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I malati sono portavoce della Madonna

153Lourdes, qui i malati sono portavoce della Madonna

Le testimonianze di tre giovani della diocesi dal pellegrinaggio regionale dellUnitalsi. Il luogo dove Maria apparve a Bernardette nel 1858 «è una porta della fede dove imparare il rapporto tra fede e opere, la gioia del servizio e a testimoniare Cristo».

La dottrina cattolica distingue due tipi di rivelazione. La prima è quella pubblica, che indica l’azione di svelamento di Dio diretta a tutta l’umanità, espressa in forma letteraria nella bibbia, con il suo culmine insuperabile nell’incarnazione del Figlio di Dio, Gesù Cristo. Non è un mero processo di comunicazione intellettuale, ma riguarda l’intera vita dell’uomo, compresa la ragione, ma non solo essa. Dopo Gesù Cristo, nessuna altra rivelazione di Dio è possibile o necessaria.
Ma se la rivelazione divina si è compiuta circa duemila anni fa, la sua portata deve essere ancora completamente esplicitata e indagata nel corso del tempo. In questo contesto sono possibili le cosiddette rivelazioni private, che aiutano a vivere e comprendere la fede in determinati momenti storici. Alcune di esse, come Lourdes, sono state riconosciute dalla Chiesa, la quale in questo modo attesta che i loro messaggi possono essere resi pubblici, non contrastando con la fede e i buoni costumi; i fedeli possono dare quindi la loro adesione.
Tuttavia tra rivelazione pubblica e rivelazioni private c’è una differenza essenziale. La prima richiede in modo vincolante l’assenso di fede del credente, le seconde no. Quindi un cattolico, per essere tale, non è obbligato a credere a nessuna rivelazione privata, anche se approvata dalle più alte autorità ecclesiastiche. Non si deve però trascurare il valido contributo che esse possono fornire per la vita di fede. In altre parole si tratta di aiuti offerti, dei quali però non ci si deve obbligatoriamente servire1.
Nei loro confronti la Chiesa ha esercitato un prudente e accorto discernimento, per evitare gli opposti rischi di degenerazioni superstiziose e assiomatici scetticismi, sforzandosi di indirizzare correttamente, senza reprimerla, la devozione del popolo di Dio, il cui sensus fidei spesso ha precorso i tempi dei riconoscimenti ufficiali. La religiosità popolare è la prima forma di inculturazione della fede, e nessun credente può permettersi di considerarla con atteggiamenti di sufficienza o razionalismi di maniera. Il concilio di Trento (1545 – 1563) ha stabilito la regola, tuttora vigente, per cui la prima approvazione di qualunque fenomeno soprannaturale spetta al vescovo diocesano2.
Questi principi valgono anche per le apparizioni della Madonna. La storia cristiana ne ricorda più di novecento, a partire da quella dell’anno 41, quando la Vergine comparve a San Giacomo Maggiore per incoraggiarlo ad evangelizzare la penisola iberica. Contrariamente a quello che si potrebbe supporre, una rilevante parte di esse si concentra in età contemporanea: ma solo Parigi (Francia, 1830), La Salette (Francia, 1846), Lourdes (Francia, 1858), Pontmain (Francia, 1871), Fatima (Portogallo, 1917), Beauring (Belgio, 1932), Banneux (Belgio, 1933), Siracusa (Italia, 1953) sono state approvate ufficialmente dalla Chiesa, che ne ha inserito la festa nel calendario liturgico. Il fenomeno è lungi dall’essersi attenuato. Negli ultimi venti anni sono state segnalate oltre duecento apparizioni in tutto il mondo3.
Sotto il profilo antropologico e psicologico le visioni da parte dei soggetti beneficiari di rivelazioni private possono essere percezioni con i sensi, percezioni interiori o visioni spirituali. Nelle più note apparizioni mariane, come Lourdes e Fatima, non si tratta di percezioni con i sensi, perché le figure viste non sono collocate fisicamente nello spazio e non sono vedute da tutti; neppure sono visioni spirituali prive di immagini, proprie dei più elevati gradi della mistica; sono quindi riconducibili alla categoria delle percezioni interiori, in cui l’anima della persona è toccata da qualche cosa di reale, sebbene sovrasensibile, superante la soglia della pura esteriorità, senza una descrizione per così dire fotografica degli eventi, ma con un addensamento di tempi e spazi in un’unica immagine, che porta il soggetto a vederla e tradurla con il bagaglio di conoscenze e mezzi di rappresentazione della realtà a lui accessibili4.
Il contributo che lo storico può offrire di fronte a fenomeni che si radicano nella storia, ma che in certa misura la trascendono, deve essere definito con rigore.
Su quanto trascende il piano degli eventi, pure radicandosi in esso, l’azione dello storico deve arrestarsi. Se Bernardette abbia avuto visioni della Madonna, se le guarigioni operate siano dovute a cause naturali o soprannaturali, non spetta allo storico confermare o smentire. Fonte articolo

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