Cronaca 07/11/2016 Assemblea dei Vescovi
Francia: oggi la giornata di preghiera e digiuno per le vittime della pedofilia. I vescovi a Lourdes chiedono perdono
Una giornata di preghiera e digiuno per le vittime di abuso sessuale si celebra oggi in tutte le diocesi di Francia in risposta all’invito di papa Francesco. I vescovi la vivranno a Lourdes dove sono riuniti in assemblea plenaria. Verrà celebrata una messa questa mattina, alle 11.45, e questo pomeriggio, dalle 16.35 alle 17.10, i vescovi saranno informati sul “bilancio” delle misure che quest’anno ad aprile sono state prese dalla Conferenza episcopale francese nella lotta contro la pedofilia. Alla sessione di lavoro potranno partecipare anche i giornalisti.
Monsignor Luc Crépy, vescovo di Puy e presidente della “Cellula permanente” che è stata recentemente istituita dai vescovi francesi con il compito di coordinare tutte le misure di lotta contro la pedofilia prese a livello diocesano, spiega in un’intervista rilasciata al quotidiano cattolico “La Croix” che la Giornata di oggi è una risposta all’invito di papa Francesco che ha chiesto a tutte le Conferenze episcopali del mondo di celebrare una simile giornata in una data a loro scelta. I vescovi e le Chiese di Francia lo faranno oggi. “Mi sembra – spiega il vescovo Crépy – fortemente simbolico che i vescovi preghino tutti insieme facendo penitenza con il digiuno. Vogliono chiedere perdono a Dio per gli abusi sessuali commessi sui minori nelle Chiese da membri del clero, ma anche all’interno delle famiglie e in seno alle istituzioni. Si tratta di riconoscere pubblicamente che alcuni responsabili della Chiesa si sono resi colpevoli di violazioni e che c’è stato un deficit di vigilanza. Bisogna essere capaci di riconoscere le proprie colpe e chiedere perdono. È ciò che conduce a riconoscere la sofferenza delle vittime”.
In aprile, in seguito ad alcuni casi di pedofilia emersi nelle diocesi (il più eclatante quello che ha coinvolto il cardinale Barbarin, arcivescovo di Lione) il presidente dei vescovi francesi, mons. Georges Pontier, aveva presentato alla stampa una serie di iniziative messe in atto per una vigilanza capillare su tutto il territorio. Tra queste l’istituzione in ogni diocesi e provincia ecclesiastica di “cellule” locali di sorveglianza; la realizzazione di un sito internet rivolto espressamente alle vittime che permetterà loro di mettersi in contatto con le “cellule” presenti sul territorio; l’attivazione di un indirizzo mail – paroledevictimes@cef.fr – a disposizione di chiunque voglia fare una denuncia o chiedere informazioni. È intenzione dei vescovi francesi dare la possibilità alle vittime di essere “accolte, ascoltate e accompagnate”, aveva detto monsignor Pontier, augurandosi che in questo modo e con questi mezzi “le vittime possano entrare facilmente in contatto con le persone incaricate a questo ascolto”. Questo pomeriggio verrà presentato il bilancio del lavoro finora fatto alla luce appunto delle segnalazioni ricevute in questo periodo.
Francia: Messa per le vittime degli abusi. Mons. Crepy, “dobbiamo uscire da un silenzio colpevole durato troppo tempo”
“Sì, dobbiamo avere il coraggio di affrontare lo scandalo del peccato che coinvolge tutta la Chiesa. Dobbiamo uscire da un silenzio colpevole della Chiesa e della società che è durato troppo tempo e metterci in ascolto delle sofferenze delle vittime: gli abusi dei pedofili, questi crimini così gravi, rompono l’innocenza e l’integrità dei bambini e dei giovani”. Parole gravi quelle pronunciate questa mattina da monsignor Luc Crepy, vescovo di Puy e presidente della “Cellula permanente” di lotta contro la pedofilia, nell’omelia della messa celebrata a Lourdes alla presenza di tutti i vescovi francesi nel giorno in cui tutta la Chiesa di Francia sta vivendo la Giornata di perdono e digiuno per le vittime degli abusi sessuali. “Dobbiamo avere il coraggio – ha detto il vescovo Crepy – di intraprendere tutte le iniziative necessarie per fare della casa della Chiesa un luogo sicuro. Dobbiamo, come ci ha chiesto di fare papa Francesco, chiedere perdono per tutti i peccati commessi dalle autorità ecclesiastiche che hanno coperto gli autori degli abusi, ignorando la sofferenza delle vittime”. “Quando si tratta delle persone più fragili, dei più deboli, dei piccoli, Gesù parla forte e chiaro”, ha proseguito il vescovo ricordando le parole del Vangelo: “È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli”.
