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Alla ricerca del significato di Lourdes

Una passeggiata speciale attraverso uno dei luoghi dell’anima: Lourdes. Pezzi di un puzzle che pian piano si uniscono dando forma a un itinerario fatto di riflessione, ricerca interiore, comprensione di ciò che ci circonda e anima.

La Lourdes che vorrei raccontare non è quella dei miracoli, dei malati, delle celebrazioni o delle processioni; è quella di un viaggio interiore; sono profumi, sensazioni ed emozioni che non è facile cogliere, ma che sono, invece, l’essenza, il motivo ultimo dell’andare pellegrini in questo luogo. Appena giunta alla stazione del paese, posto ai piedi dei Pirenei francesi, ho avuto subito la sensazione di sentirmi a casa e ho respirato, a pieni polmoni, un’aria a me familiare. La maggior parte di quello che vi è racchiuso è stato concepito in funzione di ciò che Lourdes è diventata in seguito all’apparizione: alberghi che ospitano volontari e pellegrini che partono con l’Unitalsi, ricoveri per gli ammalati, ostelli per i giovani e per i turisti, miriadi di negozi, dalle dimensioni più varie, che vendono esclusivamente souvenir legati alla Madonna e alla storia del Santuario.

Tuttavia, in tutto questo, gli abitanti del luogo mi sono sembrati tristemente abituati a un certo frastuono consumistico, senza magari far più caso a ciò che hanno la fortuna di avere: Maria è lì, nella Grotta, ci sono i pellegrini, c’è turismo; sembra quasi di arrivare a Roma e vedere che i romani non fanno più caso al Colosseo. Ma qual è la differenza? Nel fatto che a Lourdes è successo qualcosa che non riguarda l’arte, le guerre, la storia intesa nella maniera più spicciola del termine, la materialità dell’essere umano; è avvenuto qualcosa che ha mutato, indelebilmente, lo spirito e la maniera di vivere il rapporto con chi è lassù. Lourdes è stata il teatro di una delle apparizioni mariane più intense e sconvolgenti nella sua semplicità: arrivare dove la Madonna ha deciso di rendersi visibile agli uomini, anche se attraverso gli occhi di una sola persona, la piccola Bernadette Soubirous, fa sentire pieni e appagati. La pienezza di cui parlo non è dettata da ciò che ruota intorno al Santuario, ma è data dalla sensazione, vivida, di sentirsi avvolti, abbracciati da qualcosa che non è tangibile, ma che si percepisce come tale; trovarsi tra gli uomini e sentirsi immersi nel silenzio, nella pace dell’anima e dello spirito. La Grotta di Massabielle, dove la Vergine è apparsa alla pastorella, è un luogo che dona tranquillità; in alto, nella roccia, ecco la nicchia in cui è stata posta la statua dell’Immacolata, mentre sotto si trova, recintato, il punto in cui Bernadette, dietro indicazione della Vergine stessa, ha scavato facendo emergere in superficie l’acqua miracolosa, oggi incanalata in un complesso sistema di fontane.

Di fronte alla Grotta scorre un fiume, il Gave De Pau, che attraversa tutta Lourdes e che solamente un mese fa ha esondato a causa delle abbondanti piogge; affacciandomi da uno dei ponti che lo sormontano, risaltano agli occhi piccoli gorghi creati dall’acqua, numerose anatre che, in determinate stagioni dell’anno, lo popolano, i colori vividi di una natura rimasta intatta nonostante l’imponente presenza dell’uomo. Ciò che ha reso il mio viaggio così speciale è stata la sensazione di non essere sola, di aver trovato un po’ di quella serenità che tutti, costantemente, agogniamo, quella serenità che, ovviamente, non si conquista per il semplice fatto di essere giunti a Lourdes, ma che è frutto di un percorso personale, per ognuno diverso, che è dato dalla capacità di gurdarsi dentro e di porsi nudi davanti agli occhi di Dio, chiedendosi se è quella la strada, se è giusto ciò che stiamo facendo.
Sicuramente, andare in pellegrinaggio a Lourdes fa bene all’anima; visitare tutti i luoghi in cui la piccola Bernadette ha vissuto, la casa paterna, la casa natale e il Caschot (il luogo in cui la famiglia di Bernadette ha trascorso un periodo di estrema povertà), spinge alla riflessione; la Madonna è apparsa a una creatura semplice, forse l’ultima fra gli ultimi, che ha vissuto il suo gran dono, ma in generale tutta la sua vita, nella miseria, nell’accoglimento del dolore, con un’umiltà straordinaria che dovrebbe essere di esempio a tutti: malata fin da piccola di asma e, poi, di tubercolosi alle ossa, nata in una famiglia che con il tempo ha conosciuto l’indigenza più nera, non ha mai perso la forza, il coraggio, la voglia di sacrificare se stessa per aiutare il prossimo (nel convento di Nevers, luogo in cui si ritirò dopo il clamore delle apparizioni e dove trascorse gli ultimi anni della sua breve vita, si occupava di curare gli infermi), dimostrando, con semplicità, come si possa comunque essere sereni nonostante le malattie e la povertà.

A volte, non ci rendiamo conto di come sia veramente poco importante possedere beni materiali; spesso ci circondiamo di oggetti, di “cose” che pensiamo ci diano la gioia, ci rendano felici, ma che, in realtà, ci fanno sentire vuoti, inifintamente soli, privi di punti di riferimento. Ecco, Lourdes riesce a fare sentire amati e importanti coloro che sono soli e allo sbando, riesce a far comprendere come la ricchezza non sia quella del possedere, ma quella del cuore, della fede, della speranza che diventa, così, il fulcro della nostra esistenza; chi trova ciò può considerarsi l’uomo più ricco della terra. Lourdes è, dunque, un porto salvo dove approdare, è luogo di preghiera interiore, di dialogo con Dio e con noi stessi, è immersione, non solo del corpo nell’acqua, all’interno delle piscine, ma anche del nostro spirito nella bellezza di ciò che è semplice, puro e non intaccato dalle facezie della vita quotidiana.
Vivere Lourdes in maniera profonda significa entrare in contatto con ciò che veramente è importante, lasciando da parte tutti i pensieri che solitamente incupiscono il cuore; immergersi in una dimensione di abbandono a Maria e a ciò che Lei rappresenta, che rende liberi. Riuscire ad aprire gli occhi rispetto a ciò che dovremmo fare tutti i giorni è un primo passo; il nostro “risveglio interiore”, però, non può essere legato solo al momento del pellegrinaggio: ogni giorno, nel nostro cuore, dovremmo cercare di riscoprire la bellezza della vita e di stare al mondo, nonostante i dolori, le sofferenze e le difficoltà che costellano il nostro cammino. Ho portato con me tutto questo, insieme all’impellente necessità di dare, anche agli altri, un po’ della serenità che l’incontro con Maria mi ha donato. Tornando a casa, ho sentito il mio animo alleggerito e ricolmo di serenità, pur consapevole di aver lasciato, lì, un pezzo del mio cuore.

Amalia Papasidero

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