Comunicazioni

Mario Giacomelli, opere scelte

A Fermo si inaugura la mostra fotografica “Mario Giacomelli, opere scelte”

io non ho...comunicatoLa Galleria “Monja Ercoli Arte Contemporanea” inaugura in Largo Fogliani 2, domenica 7 giugno alle ore 18, la mostra fotografica “Mario Giacomelli – opere scelte”.

Dopo le collettive a tema “Fuochi nella notte. Cucchi, Licini e Giacomelli” e “Bon voyage. Giacomelli, Fontana, Basilico, Jodice, Ghirri, Vitali” , la galleria Monja Ercoli Arte Contemporanea presenta per la prima volta una mostra interamente dedicata a Mario Giacomelli.


Sedici fotografie, in bianco e nero e a colori disegnano  una sorta di percorso, dal taglio antologico e retrospettivo, che ripropone i temi più rappresentativi dell’opera del grande fotografo marchigiano: da “Caroline Branson” a “Io non ho mani che mi accarezzino il volto”, da “Scanno” a “Un uomo, una donna, un amore”, da “Presa di coscienza sulla natura” a “Verrà la morte ed avrà i tuoi occhi”, da “Lourdes” a “ Il mare dei miei ricordi”.
Questa mostra, che segue l’evento recentemente conclusosi dedicato al lavoro di un altro grande marchigiano, lo scultore Nanni Valentini,  ribadisce quel profondo legame con il territorio che è sotteso all’attività espositiva della galleria sin dai suoi esordi.
Mario  Giacomelli  è  uno dei maggiori fotografi italiani del Novecento. Nato nel 1925  a  Senigallia,  ha  realizzato a partire  dai  primi anni cinquanta,  molti  lavori  che  sono  entrati  nella  storia  della  fotografia italiana. Alcune  immagini  di  Giacomelli   sono diventate col tempo delle vere e proprie icone, simbolo riconosciuto della ricerca fotografica italiana nel mondo.
Fotografo non professionista per scelta, “sublime dilettante”, ha scardinato, soprattutto  nei  lavori  realizzati  tra gli anni cinquanta e sessanta, i tradizionali concetti  di  impostazione classica dell’immagine nel linguaggio fotografico. I suoi toni contrastati, i mossi, la libertà anarchica nella composizione, l’eclettismo della ripresa  che poteva  permettersi di toccare varie  corde  stilistiche,  dalle composizioni quasi  astratte  ai  toni  più realistici, sono tutti elementi di un grande patrimonio visivo che collocano la sua opera ai vertici della ricerca fotografica. Dal  1955  ha cominciato a ottenere riconoscimenti e a esporre in tutti i luoghi deputati più importanti per la fotografia, in Italia e all’estero. Le  sue  opere  fanno  parte  di  collezioni  pubbliche e private di tutto il mondo. Inizia  la  sua  attività  di fotografo nel 1953. Si regala una fotocamera Comet e si reca  sulla  spiaggia  per fotografare  il  mare:  per  riprodurlo  mosso  ed  animato muove la macchina.  Nasce  così  la  prima  fotografia,  L’Approdo,  con la quale consapevolemente si allontana dalla tradizione fotografica. La partecipazione al gruppo “Misa”, fondato da Giuseppe Cavalli, permette a Mario Giacomelli di uscire dall’ambito della piccola città di provincia e di inserirsi in un panorama culturale di ampio respiro, più congeniale alle sue motivazioni ed aspirazioni. Tra  gli  anni ’50 e ’60  partecipa  a  concorsi ed esposizioni: si affaccia sul panorama  irrequieto  della  fotografia italiana con proprie idee, stile e linguaggio ed è subito successo di critica e pubblico. Nel 1955,  premiato  da  Paolo Monti,  vince il primo premio  alla  seconda  mostra  nazionale  di  fotografia  a  Castelfranco  Veneto.  Nel  1956  espone  alla  prima  mostra fotografica artistica a Pescara e alla terza mostra internazionale a Venezia. Dopo una serie di prime fotografie a titolo scattate fra il’ 53 e il’ 56, Giacomelli affronta i grandi temi che ne faranno un caso fotografico. Del 1954/1956 è la serie sulla “Vita d’ospizio”.  Mario  Giacomelli e la sua storia d’amore infinita con i vecchi, rimandi continui sul filo dell’esperienza: ritornerà sul tema con “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” (1966/68, il titolo è ripreso da una poesia di Pavese) e con il complesso senza titolo “non fatemi domende!”(1981/83). Fin da allora sa che le rughe, i solchi del volto dei vecchi  dell’ospizio  sono  i suoi, quelli  della  nostra  umanità  e della nostra natura, i solchi della madre terra, del taglio dell’albero;  comprende  l’universalità  delle  cose  e  indirizza su se stesso, le sue pulsioni, materie, umori, sentimenti, ricordi nel tentativo di cogliere il mondo nella sua essenzialità, alla “sorgente della vita”. Nel 1957  lavora  sulla  serie “Scanno”  inserita  nel  1963  da  John  Szarkowsky  in “Looking at Photographs”  nella raccolta del Museum of Modern Art di New York,  con  la  quale  Giacomelli  si  affaccia  sulla  ribalta  mondiale,  ottenendo  i  più ampi consensi di pubblico e critica. Sempre del 1957 è la serie “Lourdes”: Giacomelli subisce la desolata impotenza dell’uomo di fronte alla deformità del male. A questa seguono nel 1958, la serie “Zingari”, “Puglia” e, nel 1959, (ripresa nel 1995) “Loreto”. Del  1961/63  è  la  serie “Io non ho mani che mi accarezzano il viso”, da una poesia  di  Padre  David  Turoldo. In questa serie fantastica di “pretini”  resa  in immagini  sospese,  con  le  toghe  gonfie  come  piccole mongolfiere, la trasgressione iconica di Giacomelli raggiunge il vertice dell’astrazione.
Risale  agli  anni  1964-66 “La buona terra”, seguita da “Caroline Branson” del 1971-73, lavoro ispirato all’Antologia di Spoon River di  Edgar Lee Masters, poi “presa di coscienza sulla natura” (1980-94), la grande serie dei paesaggi.
Su testi del poeta Permunian si fonda “Il Teatro della neve” (1985-87) seguita da “Ninna Nanna” e “A Silvia” (1987-88). Tra i lavori più recenti ricordiamo: “Il mare dei miei ricordi” (1991-94), “Io sono nessuno” (1994-95) su testi di Emily Dickinson fino ad arrivare a “Questo ricordo lo vorrei raccontare” (1998-2000) e “Bando” (1998-99) ciclo di immagini in serie di 4, ispirate ad una poesia di Sergio Corazzini e presentato nel 1999 alla XXIV Biennale d’Arte contemporanea di Alatri.
Il 25 novembre 2000, all’età di 75 anni, Mario Giacomelli si è spento nella sua casa di Senigallia.
Il progetto della mostra è stato curato da Monja Ercoli e Andrea Giusti.
La mostra rimarrà aperta fino al 28 giugno e sarà visitabile ad ingresso  libero dal lunedì al sabato in orario 9–12 e 16–19.30 e la domenica su appuntamento.
Per contatti ed informazioni: tel. 0734 – 611053,  cell. 393-9683402, e-mail: info@monjaercoli.com

Sito web: www.monjaercoli.com

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