Intervista a Alessandro De Franciscis
Intervista a Alessandro De Franciscis, presidente del Bureau des constatations médicales
La commissione decide dal punto di vista scientifico se una guarigione profuma di miracolo. L’ultima riconosciuta l’8 dicembre
Quando è stata la sua prima volta a Lourdes?
“Facevo la seconda liceo classico, era il 1973. Reclutavano barellieri per i pellegrinaggi in treno e ho aderito. Sono stato incaricato alla vasca dei bambini: la loro sofferenza mi ha convinto a iscrivermi a pediatria. Sono tornato a Lourdes in seguito e non sono più andato via”.
Alessandro De Franciscis, napoletano di 69 anni, medico, docente, ha lasciato la professione e la cattedra all’Università Federico II nel 2009. Nello stesso istante si è dimesso da presidente della Provincia di Caserta — era già stato deputato nelle liste dell’Ulivo. Stop a tutto dopo quattro mesi di riflessione per rispondere alla chiamata del Signore. O meglio, di Nostra Signora di Lourdes. Il suo ambulatorio si trova a 200 metri dalla Grotta di Massabielle. Lì dove, secondo Bernarde-Marie Soubirous detta Bernadette, dall’11 febbraio al 16 luglio 1858 la Vergine apparve diciotto volte alla pastorella. La quattordicenne analfabeta proclamata santa da Pio XI nel 1933, che raccontò di quella “bellissima signora vestita di bianco”.
De Franciscis è medico e frate laico. Papa Francesco l’ha nominato due anni fa Grande Ospedaliere dell’Ordine di Malta, dal 1113 sotto la protezione della Chiesa. “Il Pontefice è devoto in modo particolare alla Madonna di Lourdes”, spiega. La definisce sorridendo “la boss che mi coccola amorevolmente”. Perché da quindici anni Sua Eccellenza — il titolo gli compete — presiede il Bureau des constatations médicales, la commissione di 34 esperti che decide dal punto di vista scientifico se una guarigione profuma di miracolo. L’ultimo, il numero 71, è stato proclamato l’8 dicembre dall’arcivescovo McMahon di Liverpool. Riguarda l’irlandese John Jack Traynor della Royal Navy, scomparso ottant’anni fa. Era stato ferito a Gallipoli nella Grande Guerra: paralisi delle gambe e del braccio destro, tre ferite aperte, le crisi epilettiche seguite alla trapanazione del cranio. Era destinato all’Ospedale degli inguaribili, e invece.
Che cosa accadde?
“Nel 1923 partecipò al pellegrinaggio. Fu immerso nella piscina dei malati, lo portarono alla processione dell’eucarestia. Durante la benedizione sentì le gambe e il braccio muoversi, tanto che il mattino seguente andò da solo alla Grotta. Gli attacchi erano spariti, sotto le bende le piaghe risultarono rimarginate”.
E poi?
“Al clamore seguì la ricognizione medica. Ripetuta nel 1926: Traynor tornò al Santuario accompagnato dagli stessi tre medici che erano con lui la prima volta. Il dottor Vallet, che dirigeva l’Ufficio delle constatazioni, ascoltò i colleghi e lo visitò. Il rapporto si concluse così: riconosciamo che la dinamica di questa prodigiosa guarigione è assolutamente al di fuori e al di sopra delle forze della natura”.
Perché l’istruttoria è durata quasi un secolo?
“Nel caso di Traynor c’è voluto tanto anche se il Bureau aveva fatto bene i compiti: la diocesi di Liverpool s’era dimenticata di chiedere le carte. Finché il dottor Moriarty, membro britannico dell’Ufficio, qualche mese fa mi ha chiesto: non possiamo fare nulla per quell’uomo? Da una pagina ingiallita trovata fortunosamente nel loro archivio siamo risaliti al Journal de la Grotte del 26 dicembre 1926. C’era tutto, si poteva procedere”.
Lourdes è la capitale dei miracoli?
“Il vero miracolo di Lourdes è Lourdes. L’acqua benedetta è acqua di montagna, la fede fa la differenza. Il virologo Luc Montagnier, premio Nobel morto due anni fa, mi aveva chiesto di studiare la sorgente. Sono certo che non avremmo riscontrato niente di particolare”.
Quali sono le linee guida nel giudizio medico?
Le sette regole del cardinal Lambertini, diventato Benedetto XIV nel Settecento.
- Primo: diagnosi certa.
- Secondo: prognosi grave.
- Terzo: guarigione imprevista.
- Quarto: guarigione istantanea.
- Quinto: guarigione completa.
- Sesto: guarigione durevole nel tempo.
E poi c’è il
- Settimo: guarigione scientificamente inspiegata
Inspiegata o inspiegabile?
“Inspiegata. Cioè alla luce delle attuali conoscenze mediche”.
Essere miracolati è un premio?
“No, grazie a Dio. Altrimenti i fedeli che non ricevono il dono, pur vivendo e operando secondo il Vangelo, dovrebbero sentirsi defraudati”.
Lei è credente?
“Sì, lo sono. Non ho dubbi al riguardo”.
Il suo sguardo è di fede o di scienza?
“Credere aiuta a comprendere, ma sono incompetente in materia di miracoli. Il mio mestiere è un altro”.
Su quanti casi ha indagato con successo?
“Quattro finora nel mio mandato. Tre donne più Traynor”.
Tre donne?
“Nella lista delle guarigioni la parte femminile è prevalente. A cominciare da Catherine Latapie, prima miracolata nel marzo 1858. Una paesana che non frequentava la parrocchia”.
Gli eventi che ha preso in esame?
“Luigina Traverso è una suora di Alessandria. Ha 89 anni e la guarigione risale al 1965: gli interventi alla spina dorsale l’avevano costretta a vivere sdraiata in posizione fetale. Danila Castelli di Bereguardo, moglie di un ginecologo e madre di quattro figli, stava morendo di tumore: ha avuto il sollievo dopo il bagno nella piscina del santuario. Se n’è andata nel 2016 dopo un quarto di secolo di servizio all’Unitalsi. E poi suor Bernadette Moriau di Beauvais, paralizzata per la sindrome della cauda equina. Il suo momento straordinario è del 2008, riconosciuto dieci anni più tardi. Sono storie magnifiche”.
C’è un filo rosso a legare le guarigioni?
“Esiste un solo fattore comune. Tutti avevano dichiarato: ho pregato senza chiedere nulla per me. È la preghiera dei semplici”.
Quando lascerà l’incarico?
“Ho quasi settant’anni. L’ho fatto presente al vescovo di Tarbes, adombrando la possibilità di andare in pensione. Mi risposto che non se ne parla. Dunque eccomi qui”.
Massimo Cutò per lavocedinewyork.com
Intervista a Alessandro De Franciscis, presidente di Bureau des constatations médicales
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