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Troppi pregiudizi su Lourdes

di Giacomo Galeazzi

Vaticanista de la stampa

Spesso compaiono sulla stampa italiana articoli e recensioni di libri che «si propongono di invalidare l’autenticità delle apparizioni mariane avvenute a Lourdes e dei prodigi che là si verificano.

Si continuano a recare i soliti argomenti che, da oltre un secolo, sono stati approntati dalla cosiddetta razionalità laica».

Lo sottolinea il padre gesuita Giandomenico Mucci in un articolo scritto per la rivista «La Civiltà Cattolica» dal titolo «Lourdes e la modernità», in cui si risponde a questi argomenti e alla mentalità laicista che li ispira.

Padre Mucci espone il senso e il valore che la Chiesa riconosce a quelle apparizioni di Maria e spiega le motivazioni che spingono folle innumerevoli, di gente umile e di dotti, a pellegrinare e a pregare a Lourdes.

I critici di Lourdes, «sprovvisti come sono di nozioni ecclesiologiche», scrive padre Mucci, «danno alle apparizioni, e al culto mariano che ne deriva, un’importanza superiore a quella che riconosce loro la Chiesa».

«Impressionati dalle folle che accorrono nella cittadina pirenaica (quasi centomila malati ogni anno), vittime del pregiudizio che fa della religione la madre delle speranze impossibili e l’effetto di timori ancestrali, immaginano che la Chiesa abbia incluso la verità di quelle apparizioni tra le verità della sua fede, obblighi i cattolici a professarla e comandi la pratica dei pellegrinaggi.

In realtà, unico oggetto della fede della Chiesa – ricorda l’articolo della rivista della Compagnia di Gesù – è la Rivelazione pubblica costituita dalla Parola di Dio contenuta nella sacra Scrittura, trasmessa dalla Tradizione divino-apostolica, proposta e interpretata dal Magistero della Chiesa per tutti gli uomini di tutti i tempi. Cristo è il suo centro. Questa Rivelazione è l’unico fondamento della fede cristiana e cattolica».

Nei critici di Lourdes, argomenta padre Mucci, «insieme al totale rigetto della soprannaturalita’ degli eventi avvenuti in quella cittadina dei Pirenei, si legge una costante esplicita dicotomia: da una parte, stanno i dotti discepoli della razionalità laica, che conoscono il presunto misto di fideismo e di impostura che è dal clero alimentato a Lourdes, dall’altra, i semplici e gli ignoranti, inconsapevoli vittime sia della loro creduloneria sia del loro bisogno di guarire dalla sofferenza fisica o dal tormento spirituale sia dell’inganno messo su per loschi interessi».

Commenta il gesuita: «Ormai, alla povera gente è riservata l’ironia priva perfino di quella religiosa pietà che le concedeva Benedetto Croce».

E poi, non sono soltanto i tribolati di scarso censo che vanno a Lourdes. Così la rivista «La Civiltà Cattolica» ricorda Alex Carrel, che, essendo un Nobel per la medicina, «si intendeva probabilmente di guarigioni impossibili alla scienza più e meglio di Emile Zola», di Anatole France e di filosofi italiani. Scrive ancora padre Mucci non senza ironia: «Si può citare un altro sprovveduto, Franz Werfel, che, dopo essere stato a Lourdes e averne scritto, capì che le apparizioni a Santa Bernadette erano un capitolo vissuto del discorso della Montagna. E Werfel era un ebreo di Praga». 

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