“Non ci sono scuse o mezze misure – ha quindi incalzato il vescovo – per atti commessi contro uno solo di questi piccoli! C’è una condanna senza appello di Cristo ”. Il vescovo chiede quindi un “mea culpa” da parte di tutto l’episcopato francese e dice: “Questo male… potremmo esserne stati complici, noi vescovi, per il nostro silenzio, la nostra passività o la nostra difficoltà ad ascoltare e comprendere il dolore che pensavamo fosse stato dimenticato da chi era stato ferito nella carne, molto tempo fa. Abbiamo voluto probabilmente salvare la rispettabilità dell’immagine della Chiesa, per paura dello scandalo, dimenticando che è santa ma anche composta da peccatori. In questo abbiamo fallito nella nostra missione”. Dalla Chiesa ci si attende oggi un grande atto di perdono. “Perdonare – ha detto Crepy – non significa dimenticare, il perdono chiede innanzitutto il tempo necessario perché sia fatta la verità, perché a poco a poco sia possibile pronunciare delle parole per dire il dolore indicibile, perché la giustizia e il diritto possano designare chiaramente la colpa e il colpevole”. È un “cammino lungo” che richiede tempo, un “cammino di purificazione”, un “cammino di giustizia e di verità”, di “ascolto e attenzione” delle vittime che “i vescovi devono assolutamente intraprendere”.
Francia: lotta alla pedofilia. Presentato “bilancio” ai vescovi, in sei mesi 100 testimonianze
Nel giro di sei mesi, da quando cioè la Chiesa di Francia ha lanciato un indirizzo mail – parolesdevictimes@cef.fr – dedicato alle vittime di abuso, 100 testimonianze sono arrivate fino ad oggi. Nella maggior parte dei casi si tratta di fatti antichi o accaduti in un tempo molto passato. Si tratta quindi di fatti che sono già stati segnalati dalle vittime. Ma è accaduto anche che la persona si è messa in contatto via mail, parli per la prima volta di ciò che ha sofferto. È uno dei passaggi più significativi del bilancio presentato questo pomeriggio a Lourdes ai vescovi riuniti in assemblea plenaria da monsignor Luc Crepy, responsabile della Cellula di lotta contro la pedofilia, e dall’esperta della Conferenza episcopale Ségolaine Moog. “In tutti i casi – hanno detto – e fin dall’inizio, il protocollo è il seguente” e per tutti lo stesso: trasferimento dei fatti denunciati al vescovo diocesano (o alla congregazione religiosa interessata, se ad essere incriminato è un religioso). Dopo qualche tempo si prende contatto con il vescovo per assicurare che abbia ricevuto la testimonianza e abbia dato risposta a seconda della natura dei fatti, della richiesta della vittima e dei requisiti di legge. Ovviamente la vittima che scrive a questo indirizzo mail è informato che la sua mail è stata inviata al vescovo interessato e che la Cellula si impegna a darvi seguito. Da questa estate poi la vittima può rivolgersi direttamente al vescovo locale della diocesi dove sono avvenuti i fatti andando direttamente al sito www.luttercontrelapedophilie.catholique.fr e cliccando su una mappa interattiva, tramite un modulo di contatto.
Il vescovo Crepy ha poi dato conto del fatto che tutte le diocesi di Francia si sono impegnate a dare ascolto alle vittime. Le modalità per farlo sono varie: alcune diocesi si sono dotate di una cellula diocesana di accoglienza e ascolto delle vittime. Queste cellule sono costituite da un piccolo gruppo di persone scelte per competenza in vari campi (avvocati, psicologi, medici e membri del clero). Alcune “cellule” invece sono interdiocesane: operano cioè su più diocesi e province. In alcuni casi, la diocesi ha firmato una convenzione con professionisti e associazioni che accompagnano le vittime. In altri casi ancora, è il vescovo a organizzare il piano di intervento in funzione delle sollecitazioni che arrivano dalle vittime.
Il vescovo Crepy e l’esperta hanno concluso ricordando ai vescovi che sei mesi dopo la messa in opera da parte della Conferenza episcopale delle misure di ascolto e prevenzione, il lavoro si prospetta ancora lungo e delicato. “È chiaro – si legge nel bilancio che è stato dato ai giornalisti – che occorre andare ancora più lontano per comprendere ciò che drammaticamente accade in un abuso sessuale e rispondere alle esigenze di coloro che ne sono state vittime. Si tratta quindi di proseguire in una stretta collaborazione con la giustizia e amplificare i nostri sforzi di prevenzione e formazione”.
Fonti giornalistiche di AgenziaSIR
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