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Quanta attesa… poi finalmente il treno !

“Un viaggio in treno in cui non ho contato i chilometri ma i respiri di chi stava davanti a me, sperando che non scendesse mai” (F.C.)

Quanta attesa… poi finalmente il treno !

Quel treno che quando lo vedi arrivare, ti fa battere il cuore e illumina il volto. Quel treno che appena si ferma, è già un vociare di richiami. Fermo da più di due anni, spunta dai vapori dell’orizzonte come un’oasi nel deserto, e rallenta la sua corsa fino bloccarsi proprio davanti.

Ma che avrà mai di tanto speciale ? apparentemente nulla, ma dentro vi è la felicità, quella che è difficile spiegare se non la vedi con gli occhi, e che è solo un accenno di quella che proverai alla meta. Destinazione LOURDES ! Un posto che gli UNITALSIANI chiamano casa, e come ogni casa è FAMIGLIA. Lourdes non si spiega, si deve vivere, e questo è stato detto tante volte, ma quest’anno è stato un pò diverso , per cui forse una piccola spiegazione si può tentare. Quando sai di ritrovare dopo tempo che ha il sapore di una eternità, gli amici che hanno come te a cuore il prossimo, non puoi rimanere indifferente, e quando sai che incontrerai degli altri che sono “speciali”, allora scatta quella gioia irrefrenabile che ti invade come l’acqua di un fiume che esonda. Sali, posi il bagaglio sul sedile, per sistemarlo c’è tempo, tanto tempo, e corri ad abbracciare tutti, un abbraccio agognato, atteso come non mai, caldo come una coperta che ti avvolge in un periodo freddo.

Questa è stata la pandemia, una freddissima parentesi che ha desertificato gli animi e le menti, ma ora bisogna ricostruire le emozioni, e il viaggio riparte. Minimo 12 vagoni colmi di bellezza che attraversi veloce o lentamente non importa, tanto la gioia non ha un tempo limite. Quest’anno osservi quei tanti posti vuoti, lasciati da chi ha intrapreso un altro viaggio e che non vedrai più, ma di cui respiri la presenza nel mentre fai il tuo servizio, sei lì anche per loro.

Volti coperti da mascherine che nascondono le espressioni, ma non possono celare le emozioni, quelle le attingi dagli occhi che sono lo specchio dell’anima. La filodiffusione, sempre uguale, artigianale, ma efficace, che ti avverte e ti fa più sentire in comunione. Il “furgone”, tale e quale, con baristi d’occasione e magazzinieri d’eccezione. La cucina, pronta a incartonare i pasti per il passamano. La cappella, la piccola accogliente cappella, angolo di silenzio e di preghiere che scorrono come le immagini dal finestrino accanto al tabernacolo. Ed infine il barellato, il pezzo di cuore che pulsa di più, con i sorrisi del “nonostante tutto”, delle canzoni animate di chi porta allegria nella consapevolezza del difficile cammino della vita.

I ferrovieri, a cui non manca mai il da fare, i medici che sono angeli viaggianti e protettori, la sala radio per le comunicazioni gracchianti ma che arrivano puntuali, i sacerdoti accompagnatori di fede da accostare ai singoli, e induttori di riflessioni sul senso della nostra missione.

Tutto converge ad una logistica presidiata da chi è pronto ad ogni evenienza, perchè il viaggio è lungo ogni anno di più, e….ma chi se ne frega.

Sembra tutto come al solito, eppure appare quasi insolito, ed è questo il difficile da spiegare. Cosa è cambiato ? La certezza sta però nella destinazione, quella che appare improvvisamente dietro l’ultimo accenno di curva dei binari, con quella scritta “LOURDES” mai ridipinta, come a testimoniare 120 anni di pellegrinaggi. Lì , in quel preciso istante, non vi è stanchezza che tenga, ma solo occhi lucidi, come il pavimento delle banchine bagnati dalla fedele e immancabile pioggia.

A Lourdes, il cielo bacia la terra con il sole o con la pioggia, ma è VITA PURA nient’altro, vita che respiri in ogni angolo, che scorre frenetica nelle strade, che incontri sulle carrozzine che sembrino sfrecciare come go-cart Mai un accenno di tristezza, mai uno sguardo malinconico, solo luce riflessa da quella grotta.

E’ questo l’inspiegabile, ed io ogni volta ci provo, ma non ci riesco. Tento di spiegare agli altri le corsie dell’ “accueil”, i sorrisi ed i vocali di Luigi, o la forza di volontà di Giuseppe, il silenzio notturno davanti quella grotta, o magari il rumore del Gave che separa solo le sponde ma non le preghiere. Ho tentato di spiegare le feste, le celebrazioni, i giovani che non si fermano mai nel servire, nell’aiutare, nell’ascoltare, nell’accarezzare. Ho tentato tante volte, ma poi ho convinto con quel “Vieni e vedi” che hanno detto a me in illo tempore.

Da questo invito inizia tutto, e da qui che inizi ad innamorarti della vita che spesso ti sfugge come acqua saponata. Ma i tempi cambiano, si evolvono in virtù degli eventi, e cambiano anche le sensazioni, ecco perchè non mi stancherò di dire in ogni occasione “prima che sia troppo tardi”, ed anche per questo viaggio nella bellezza, lo dico invitando a toccare con mano, prima di non vedere più quei fazzoletti bianchi sventolare dai finestrini, o non provare più quella sensazione di vuoto che ti assale quando il treno si allontana dall’ultima pensilina arrugginita, o magari non trovare più sul treno chi hai accompagnato sempre.

Abbiamo vissuto comunque in chiave ristretta quello che da anni viviamo, AMICIZIA, FEDE, AMORE, SERVIZIO, perchè possono pure cambiare le cose nel tempo ma le emozioni, il fine e l’ECCOMI pronunciato non cambieranno. Siamo stati come sempre e saremo comunque braccia che accolgono, mani che stringono e operatori di PACE. E se è difficile per me spiegare tutto questo, da sempre cerco di farlo “vedere” a chi da casa in qualunque angolo d’Italia o del mondo si trovi, si possa sentire in mezzo agli altri. E’ il mio modo di fare servizio, in quanto la bellezza e la gioia perchè sia fruibile va condivisa, e continuerò a farlo, come dissi il mio primo giorno, …TRA UNO SCATTO ED UNA CAROZZINA.

Al prossimo TRENO !!

Pino Curtale

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