#Lourdes abbiamo sentito il pianto dei fedeli
A Lourdes «abbiamo sentito il pianto e i gemiti dei fedeli»
I malati a Massabielle, l’Immacolata e i peccatori: binomi che si accostano e si rafforzano a vicenda, e non a caso. Ce lo spiega il dottor Alessandro De Franciscis, che ieri a Lourdes ha rappresentato il personale medico e paramedico alla Grotta.
Su richiesta di papa Francesco, nel corso del mese di maggio è stata organizzata una maratona di preghiera per chiedere che la pandemia cessi. Il 18 maggio è toccato al santuario di Lourdes presiedere il Rosario, con una speciale intenzione per i medici e gli infermieri.
Il dottor Alessandro De Franciscis, che per l’occasione ha rappresentato nella Grotta il corpo medico, ha spiegato ad i.Media quanto la questione della salute e della cura sia al cuore della spiritualità del santuario pirenaico.
Arthur Herlin: Dove sta il senso particolare del pregare per la fine della pandemia proprio nel santuario di Lourdes?
Alessandro De Franciscis: Durante le apparizioni, Lourdes divenne un luogo di guarigione al contempo del corpo e dello spirito. Sette miracoli di guarigione furono constatati già prima della fine delle apparizioni mariane. Le guarigioni corporali furono talmente importanti che già dieci giorni dopo l’ultima apparizione il vescovo di allora, mons. Laurence, incaricò una commissione episcopale per indagare sulle guarigioni. E queste furono riconosciute nel 1865, insieme con le apparizioni.
Da un anno il santuario è deserto e i malati non possono recarvisi. Come vi siete adattati alla situazione?
È vero, al momento il santuario non accoglie più i suoi milioni di pellegrini. È un tempo di sofferenza, di isolamento e di ricostruzione, come dopo una guerra. Ad essere colpita è anzitutto la mobilità delle persone. Abbiamo dunque approfittato di questo periodo per realizzare un immenso lavoro al fine di accogliere i pellegrini malati come pure i sani. Abbiamo sentito il pianto e il gemito dei fedeli.
Oltre che ai malati, il santuario di Lourdes è pure in qualche modo dedicato a chi se ne prende cura?
Sì, siamo particolarmente attenti al dolore del mondo medico e paramedico, che ha pure molto sofferto – e continua a soffrire – durante la crisi sanitaria. Sotto la direzione del padre Rettore, mons. Olivier Ribadeau Dumas, la preghiera alla Grotta è stata ininterrotta e continua a favore del personale medico e paramedico. Un anno fa tutti li applaudivano, adesso sono un po’ messi in disparte. Questa è pure la ragione per cui il santuario si associa alla recita del Rosario, richiesta dal Papa per chiedere la fine della pandemia – aggiungendovi un’intenzione speciale per i medici e i paramedici –, alla quale partecipo. Nella Grotta sono stato rappresentante del corpo medico.
La vaccinazione facilita i vostri sforzi per riaprire le porte del santuario?
La campagna vaccinale mostra i suoi effetti. Siamo ovviamente favorevoli alle campagne di vaccinazioni: accogliere nel santuario persone vaccinate è un modo di applicare l’invito del Papa a vivere la vaccinazione come un atto di carità. Vaccinarsi è una maniera di ridurre la trasmissione e soprattutto la possibilità di ammalarsi – è bello –: grazie a questo possiamo accogliere 350 militari e i loro malati nei giorni a venire, e abbiamo appena saputo che il nostro pellegrinaggio nazionale, il 15 agosto, avrà luogo.
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