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A Lourdes miracolata anche la psiche

Guariti depressi, schizofrenici e ansiosi
Il dottor de Franciscis, direttore del Bureau Medical: «Da ora iniziamo a registrare anche questi casi di guarigione»

di Franca Giansoldati

LOURDES – Ogni giorno Lourdes è teatro di guarigioni anche se è difficile quantificarle perché restano per lo più nascoste: non tutti ne danno comunicazione al Bureau medical, l’organismo scientifico guidato da un medico che prende nota e certifica i fatti avvenuti scientificamente inspiegabili. Tutto viene registrato con molto rigore. La Chiesa avanza coi piedi di piombo e prima di mettere sopra il suo sigillo impiega molto tempo, esaminando carte, studiando i referti, osservando il paziente (guarito) per evitare ricadute.

Fino ad ora sono state prese in esame solo patologie fisiche ma da quando ai vertici del Bureau medical è arrivato un italiano (il primo in assoluto), Alessandro de Franciscis, a Lourdes si registrano anche le malattie relative alla sfera psichica, come per esempio le depressioni. E si è scoperto che moltissimi casi pervenuti riguardavano proprio guarigioni di persone affette da grave forme di depressione, di schizofrenia, di ansia. «Abbiamo iniziato a registrarle da poco, ben sapendo però che non si potrà mai fotografare a fondo il fenomeno, perché è molto semplice accertare la guarigione di un malato di cancro, un po’ meno quella di una malattia di origine psichica. Tuttavia abbiamo deciso di procedere ugualmente a seguito delle tante segnalazioni di questo genere ricevute; si tratta di persone che dicono di essere guarite dalla depressione dopo una esperienza in questo luogo» afferma de Franciscis.

In questa piccola cittadina incastonata nei Pirenei, dove la Madonna due secoli fa apparve alla piccola pastorella Bernadette Soubirous e dove sgorgò improvvisamente dalla roccia una sorgente di acqua ancora oggi utilizzata dai malati per ritrovare la speranza, il Bureau medical lavora senza sosta, prendendo nota di ogni comunicazione, attestando l’autenticità della guarigione. E’ l’unico luogo di culto al mondo in cui le storie delle guarigioni vengono sottoposte a rigorose misure scientifiche.

Basta pensare che finora dalla Chiesa sono stati riconosciuti ufficialmente solo 67 miracoli, anche se da quando funziona il Bureau medical sono stati registrati oltre settemila casi. «Delle circa settemila storie accertate dal 1883 ad oggi, ci sono diversi casi che riguardano anche non credenti. Persone che sono arrivate qui mosse da curiosità o disperazione e che alla fine hanno incontrato una dimensione diversa da quella che si attendevano» spiega de Franciscis, anticipando il tema di un convegno organizzato dall’Associazione dei Medici Cattolici Italiani a Milano il 29 novembre sul rapporto che sussiste tra guarigione e fede. «Lourdes rappresenta l’icona concreta del rapporto tra fede e guarigione. Io non conosco nessun altro posto in Occidente che sia così. C’è qualcosa di misterioso, di grande, di inspiegabile».

La dimensione delle guarigioni a Lourdes fu successiva alle apparizioni. La Vergine alla pastorella non parlò mai di questo argomento. Solo più tardi una donna del luogo, Caterina, prossima a partorire e paralizzata alla mano, chiese di essere portata alla fontana di Masabielle perché se avesse potuto lavare la sua mano dolente sarebbe certamente guarita. Cosa che puntualmente si verificò. Da quell’intuizione iniziarono i pellegrinaggi.

«L’esperienza di Lourdes va comunque al di là della guarigione spettacolare. E’ una esperienza collettiva che sostanzialmente porta all’accettazione di se stessi. A Lourdes, tempio del dolore e della malattia, non si è mai suicidato nessuno. Semmai è successo il contrario. Ci sono state persone che sono arrivate con intenti di morte, talmente disperati ed esasperati dal dolore fisico ma poi sono ripartiti sereni dentro. Questo luogo trasmette qualcosa che tocca nel fondo l’esperienza umana. E pone una domanda di senso sulla malattia e sulla vita. Ed è un messaggio trasversale che cattura anche i non credenti».

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