Perugia, che dà lavoro a parecchie persone. E poi c’è la “Carità silenziosa”, un’opera pertinente allo stile francescano, che agisce nell’umiltà e nella discrezione. Su segnalazione di amici o di sconosciuti, inter¬vengo ad aiutare persone particolarmente bisognose, soprattutto per risolvere quei ca¬si disperati che, senza un immediato intervento, potrebbero finire in tragedia. Come vede», concluse padre Mariangelo «i soldi che arrivano con questa mia attività di “Frate Indovino” sono completamente spesi a fin di bene>>.

Sono trascorsi 36 anni da quell’incontro. Restammo amici. Lui se ne andò da questo mondo nel novembre 2002, a 87 anni, dopo una lunga malattia sopportata con la serenità francescana che lo distingueva. È sepolto nella chiesa del Crocifisso, sulla piazza, a lui intitolata, a Cerqueto di Marsciano, cittadina dove era nato.

Il suo almanacco “Frate Indovino” continua nello spirito che lui gli aveva impresso e il successo viaggia sempre attorno a 5 milioni di copie, anche in tempi di crisi.

Renzo Allegri

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